Diritti

A proposito di acqua: la proprietà pubblica deve sempre precedere e prevalere su quella privata

La curva dell’infezione di Coronavirus ha subito un lieve rallentamento. Le speranze sono ora tutte concentrate sulla somministrazione dei vaccini. A riguardo Mario Draghi nella sua prima conferenza stampa ha tenuto alto il principio di solidarietà dei bergamaschi e ha posto in evidenza come l’attribuzione della materia sanitaria alle regioni sia stata causa di molte disfunzioni, specialmente in Lombardia, amministrata come si sa dalla Lega di Matteo Salvini.

A mio avviso la causa fondamentale di questa disparità tra le regioni sta nel fatto che alcune, come la citata Lombardia, hanno strutturato il sistema sanitario con criteri privatistici, rendendo la distribuzione dei vaccini estremamente frammentaria, cadendo nell’errore di non aver provveduto a inviare a ciascun cittadino l’invito per la fissazione della data di vaccinazione. Sicché, invertendo quanto diceva Silvio Berlusconi, dobbiamo dire che, a seguito della pandemia, le dichiarazioni “privato è bello” e “meno Stato più mercato” dovrebbero essere sostituite dalle espressioni “pubblico è bello”, “più Stato e meno privato”.

Quanto detto per le regioni vale anche nei rapporti con l’Europa, nei confronti della quale Mario Draghi ha detto con molta chiarezza che, sia nel caso dell’Europa sia delle regioni, qualora queste non funzionino deve intervenire lo Stato. Plaudo a questa affermazione che, grazie a Dio, non è quella di un neoliberista, ma è quella di un Capo del Governo che si rende conto dell’importanza del pubblico nella gestione delle sue funzioni.

L’elemento del pubblico risalta anche a proposito dell’acqua, della quale oggi ricorre la Giornata Mondiale ad essa dedicata. A tal proposito è da sottolineare, come ha riferito Audrey Azoulay, direttrice generale dell’Unesco, che l’acqua è diventata un elemento scarso, per lunghi anni considerata senza valore a causa della sua abbondanza ma che oggi essa è spaventosamente scarsa e bisognevole di un uso parsimonioso, in modo da poter essere distribuita a tutti.

A me sembra doveroso sottolineare che l’acqua deve essere considerata un bene fuori commercio, perché, come tanti altri beni, è essenziale per la vita dell’uomo e del pianeta e che, pertanto, essa non può essere sottoposta alle leggi di mercato. Purtroppo sono diventati frequenti l’accaparramento privato delle sorgenti, vedi Bolivia ed Ecuador, nonché l’acqua dell’Italia meridionale, in modo che una ricchezza che spetta all’uomo, in quanto parte della natura, è divenuta proprietà privata di singole S.p.A. che determinando il prezzo dell’acqua impediscono di soddisfare il bisogno di sete dell’intera umanità. È nel campo della captazione e della distribuzione dell’acqua che occorre l’intervento pubblico, in modo da assicurare gratuitamente a tutti il diritto fondamentale a questo bene essenziale per la vita.

Dunque sta emergendo con chiarezza, di fronte alle aberrazioni del neoliberismo, la necessità della nazionalizzazione di certi settori essenziali, come già si è visto per l’acqua e la sanità e per altri che non è qui il caso di elencare.

A mio avviso il futuro dell’umanità dovrà tenere ben presente che non tutto deve essere valutato in termini economici, cioè di commercializzazione di beni dei quali si è consentita l’appropriazione privata, e occorre tener presente che la proprietà pubblica, quella che appartiene al popolo a titolo di sovranità, deve precedere e prevalere sulla proprietà privata, la quale può essere ammessa per una cerchia limitata di beni. Lo impone la nostra Costituzione, affermando che i servizi pubblici essenziali, le fonti di energia, le situazioni di monopolio e le industrie strategiche devono essere in mano pubblica (art. 43 Cost.) e che l’iniziativa privata non può essere in contrasto con l’utilità pubblica, la sicurezza, la libertà e la dignità umana (art. 41 Cost).