È stata autrice di due libri di riferimento per il movimento femminista nel mondo arabo e le sue posizioni l’hanno messa nei guai con le autorità, le istituzioni religiose e gli islamisti radicali
I suoi cinquanta libri sono stati tradotti in trenta lingue e le sue posizioni audaci su argomenti considerati tabù da una società egiziana in gran parte conservatrice l’hanno messa nei guai con le autorità, le istituzioni religiose e gli islamisti radicali. Nawal el-Saadawi, scrittrice femminista egiziana, è morta a 89 anni. Per decenni figura controversa in Egitto, ma riconosciuta a livello mondiale per i suoi scritti che infrangono i tabù su sesso e religione, si è sempre espressa contro la poligamia, l’uso del velo islamico, la disuguaglianza dei diritti di eredità tra uomini e donne nell’Islam e soprattutto le mutilazioni genitali femminili che riguardano oltre il 90% delle donne egiziane. In passato è stata anche accusata di apostasia e attacco all’Islam.
Nata il 27 ottobre 1931, Saadawi è in particolare autrice di due libri di riferimento per il movimento femminista nel mondo arabo: ‘All’inizio c’era la donna‘ e ‘La donna e il sesso‘. Negli anni ’90, l’apparizione del suo nome in una lista di personalità da uccidere, stilata da circoli estremisti islamici, l’aveva spinta a stabilirsi negli Stati Uniti dal 1993 al 1996.
Nel 2007, l’università di Al-Azhar, una delle più prestigiose dell’Islam sunnita, ha presentato una denuncia contro di lei per aver attaccato l’Islam. Un mese prima, la sua autobiografia e una delle sue opere erano state bandite dalla Fiera del Libro del Cairo. Saadawi aveva preso in considerazione l’idea di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2005, ma si era subito ritirata dalla corsa, denunciando la “parodia” della democrazia all’epoca del deposto raïs Hosni Mubarak. Nel 2009 era tornata in Egitto.