Un fantasma insegue Lorenzo Gubian, l’ingegnere friulano cinquantenne che si trova ora proiettato ai vertici di Aria, l’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti della Regione Lombardia, dopo l’azzeramento dei vertici per il caos-vaccini. Laureato in Ingegneria elettronica al Politecnico di Milano, Gubian è stato protagonista della gestione elettronica della sanità veneta fino alla fine della scorsa estate, quando è passato ad Aria. Nel 2016 era diventato direttore generale del Consorzio Arsenàl.IT, il Centro Veneto di Ricerca e Innovazione per la Sanità Digitale. Ma qual è l’incompiuta con cui Gubian deve suo malgrado confrontarsi, anche se non è più in Veneto? Si tratta del sistema di monitoraggio dei contagi e dei contatti prima della sanità nazionale, poi di quella regionale che avrebbero dovuto controllare la diffusione del morbo (leggi).

L’anno scorso si cominciò con Immuni, lanciata a primavera dal governo per individuare i contatti dei positivi al Covid, grazie a bluetooth, con invio di messaggi informativi. Faceva parte del sistema di prevenzione e di pronto intervento. In Veneto, però, non è mai entrato in funzione, perché nel frattempo la Regione aveva avviato una propria App, ideata dalla struttura di Gubian. A metà ottobre il polverone si era sollevato dopo che un paziente infetto aveva telefonato all’Ulss di Padova per dare la comunicazione, ai fini di inserimento del dato in Immuni. “Ci dispiace, non siamo in grado di inserire il suo codice nel database. L’app Immuni non è attiva al momento in Veneto” gli fu risposto. Imbarazzo ai piani alti della giunta regionale. Il governatore Luca Zaia dichiarò: “Tutto quello che è previsto come incombenza da parte dell’ente pubblico per la gestione di Immuni, nel rispetto delle competenze, lo facciamo”. Dopo qualche giorno, la dottoressa Francesca Russo, responsabile del settore prevenzione della Regione Veneto, spiegò: “Invierò una lettera alle Ulss comunicando ciò che i Sisp (gli uffici Igiene, ndr) devono fare. Ci sono state mesi fa interlocuzioni con il livello centrale. All’inizio si è parlato di una procedura sperimentale solo in alcune regioni, poi le cose sono andate per le lunghe un po’ ovunque. Ora il sistema è stato perfezionato”. In realtà il sistema Immuni in Veneto non è mai decollato.

Anche perché si stava lavorando a una app veneta, la creatura di Gubian. L’avevano chiamata “Zero Covid Veneto”, ma anch’essa non è mai entrata in funzione. Fin dall’inizio erano emerse perplessità, perché sembrava che il Veneto volesse creare un sistema alternativo a quello nazionale. In piena campagna elettorale erano stati gli esponenti del Movimento Cinquestelle a chiedere conto a Zaia dell’iniziativa. Una delibera di giunta approvata a metà giugno annunciava l’introduzione dell’”app mobile Zero Covid Veneto, che dovrà raccogliere su base volontaria i sintomi correlati al Covid dei cittadini della Regione del Veneto”. Il completamento era stato fissato allora al 31 agosto 2020. Nella delibera era persino indicata una data limite entro cui l’app doveva essere implementata e completata: il 31 agosto. Il lavoro era stato fatto dallo staff di Gubian, all’epoca direttore dell’unità operativa complessa dei Sistemi informativi di Azienda Zero, che si era occupato di individuare l’algoritmo previsionale sull’andamento dell’epidemia.

La differenza tra Immuni e Zero Covid Veneto consisteva sul fatto che la app nazionale prevedeva un dialogo tra cellulari, mentre Zero Covid inseriva l’intermediazione del database della Regione per inserire dati clinici. Ma quest’ultima non è mai entrata in funzione. Delle promesse del governatore Zaia hanno chiesto conto alcune settimane fa i consiglieri regionali del Pd, con un’interrogazione di Vanessa Camani. “Ancora una volta gli annunci roboanti di Zaia rimangono disattesi, le sue promesse in pompa magna non vengono mantenute. Questa volta è l’app ‘Zero Covid Veneto’, uno dei primi provvedimenti della nuova legislatura, annunciata a reti unificate lo scorso autunno, con urgenza e senza troppe spiegazioni. Serviva fare in fretta perché, anche su questo, Zaia, è responsabile di non aver attivato Immuni, già pronto con una soluzione a sua detta migliore. Sono stati stanziati 260mila euro a novembre e sembrava essere già pronta. Ma in realtà è scomparsa dai radar. Che fine ha fatto?”. Il 13 novembre l’assessore alla sanità, Manuela Lanzarin, aveva assicurato che l’App era ‘pronta da tempo’ e che avrebbe spiegato tutto in Commissione. Nel frattempo Gubian è emigrato in Lombardia, la sua creatura è rimasta sulla carta e la Quinta Commissione attende ancora di sapere che fine abbia fatto.

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