Dopo la prima udienza preliminare, lo scorso gennaio, il leader del Carroccio è stato sentito in aula bunker a Palermo per le dichiarazioni spontanee. Di fronte al gup ha sostenuto ancora una volta – è quel che ha detto anche a Catania per il caso Gregoretti – che da parte di tutto il governo era condiviso che gli sbarchi dovessero essere concessi solo dopo l’accordo per la redistribuzione in altri Paesi europei
“Non c’è stata nessuna tutela degli interessi nazionali”, questo ha sottolineato Francesco Lo Voi, capo della procura di Palermo, nella sua requisitoria all’udienza preliminare per il caso Open Arms. E per l’accusa non c’è dubbio: Matteo Salvini va processato, anche alla luce delle testimonianze degli altri componenti di governo nel caso Gregoretti discusso a Catania e acquisito agli atti anche nell’udienza preliminare di fronte al gup Lorenzo Jannelli che dovrà decidere se accogliere la richiesta della procura. “Non c’era alcuna condivisione, la decisione era esclusivamente del ministro dell’Interno, il quale come dicono i testi, la prendeva e ne portava a conoscenza, come dice Luigi Di Maio, generalmente con un tweet o altre forme di pubblicazione solo successivamente gli altri componenti del governo”, ha detto ancora Lo Voi.
“Era tutto deciso e sottoscritto nel contratto di governo”, così si è invece difeso Matteo Salvini. L’ex ministro dell’interno ha reso dichiarazioni spontanee in aula bunker a Palermo, dove è accusato dalla procura di sequestro di persona ma anche del rifiuto d’atti d’ufficio. La vicenda riguarda lo sbarco della Open Arms nell’agosto del 2019. Dopo la prima udienza preliminare, lo scorso gennaio, stamattina Salvini è arrivato in aula bunker a Palermo poco dopo le 9. Di fronte al gup ha sostenuto ancora una volta – è quel che ha detto anche a Catania per il caso Gregoretti – che da parte di tutto il governo era condiviso che gli sbarchi dovessero essere concessi solo dopo l’accordo per la redistribuzione in altri paesi europei. Mentre secondo l’accusa, proprio quelle testimonianze sono decisive per andare a processo. Tra queste anche quella del ministro degli Esteri Luigi Di Maio che lo scorso febbraio a Catania ha dichiarato: “Io le devo dire con molta onestà, quando abbiamo scritto il contratto di governo io non conoscevo neanche la procedura del Pos, cioè non sapevo neanche che il Ministro dell’Interno potesse fare quella cosa, lo dico con molta onestà”. Così si è rivolto Di Maio al giudice catanese per l’udienza preliminare sul caso Gregoretti, aggiungendo anche: “La mia valutazione esclusivamente politica è che il ministro Salvini si avvantaggia politicamente dal blocco delle navi, questo lo sappiamo”. Secondo la procura di Palermo, guidata da Francesco Lo Voi, coadiuvato in questo caso dall’aggiunto Marzia Sabella e dal sostituto, Geri Ferrara, Salvini va rinviato a giudizio. Durante l’udienza di oggi l’accusa ha anche chiesto l’acquisizione della decisione del comitato Onu per i diritti umani del 29 gennaio 2021, quella per cui Italia è stata condannata per non avere agito tempestivamente in relazione ad un evento Sar verificatosi al di fuori delle acque territoriali italiane. Intanto oggi Jannelli ha accolto 5 parti civili: Emergency, il Comune di Barcellona, il comune di Palermo e due migranti a bordo della Open Arms, in quei giorni. Nell’udienza dell’8 gennaio scorso il gup ha accolto la costituzione di 18 parti civili: 7 migranti, di associazioni come Arci, AccoglieRete, Legambiente, Giuristi democratici, Ciss, Open Arms, Mediterranea Saving Humans, Cittadinanza attiva, e il capitano della nave, Marc Reig Creus.
Giulia Bongiorno, legale di Salvini, ha anche chiesto l’acquisizione di post e tweet di Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Il caso di cui si discute oggi a Palermo, scoppia nell’agosto del 2019, quando il rimorchiatore noleggiato dalla Ong ProActiva – Open Arms, battente bandiera spagnola, soccorre 163 persone in tre diverse operazioni di salvataggio. Resta in mare aperto senza ricevere l’assegnazione di un Pos, ovvero di un place of safety, un posto di sicurezza per 21 giorni. E per sette giorni resta al largo di Lampedusa in attesa di comunicazioni dall’Italia. A bordo ci sono pure 27 migranti minori non accompagnati, per questo la Ong si appella al tribunale dei minori. Lo stesso Conte, il 14 agosto del 2019, scrive a Salvini, invitandolo “ad adottare con urgenza i necessari provvedimenti per assicurare assistenza e tutela ai minori presenti sull’imbarcazione”. Il 17 agosto il tribunale dei minori di Palermo ha infine disposto lo sbarco dei minori a bordo. A sbloccare la situazione anche per gli adulti sarà invece il procuratore, Luigi Patronaggio, che dopo un’ispezione a bordo della Open Arms, decide il sequestro dell’imbarcazione. È il 20 agosto. Venti giorni dopo la prima richiesta di Pos. E proprio sulla mancata assegnazione del Place of Safety si concentra l’accusa della procura di Palermo che contesta all’ex ministro dell’Interno anche il rifiuto d’atti d’ufficio (a Catania è accusato solo di sequestro di persona), ovvero la mancata assegnazione del Pos. Ancora oggi – commentano da Open Arms – il Mediterraneo è centrale, con le sue morti, i naufragi, le omissioni di soccorso, i respingimenti, gli accordi con paesi illiberali e non sicuri, rappresenta la pagina più buia e vergognosa di un’Europa assente. La decisione di proseguire nel dibattimento sarebbe un primo importante passo per ridare voce e dignità a tutti gli uomini, le donne, i bambini e le bambine che ogni giorno rischiano la vita per raggiungere le nostre democrazie, quelle che credono possano garantire loro diritti e pace e che invece chiudono le loro frontiere e derogano ai principi che le costituiscono”. L’udienza è stata rinviata al 17 aprile.