Anche la Germania si arrende all’evidenza che la pandemia è ancora troppo aggressiva per allentare la stretta: Angela Merkel, dopo un incontro con i Länder, ha azionato quello che lei stessa ha definito il “freno d’emergenza”: un’ulteriore proroga del lockdown fino al 18 aprile. L’impennata dei contagi, che ha riportato l’incidenza settimanale a 107,3 nuovi contagi ogni 100mila abitanti, si unisce al nuovo allarme lanciato dai medici tedeschi di terapia intensiva: oltre 3mila pazienti Covid vengono attualmente curati nei loro reparti. “Entriamo adesso nella terza ondata e con un livello di pazienti molto alto in terapia intensiva. Avevamo messo in guardia da questo rischio a metà febbraio e siamo molto preoccupati“, affermano i camici bianchi della associazione Divi. “Nelle prossime settimane ci aspettiamo un numero molto elevato di pazienti”, ha affermato il presidente Gernot Marx. I posti di terapia intensiva ancora liberi sono ancora poco più di 4mila.
La Germania rimette quindi nel cassetto la riapertura auspicata da una cittadinanza sempre più frustrata. Tra le altre misure, l’obbligo di due test a settimana per chi non può lavorare da casa e la quarantena per chi rientra dall’estero, fatta salva la raccomandazione di limitare al massimo i viaggi. Sperando di scoraggiare, ad esempio, i tanti tedeschi che hanno già prenotato le vacanze di Pasqua nell’isola spagnola di Maiorca. Rimandato quindi il piano di aperture in 5 step, che prevedeva per il 4 aprile il via libera alla ristorazione all’aperto e alle attività culturali e sportive.
Restano però ancora da chiarire alcuni aspetti: secondo quanto riporta la Bild, il governo Merkel e i Länder non hanno trovato l’intesa sulle restrizioni per la Pasqua e sulla chiusura della scuole. Per quanto riguarda le feste, la bozza di accordo prevede che una famiglia può incontrarsi con un massimo di altre quattro persone e che sono possibili anche incontri tra più nuclei familiari. Alcuni presidenti dei Länder vorrebbero invece vietare completamente le visite. Sulle scuole, la bozza prevede la chiusura per tutti gli istituti che si trovano in area con un’incidenza superiore a 100, se non garantiscono almeno due cicli di tamponi a settimana. Gli Stati federali però si oppongono, perché vogliono decidere autonomamente sulle aperture scolastiche.