Per il commissario europeo incaricato della campagna vaccinale, in Europa - che è in ritardo di "tre settimane" rispetto a Usa e Uk - le dosi non mancheranno, saranno pronte molto rapidamente", per raggiungere l'auspicato obiettivo dell’immunità nei 27 "entro il mese di giugno"
Convinto che l’Europa non avrà bisogno di ricorrere al vaccino russo Sputnik, nonostante i ritardi nelle forniture e i tagli massicci nelle consegne di AstraZeneca, e che il continente raggiungerà l’immunità per il 14 luglio, che è anche festa nazionale francese. Quella proposta dal commissario europeo incaricato della campagna vaccinale, Thierry Breton, è una data simbolica che riecheggia quella scelta dal presidente americano Joe Biden, che ha parlato del 4 luglio – ovvero dell’Independence Day – come del giorno in cui gli Stati Uniti saranno ‘liberi’ dal coronavirus.
Per Breton l’Unione europea “non avrà assolutamente bisogno del vaccino russo Sputnik” e bisogna dare “priorità ai vaccini prodotti sul territorio europeo”, ha aggiunto, spiegando che “l’Europa è ora il continente che produce più vaccini” e che le dosi “non ci mancheranno, saranno pronte molto rapidamente“, per raggiungere l’auspicato obiettivo dell’immunità nei 27 “entro il mese di giugno”. Per il commissario Ue, poi, il ritardo della campagna vaccinale europea rispetto a quelle degli Stati Uniti e del Regno Unito è “di sole 3 settimane” e sarà presto colmato, grazie alla produzione di dosi in Europa e senza dover ricorrere al vaccino russo. Anzi, sarà l’Ue che, a un certo punto, potrebbe correre in soccorso della Russia: “Hanno grandi difficoltà a produrlo e noi li aiuteremo nel secondo semestre, se ne avranno bisogno”. Avanti in fretta, dunque, e da soli, ha garantito Breton.
Le parole del commissario dallo schermo del tg delle 20 di Tf1, il più visto in Francia, vogliono rassicurare una popolazione ancora frastornata dalle incertezze della settimana appena conclusa su AstraZeneca, ma suonano anche come una risposta indiretta a chi in Europa – a cominciare dalla cancelliera Angela Merkel, che ha trovato d’accordo anche il premier Mario Draghi – intende accelerare le vaccinazioni nel proprio Paese guardando eventualmente alla Russia, previa certo l’autorizzazione dell’Ema.
Nei giorni scorsi Merkel aveva infatti spiegato che, una volta ottenuto il via libera dell’Agenzia europea per il farmaco allo Sputnik, se Bruxelles non dovesse promuoverne un ordine congiunto, la Germania potrebbe stringere accordi bilaterali con Mosca e comprare dosi autonomamente. La via “preferenziale” è quella che gli acquisti siano coordinati a livello europeo, aveva detto la cancelliera sottolineando l’importanza di usare “tutti i vaccini autorizzati”. Ma “se non ci fosse un ordine europeo, sarebbe possibile percorrere una strada tedesca”. Poco dopo Draghi, rispondendo in conferenza stampa a Palazzo Chigi a una domanda in merito, aveva ribadito: “Il coordinamento europeo è la prima strada da cercare sui vaccini. Se l’Ue prosegue su Sputnik bene, altrimenti si procederà in un altro modo”, aveva detto il premier sottolineando a sua volta la necessità di muoversi “con pragmatismo”.