Società

Vincolo di mandato: per me è impossibile vedere un eletto con un programma andare a fare altro

di Bruno Bigliazzi Maia

Leggendo le ultime notizie (ma anche quelle passate sfortunatamente) ci si rende sempre più conto che un articolo della Costituzione è davvero obsoleto e non si riesce a percepire chi effettivamente voglia tutelare, se la popolazione, il singolo o entrambi. L’articolo è il numero 67 della Costituzione italiana: nello specifico, la possibilità concessa di cambiare partito o uscire dal proprio durante una legislatura per cui si è stati eletti. Perché?

Visto che il politico rappresenta la nazione, a prescindere dal motivo, dal partito o dal programma per cui è stato votato, questo articolo tutela il politico basandosi sulla totale fiducia nel fatto che lo stesso si affidi esclusivamente al suo buon senso e integrità per prendere decisioni per il popolo italiano, che portino esclusivamente benefici alla popolazione, in modo che possa dissociarsi dal gruppo a cui appartiene qualora impazzisca e inizi a fare astrusità che egli non condivide.

Come sarà chiaro a chiunque, l’articolo è sano, ma l’essere umano no. Come ogni cosa, le regole sono giuste finché non vengono usate per fini o scopi di dubbia legittimità. La politica, così come il calcio, ha un mercato dove avvengono gli scambi di “giocatori” o, come sarebbe più corretto dire, dei “players” che nella lingue inglese ha l’ambivalenza di “giocatori” e “chi conta” in base al contesto. Mentre tutti noi sappiamo quali ricompense economiche vengano accordate nel calcio, quasi a mo’ di vanto per la squadra che può permettersi determinati ingaggi, nella politica invece alcuni dati non sono chiari o noti – perché spesso non si tratta di soldi ma di altri benefits probabilmente. Ma queste sono congetture di un povero uomo qualunque che mai potrà conoscere ciò che chi noi, come popolo, paghiamo mensilmente ben oltre un nostro stipendio medio, decide e si accorda nel retrobottega e quali siano i vantaggi che ne tragga.

La differenza principale alla fine, tra politica e calcio, sta nel fatto che la squadra fa una scommessa sulle capacità del giocatore, mentre in politica questo non importa, importano i numeri, le quantità, perché le partite non sono 11 contro 11 ma chi ne ha di più ha più forza. E si sa che chi ha avuto il privilegio di salire nell’olimpo della politica, per quanto possa essere ignorante, analfabeta o avere idee confuse su alieni, vaccini e scie chimiche, quando si siede a votare e preme il pulsantino giusto dà forza alla squadra e ne aumenta l’influenza.

Mi sembra che tutti i politici si battano per le idee, non per la poltrona, giusto? A qualunque domanda diranno sempre che solo il bene del paese li spinge a dover restare dove sono e cambiare radicalmente partito, quindi attendere la successiva possibilità di entrare in campo con un gruppo con ideali diversi non dovrebbe essere un problema per la propria integrità. Oppure sì? Per me è impossibile vedere una persona che viene votata per un programma andare a fare tutt’altro.

Sarebbe come votare un amministratore di condominio per risolvere determinati problemi ed a un certo punto l’amministratore decide di fare altro, magari cose per il quale non era stato votato. Chiunque sano di mente farebbe in modo che venga cambiato il prima possibile. Qui invece non ci viene data questa possibilità, come quando veniamo invitati da un parente al suo matrimonio. Ci piaccia o meno dovremo sedere, sorridere e mangiare qualunque cosa arrivi elogiandola e facendo enormi complimenti, quasi come fossimo per qualche motivo in difetto.

Credo che il numero rappresenti male il vero significato dell’articolo, sono convinto che “69” sarebbe stato l’ideale per rappresentarne l’uso che ne fanno i politici fra loro oggi, ma non mi stupisce che non ci sia mai stata una proposta per modificarlo visto che non conviene a nessuno di loro.

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