Una decina di giorni fa a San Vincenzo, meno di 7mila abitanti lungo la costa degli Etruschi, il sindaco Alessandro Bandini è stato arrestato con l’accusa di aver ricevuto da due imprenditori edili un “sostegno politico finanziario” pari al 2-3 per cento degli appalti pubblici. Nell’inchiesta sono finiti in 23, tra loro ci sono anche la vicesindaco e due assessori. Torna così alla ribalta il tema ormai decennale del cemento lungo la costa toscana, da Massa Carrara a Capalbio. Un’insidia costante nello sviluppo turistico di un lungomare di circa 300 chilometri di lunghezza tra i più suggestivi della penisola. Che merita di essere raccontato per andare oltre gli aspetti giudiziari di questo e altri scandali dell’ultimo ventennio. A cominciare da quelli all’isola d’Elba, il cosiddetto scandalo Elbopoli, in cui furono coinvolti persino un ex prefetto e un ex giudice.

La storia di San Vincenzo è emblematica. Negli anni Venti e Trenta la località era caratterizzata da un turismo di élite. Era ad esempio il soggiorno prediletto di Luigi Pirandello. Poi negli anni Sessanta si è imposto il modello delle seconde case e San Vincenzo si è trasformata in “una periferia urbana in riva al mare”, come l’ha definita il critico d’arte Philippe Daverio.

Vista dalla collina in località Belvedere, un villaggio di villette, la vista è da mozzafiato: golfo di Baratti, parco di Rimigliano, l’isola d’Elba. Se lo sguardo è posto invece all’altezza della variante Aurelia, venendo da Grosseto, il Belvedere è un Brutto Vedere, come ha più volte denunciato l’ex direttore della Normale Salvatore Settis. “Ci sono più case (7.856) che abitanti (7.002 nel 2009). Negli ultimi dieci anni il consumo di suolo è aumentato del 70 per cento”, ha scritto qualche anno fa Il Tirreno. Per Settis “a San Vincenzo, come in altre zone della Val di Cornia, penso a Campiglia e a Venturina, si sono fatti troppi insediamenti di seconde case”. Erano gli anni in cui Alberto Asor Rosa lanciò i suoi strali contro il troppo cemento gettato a Monticchiello. Oltre Monticchiello? “Delle zone che conosco posso citare Capalbio, dove hanno costruito male. Stessa cosa a sud di Livorno, dove spuntano nuovi insediamenti turistici, all’isola d’Elba, a San Vincenzo. Ma l’elenco è molto più lungo, purtroppo”, rispose il critico letterario.

Con lo scandalo di San Vincenzo tornano in Toscana e soprattutto lungo la sua Costa i fantasmi del passato che attirarono gli strali degli intellettuali di sinistra, da Asor Rosa a Settis appunto, sul troppo cemento. I cosiddetti “professorini”, la sinistra in cachemire. Forse non è un caso che per dare una svolta nel 2010 l’allora presidente della Regione Enrico Rossi nominò come assessora all’urbanistica Anna Marson, una docente universitaria legata al mondo degli ambientalisti, che impose regole severe sulla salvaguardia del paesaggio. Osteggiata dai renziani, la Marson cantò solo per una legislatura perché nel 2015 non venne confermata.

Speculazione e tutela. E’ questo doppio registro che caratterizza il lungomare tirrenico. Basti pensare che, tra Torre del Lago e Vecchiano, tra la Versilia e Pisa, dove si snoda il parco di Migliarino e San Rossore, nel 1968 dovevano essere costruiti alberghi e case. L’idea era di rifare Rimini sul Tirreno. Uno scempio che provocò la reazione di urbanisti e ambientalisti, a cominciare dall’intellettuale ambientalista Antonio Cederna. E “la più bella pineta litoranea italiana di oltre duemila ettari tra la via Aurelia ed il mare”, così la definì Cederna, fu salva.

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