Cultura

Dante 2021, a Verona una mostra che lo lega anche a Shakespeare: tre disegni di Botticelli “superstar” dell’esposizione. Ecco perché

"Tra Dante e Shakespeare: il mito di Verona" sarà inaugurata (emergenza sanitaria permettendo) alla Galleria d’Arte Moderna “Achille Forti” della città scaligera - che diede al Sommo Poeta “lo primo tuo refugio e ’l primo ostello” (Paradiso, XVII, 70) - il prossimo 7 maggio per poi proseguire fino al 3 ottobre 2021

di Marco Ferri

Nel diluvio di iniziative legate al 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, ce ne sono alcune che rappresentano l’opportunità, spesso irripetibile, di vivere delle esperienze emozionanti. Come la mostra intitolata “Tra Dante e Shakespeare: il mito di Verona”, che si inaugurerà (emergenza sanitaria permettendo) alla Galleria d’Arte Moderna “Achille Forti” della città scaligera – che diede al Sommo Poeta “lo primo tuo refugio e ’l primo ostello” (Paradiso, XVII, 70) – il prossimo 7 maggio per poi proseguire fino al 3 ottobre 2021.

La vera superstar della mostra sarà un piccolo nucleo di tre disegni realizzati da Sandro Botticelli durante l’ultimo ventennio del XV secolo e provenienti dal Kupferstichkabinett dei Musei Statali di Berlino, dove è conservato il numero più consistente dell’insieme (85 disegni, di cui uno solo raffigurante La voragine infernale, completato), mentre altri sette sono conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma.

Dei 100 disegni di Botticelli previsti (uno per ogni canto più l’immagine iniziale dell’Inferno), oggi ne sono noti 92: tutti furono commissionati a Botticelli da Lorenzo di Piefrancesco de’ Medici (del ramo cosiddetto “Popolano” della dinastia) lo stesso per il quale l’artista dipinse due delle sue opere più famose – la Primavera e Pallade e il centauro – che oggi si trovano nella Galleria degli Uffizi. Realizzati su carta di pergamena, i disegni dovevano servire a illustrare un ricco manoscritto della Commedia (l’aggettivo Divina sarebbe comparso solo su un’edizione veneziana del 1555) copiato da Niccolò Mangona e illustrato, appunto, da 100 disegni di Botticelli

In effetti l’artista non era la prima volta che si cimentava col poema di Dante Alighieri. A cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta del Quattrocento, Lorenzo il Magnifico (cugino di secondo grado di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici) aveva chiesto all’amico Sandro Botticelli di preparare dei disegni con cui impreziosire la prima edizione della Commedia che sarebbe stata stampata a Firenze con caratteri mobili da Niccolò della Magna alla fine dell’agosto del 1481, cioè nove anni dopo la editio princeps a stampa che aveva visto la luce per la prima volta l’11 aprile 1472 a Foligno. Il ritardo probabilmente era dovuto allo scarso ottimismo degli stampatori in relazione all’uso del volgare invece del latino, che non avrebbe permesso ricavi tali da coprire le spese e garantito il necessario guadagno. Insomma se non si raggiungeva e si superava il break even point non se ne faceva più niente.

Non solo: la Commedia stampata con i disegni di Botticelli (19 dei quali furono riportati su carta grazie all’intervento dell’incisore Baccio Baldini) fu accompagnata dal Comento sopra la Comedia scritto da Cristoforo Landino – anch’esso stampato a caratteri mobili -, che seguiva il modello tradizionale (cioè affiancava interpretazione letterale e allegorica) arricchendosi solo di alcuni riferimenti al neoplatonismo rispetto al contenuto dei commenti precedenti. Il Comento ottenne grande fortuna durante tutto il XVI secolo durante il quale la Commedia dantesca si lesse accompagnata soprattutto dall’interpretazione landiniana. Per l’epoca quindi si trattò di un’assoluta rivoluzione: la Commedia non sarebbe stata solo più solo manoscritta, ma stampata, commentata e perfino illustrata con i disegni di uno degli artisti più osannati del momento.

A dire il vero Botticelli non fu contento delle incisioni di Baldini che avevano riportato i suoi disegni su carta e per questo abbandonò il progetto. D’altra parte l’intera operazione era stata voluta da Lorenzo il Magnifico per finalità ben precise che avevano forse poco a che vedere con l’arte: da un lato, infatti, il Medici cercava una legittimazione personale a cominciare dal primato dell’origine fiorentina sua e di Dante; c’era poi una valenza patriottica, neanche tanto velata, perché sognava – come altri prima (la Signoria di Firenze) e dopo (Michelangelo Buonarroti) di lui – di riportare in riva all’Arno le ceneri di Dante. È evidente, quindi, che le tre pergamene in mostra a Verona saranno portatrici di un carico di storia che non ha a che fare solo con l’arte, ma abbracciano anche la politica che garantisce la conquista e/o il mantenimento del potere.

Da segnalare, infine, che giovedì 25 marzo, in occasione del “Dantedì” annunciato qualche giorno fa dal ministro Dario Franceschini, alle 11 si svolgerà in streaming un dialogo tra Francesca Rossi, storica dell’arte e direttrice dei Musei Civici di Verona, e la collega Dagmar Korbacher, direttrice del Kupferstichkabinett dei Musei Statali di Berlino, proprio sul tema dei tre disegni di Botticelli, e in particolare su Dante e Beatrice. Paradiso II e sull’immagine coordinata elaborata per le celebrazioni veronesi che da esso è stata tratta, la quale sviluppa graficamente il tema dell’itinerario dantesco nel Paradiso e lo traduce nel cammino del Poeta, guidato da Beatrice, lungo le strade di Verona, alla scoperta dei luoghi legati alla sua memoria.

Informazioni generali
Comune di Verona
Galleria d’Arte Moderna Achille Forti -Palazzo della Ragione
Cortile Mercato Vecchio 6 – Verona
Tel. 045 8001903
www.danteaverona.it
gam.comune.verona.it
Facebook @GAMverona
Instagram @museiciviciverona

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