Nel mondo quasi tre miliardi di persone (su 7,7 miliardi) non hanno accesso all’acqua potabile, elemento essenziale per le nostre vite e ancora più in tempo di pandemia, per igienizzare e prevenire la diffusione del contagio da Covid-19. Nella Giornata mondiale dell’acqua, i dati dell’Onu fanno emergere una realtà difficile e che, senza interventi efficaci, peggiorerà, tanto che si stima che entro il 2050 saranno 5,7 miliardi a vivere in zone con carenza idrica per almeno un mese all’anno. In sostanza, una persona su tre non ha accesso all’acqua pulita e la situazione è aggravata dall’aumento degli eventi meteorologici estremi che hanno causato oltre il 90 per cento dei grandi disastri nell’ultimo decennio. Inoltre, entro il 2040, la domanda globale di energia dovrebbe aumentare di oltre il 25% e la domanda di acqua crescere di oltre il 50%.

Dunque, secondo gli esperti, è necessario limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius al di sopra dei livelli preindustriali, per ridurre del 50% lo stress idrico indotto dal clima. Ciò potrebbe salvare la vita di oltre 360mila neonati ogni anno. L’Onu, nella Giornata Mondiale dell’Acqua, invita quindi a riflettere sul significato e sul vero valore di questa risorsa vitale per imparare a proteggerla meglio. “Il valore dell’acqua supera di gran lunga il suo prezzo, è un valore incalcolabile per la nostra casa, la cultura, la salute, l’istruzione, l’economia o l’integrità del nostro ambiente naturale. Se trascuriamo anche uno di questi aspetti, rischiamo di gestire male questa risorsa limitata che è insostituibile” conclude l’Onu, secondo i cui calcoli dare l’accesso all’acqua potabile a 140 stati a medio e basso reddito entro il 2030 (l’obiettivo 6 dell’Agenda 2030 dell’Onu sulla sostenibilità) costerebbe 114 miliardi di dollari all’anno nei prossimi dieci anni.

Anche l’Italia, però, non è immune da criticità che riguardano la gestione della rete idrica. In particolare, la principale difficoltà è quella di trattenere acqua piovana nel Paese, dato fermo all’11%. Ad oggi, secondo l’Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue (Anbi), mancano 5 miliardi di metri cubi d’acqua rispetto a 50 anni fa quando nel 1971 la Conferenza Nazionale delle Acque aveva indicato in almeno 17 miliardi di metri cubi la necessità di invaso necessaria a soddisfare le esigenze del Paese al 1980. Attualmente la capacità è di 13,7 miliardi di metri cubi secondo i dati del Comitato Italiano Grandi Dighe, ma l’autorizzazione all’uso di 11,9 miliardi. Il tema della siccità è invece al centro della denuncia della Coldiretti, che “rappresenta l’evento climatico avverso più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in media in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti”. Coldiretti precisa nello specifico che “nonostante i cambiamenti climatici l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattengono solo l’11%.”

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