“Vogliamo tornare a scuola”. A scandire lo slogan, nel primo week nd primaverile, sono ancora una volta gli studenti ma anche i genitori e gli insegnati che sono scesi in piazza in 34 città d’Italia per chiedere al governo di riaprire al più presto le aule. A Venezia, sabato mattina, un gruppo di mamme del coordinamento “Scuole aperte” si è ritrovato nel piazzale della stazione “Santa Lucia” per esprimere in maniera pacifica, con slogan e cartelloni, la volontà di tornare a fare lezione dal vivo “perché la dad – hanno spiegato – non è vera scuola”.
Per le mamme della rete “gli studenti hanno sempre rispettato diligentemente le regole e non è giusto che siano stati tra i più penalizzati da questo lockdown. L’istruzione non è fatta solo di nozioni, ma di esperienze e relazioni che non possono essere trasmessi da una videolezione. La scuola in presenza è essenziale per la crescita e la salute psicologica dei bambini e ragazzi”. A Milano oggi pomeriggio al Parco Sempione il comitato “Priorità alla scuola” è tornato a farsi sentire unendo docenti, mamme, papà e studenti di ogni ordine e grado. Fino a sera hanno organizzato delle lezioni non formali di musica, teatro, capoeira e yoga. Anche in piazza Duomo, a partire dalle 16, si sono radunati i comitati “A Scuola” che hanno portato palloncini bianchi (a simboleggiare la scuola uguale per tutti); mascherine integrali e cappelli a cono d’asino per denunciare la dispersione scolastica.
In Veneto oltre alla manifestazione nel capoluogo si è registrata un’altra iniziativa a Cavaion. Bambini e genitori sabato si sono incontrati davanti alla scuola primaria per urlare lo slogan “Riaprite le scuole perché la dad non è scuola vera”. E a Padova, sotto palazzo “Moroni”, in centinaia di persone, tra cui molti insegnanti, hanno portato in piazza lo slogan “La mia casa non è una scuola”.
Dal Veneto all’Emilia Romagna: a Rimini sabato, per la seconda volta, i genitori e gli alunni si sono ritrovati sui gradini di palazzo “Garampi” contro la scuola a distanza. Oltre duecento persone hanno manifestato elencando i malesseri e i disagi generati dalle lezioni online. Mamme e papà romagnoli contestano il fatto che i numeri dei contagi a scuola non siano per nulla chiari. Con loro anche lo psicologo per il Centro delle famiglie di Riccione, Matteo Stievano. Oggi altra iniziativa convocata dal gruppo Facebook “Tutti a scuola”.
A Roma oggi alle 15 si è tenuta una manifestazione a piazza del Popolo del comitato della rete nazionale “Scuola in presenza”, costituitasi poco meno di un paio di settimane fa, a cui aderiscono una ventina di comitati di genitori, studenti e docenti di tutta Italia che chiedono il “rispetto della Costituzione italiana e della crescita didattica, sociale e umana dei nostri figli, futuro del Paese”. I manifestanti che sono scesi in piazza con magliette bianche hanno portato zaini da disporre a scacchiera nella piazza e disegni dei bambini oltre a dei cartelli dei ragazzi. “In pochi giorni – spiegano i promotori dell’iniziativa – abbiamo costituito un comitato cittadino con nessun partito dietro, soltanto società civile e ci siamo coordinati con altri cittadini come noi, convogliati tutti nella rete nazionale Scuole in Presenza. Chiediamo una sola cosa, l’equiparazione della Scuola Italiana a servizio essenziale: la scuola deve rimanere aperta sempre e a prescindere dai colori delle regioni. Un’alternativa alla chiusura c’è e il Governo deve trovarla”.
Una protesta che è andata in scena in decine di città italiane. Da registrare anche la voce di chi è contrario ad un ritorno a scuola. Nel capoluogo milanese, un gruppi di genitori della scuola “Pietro Ricca” di via Gattamelata che preso le distanze dall’iniziativa messa in atto da altre mamme e papà che martedì scorso avevano organizzato un sit in davanti all’istituto con venticinque bambini che hanno fatto lezione online.