di Serena Verrecchia

Botticelli lo citerebbe per danni, ma d’altronde il copyright non poteva che pescarlo lì: nel Rinascimento, quel lembo di mantello con il quale Matteo Renzi cinge tutte le cose che gli sembrano belle, geniali, creative. Tipo il costo del lavoro sotto il regime di bin Salman.

Ma che cos’è la Primavera di Renzi? È “la nuova stagione aperta con l’arrivo di Draghi”. Accompagnato, per l’occasione, da uno stormo di rondini. “Non ci credeva nessuno. Ricordate i giornali di allora (come dimenticarli, davano in omaggio le figurine dei parlamentari di Italia Viva), dicevano ‘IV è finita, ci sarà un Conte ter’. Nel giro di due mesi abbiamo visto che l’Italia è tornata ad essere quello che deve essere: una grande potenza mondiale”.

Sembra ieri infatti che ci agganciavamo alla linea rossa tra Cremlino e Pentagono per dettare le regole del bipolarismo internazionale ed eccoci di nuovo qui, finalmente, a farci largo nel mondo tripolare.

Ma l’Italia, per il novello Botticelli, ha “recuperato credibilità (quando l’aveva persa?) alla faccia di tutti quelli che dicevano che la crisi di governo dava una cattiva immagine del Paese”. “Con la crisi abbiamo restituito una leadership credibile al nostro Paese”. Quella di prima ha fatto solo danni, 209 miliardi di danni. “In Italia ha vinto la politica e ha perso il populismo. L’arrivo di Draghi è la sconfitta dei populisti”. Gli stessi che hanno più ministeri di IV. Le spoglie dei vinti.

Ma bando alle ciance. La Primavera di Matteo Renzi si costruisce per sottrazione: sarà tutto ciò che non è 5Stelle. Dopotutto, Beppe Grillo (insieme a Travaglio) è il vero responsabile della “catena d’odio” che si è formata nel Paese.

“Per Italia Viva l’obiettivo non è ritagliarsi una nicchia di potere (ahahah)”, ma calare la damnatio memoriae su Giuseppe Conte. “Mi sento più tranquillo se il G20 lo presiede Draghi e non Conte”. D’altronde Conte è famoso per presentarsi ai tavoli internazionali col machete in spalla e gli F35 al seguito. “Io non ho nostalgia del tempo in cui Ciampolillo era la star dei talk show. Di quella stagione avremo un ricordo da film dell’orrore”. E su questo, non v’è dubbio.

“Italia viva è il partito che ha permesso il cambiamento”, ora “comunicazione e informazione stanno tornando a un livello di normalità e di rispetto”. Prima alle conferenze stampa si ballava la lambada sui tavoli. Per giunta, si arrivava in ritardo, all’orario dei tg, col portavoce ad introdurre le domande: tutte cose che oggi non sia mai.

La Primavera delle Idee nasce su impulso di quella forza politica che ha “tolto a Salvini i pieni poteri” (come? Dove? Quando?), ha fatto nascere il Conte II (quello che poi ha fatto cadere) e ha fatto cadere il Conte II (quello che aveva fatto nascere). Ma “come può un partito col 2% dettare la linea? Si chiama politica”. Altrimenti detta disgustosa ricerca del ‘particulare’ di guicciardiana memoria. “Come può l’uomo più impopolare d’Italia mandare a casa quello più popolare? I sondaggisti non si rendono conto che il sondaggio è un attimo e infatti oggi i leader più amati d’Italia sono già altri”. Ma mai lui. Adesso “abbiamo finalmente europeizzato la politica portando Draghi a Palazzo Chigi”. E se lui non prende il Mes, pazienza: Draghi il mio Mes sei tu.

Ma quale via indica la Primavera per uscire dall’Inverno? “Vaccini e sostegni”. Tutto tranne gli slogan. E poi: “aprirsi, ascoltare il Paese”. Sicuro sicuro? Alle elezioni “né con i sovranisti di Salvini e Meloni, né con i populisti di Di Maio e Di Battista”. Conte lo ha già sepolto la damnatio memoriae? Il Pd di Enrico Letta invece, scelga: riformismo o giustizialismo. Soldi alle imprese o Rdc. Sbloccacantieri o Rdc. Insomma: noi o Rdc.

Qualcuno, a sentir parlare di questa Primavera, avrà avuto nostalgia delle foglie d’autunno, ma “pazzo è colui che ha perso tutto tranne la ragione”. A Matteo Renzi, per esempio, è rimasta la ragione, ma ha perso tutto il resto. Compresa la dignità.

Buona Primavera a tutti!

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