“Queste strutture di peccato, strutture mafiose, contrarie al Vangelo di Cristo, scambiano la fede con l’idolatria”. Lo ha denunciato Papa Francesco al termine dell’Angelus, recitato nella biblioteca privata del Palazzo Apostolico visto che il Vaticano si è adeguato alle norme anti contagio emanate dal governo Draghi.
Bergoglio non ha voluto far mancare il suo messaggio alla Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si celebra in Italia. “Le mafie – ha affermato il Papa – sono presenti in varie parti del mondo e, sfruttando la pandemia, si stanno arricchendo con la corruzione. San Giovanni Paolo II denunciò la loro ‘cultura di morte’ e Benedetto XVI le condannò come ‘strade di morte’”. E ha aggiunto: “Oggi facciamo memoria di tutte le vittime e rinnoviamo il nostro impegno contro le mafie”.
Dal Papa anche un messaggio in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale. “Il razzismo – scrive Bergoglio in un tweet – è un virus che muta facilmente e invece di sparire si nasconde, ma è sempre in agguato. Le espressioni di razzismo rinnovano in noi la vergogna dimostrando che i progressi della società non sono assicurati una volta per sempre”.
Proprio Francesco, nella sua visita a Cassano allo Jonio nel 2014, aveva scomunicato i mafiosi: “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati!”. Le parole del Papa arrivano a poco meno di due mesi dalla beatificazione per martirio in odio alla fede di Rosario Livatino, il magistrato ucciso dalla mafia ad Agrigento il 21 settembre 1990 ad appena 38 anni. La cerimonia si svolgerà il 9 maggio nella cattedrale di Agrigento. Una data per nulla casuale perché in quello stesso giorno del 1993, nella valle dei templi della città siciliana, San Giovanni Paolo II pronunciò il suo forte anatema contro la mafia. Il 9 maggio è anche l’anniversario dell’uccisione mafiosa di Peppino Impastato, avvenuta nel 1978 quando il giornalista di Cinisi, in provincia di Palermo, membro di Democrazia proletaria, attivo nel denunciare le attività di Cosa Nostra, aveva 30 anni.