Continuano a essere represse nel sangue le proteste antigolpe in Birmania, dove i militari che hanno preso il potere respingono con la violenza le manifestazioni che dal 1 febbraio agitano il Paese, dopo il rovesciamento del governo civile eletto di Aung San Suu Kyi. Sono 250 le persone morte finora, e centinaia i feriti, secondo l’Associazione per l’assistenza ai prigionieri politici, organizzazione non profit per la difesa dei diritti umani basata in Thailandia.
Le ultime tre vittime risalgono a ieri: una è stata uccisa dalle forze di sicurezza a Monywa, nella regione di Sagaing, una è caduta dal quinto piano di un palazzo a Yangon mentre tentava di fuggire durante un’irruzione dei militari nella sede di una ong e una è stata uccisa nei giorni scorsi ma la sua morte non era stata registrata. Intanto Aung Thura, giornalista birmano della Bbc prelevato venerdì scorso nella capitale da uomini non identificati, è stato rilasciato.
La scomparsa del giornalista – Il 19 marzo Bbc aveva espresso da subito “profonda preoccupazione” per la sorte del suo reporter, e con il passare delle ore l’assenza di notizie e indicazioni si faceva sempre più inquietante. I giornalisti fermati dalla presa del potere da parte dei militari sono 40: 16 tra loro rimangono ad oggi in carcere. Mentre la giunta ha revocato la licenza di operare a cinque testate giornalistiche. Con Aung Thura era stato stato portato via anche Than Htike Aung, un altro reporter birmano che lavora per la testata locale ‘Mizzima’, la cui licenza era stata revocata il mese scorso dalla giunta. Gli uomini che hanno prelevato i due giornalisti erano giunti a bordo di un veicolo senza identificazioni intorno a mezzogiorno ora locale, le prime ore del mattino in Europa, hanno chiesto di vedere i due uomini e li hanno portati via.