Dopo che per tre giorni si sono accumulati ritardi nella somministrazione e che si è rischiato di sprecare le dosi, la giunta regionale ha chiesto l'azzeramento del consiglio d'amministrazione della società. Si va verso l'amministratore unico: "Se non ci sarà il passo indietro", ha detto il presidente della Regione, "affiderò la guida della società all'attuale direttore generale Lorenzo Gubian"
Ci sono voluti tre giorni di caos e ritardi nelle prenotazioni delle vaccinazioni e il rischio (per tre giorni) di sprecare centinaia di dosi, solo stamattina la Regione Lombardia ha preso il primo provvedimento. Il presidente Attilio Fontana ha infatti chiesto un passo indietro ai membri del cda dell’agenzia regionale Aria: “In caso contrario”, ha detto parlando ai giornalisti al termine della giunta, “azzererò lo stesso affidando all’attuale direttore generale Lorenzo Gubian la guida della società. I disservizi informatici che si sono registrati durante la campagna vaccinale, recentemente a Como, Cremona e in Brianza, hanno creato disagi a molti nostri cittadini e inficiato il lavoro che tutti gli operatori, sanitari e non”. Gubian è stato nominato ad agosto scorso direttore generale per sostituire l’ex dg di area leghista Filippo Bongiovanni, indagato per l’affare camici e potrebbe a questo punto essere lui l’amministratore unico a cui verrà affidata l’agenzia regionale. Gubian è il “tecnico” arrivato da Azienda Zero in Veneto, ovvero l’ente a cui fanno capo tutte le aziende sanitarie. Fontana ha invece chiesto la sfiducia del presidente Francesco Ferri, di area Forza Italia e molto vicino a Silvio Berlusconi. Il cambio di dirigenza arriva comunque molto tardivo: già in settimana il sistema di prenotazioni sarà affidato a Poste e non più a Aria Spa.
Ma oltre alle questioni tecniche, resta il piano dello scontro politico. Sotto accusa c’è anche e soprattutto l’assessore al Bilancio leghista Davide Caparini, colui che ha voluto la nascita e la gestione di Aria Spa. I disagi nelle prenotazioni nelle scorse ore erano stati accolti nel silenzio generale dei dirigenti regionali. Solo l’assessora al Welfare Letizia Moratti è intervenuta, ma con due tweet nei quali scaricava le responsabilità appunto su Aria e senza che, per tre giorni, nessuno dalla Regione fornisse soluzioni da applicare tempestivamente. Proprio le parole della Moratti sono state interpretate come la prova tangibile della spaccatura tra Forza Italia e Carroccio: un modo per addossare le responsabilità al leghista Caparini. Nel frattempo, mentre i due partiti di maggioranza si scontravano, medici e infermieri in prima linea cercavano di salvare le dosi di vaccini. Dosi che non sono state sprecate solo grazie ai sanitari e sindaci che si sono mobilitati per riuscire a portare all’ultimo minuto più persone possibile a farsi vaccinare. Silenzio per tutto il weekend anche dal leader del Carroccio Matteo Salvini, che solo questa mattina è intervenuto: “Mi aspetto un bel segnale di cambiamento positivo“, ha dichiarato. “L’obiettivo è correre. Entro la settimana dovrebbe arrivare Poste” a gestire le prenotazioni. “Non sono più ammesse incertezze. Dobbiamo correre, ma in tutta Italia. Se qualcuno ha sbagliato, ha rallentato o non ha capito, paga, viene licenziato e cambia mestiere, come accade in qualsiasi impresa privata”.
Secondo le opposizioni la lentezza è anche della politica che non ha saputo intervenire tempestivamente. “Condivido totalmente il giudizio su Aria Lombardia”, ha scritto su Twitter il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. “Ma Aria è controllata al 100% da Regione Lombardia, di cui Letizia Moratti è vicepresidente. Ci aspettiamo quindi decisioni conseguenti, e anche tempestive, non solo denunce”. Per il M5s, la soluzione è insoddisfacente: “Pensare di rifarsi un’immagine sostituendo gente nominata da loro stessi è assurdo. La Regione Lombardia è in mano agli umori politici di Salvini, il Presidente continua ad essere l’ombra di stesso, non decide più con la sua giunta ma con quello che Salvini decide di fare. Forse ad andare a casa deve essere proprio Fontana”, ha detto il capogruppo del M5s Lombardia Massimo De Rosa. Intanto il Pd Milano Metropolitana ha firmato e rilanciato la petizione “Subito un commissario per i vaccini in Lombardia” promossa dal Presidente del Municipio 6 di Milano, Santo Minniti, che ha raccolto in due ore oltre 3mila firme. “Ormai il fallimento della gestione della sanità in Lombardia è sotto gli occhi di tutti”, ha detto Silvia Roggiani, segretaria metropolitana Pd. “L’ultimo flop, targato Fontana&Co, riguarda il sistema delle prenotazioni della società Aria, che ha visto finire la nostra regione su tutti i giornali per lo scandalo delle sedi vaccinali di Cremona e Como andate deserte”.
Al di là delle schermaglie politiche il punto è che le dosi devono essere destinate agli over 80. “Il vaccino è arrivato già in ritardo, va ricordato”, ha detto il professor Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università Statale di Milano. “Quando si è fatta una programmazione forse azzardata, favorendo i settori di pubblica utilità e ipotizzando che a quel punto si sarebbe stati molto avanti nei confronti degli anziani, quel che è successo è che i settori di pubblica utilità, anche perché molto più raggiungibili, hanno finito per essere vaccinati” mentre “gli anziani, davanti al fallimento in alcune Regioni e certamente in Lombardia del sistema di convocazione, hanno avuto i loro grandi problemi e continuano a essere sottovaccinati ed è una cosa gravissima. Perché quelli che riempiono gli ospedali e vanno all’altro mondo sono gli anziani”. Quindi Galli ha continuato: “L’importanza di vaccinare gli anziani è per garantire a loro di superare il rischio della malattia, ma anche al sistema di funzionare dal punto di vista dell’assistenza sanitaria in generale e di non dover avere importanti sacrifici di attività cannibalizzate dall’assistenza per Covid. È un problema di gravità assoluta che continua a riproporsi: stiamo di nuovo rimandando una serie di interventi e prestazioni sanitarie per il fatto che il sistema è assorbito nelle sue attività prevalentemente da Covid”.
Sul punto ha parlato anche l’Anci. Bisogna “cambiare passo” sui vaccini in Lombardia e per questo i Comuni sono pronti ad aiutare se sarà loro permesso. “Da settimane Anci e i sindaci – ha sottolineato il presidente di Anci Lombardia Mauro Guerra, dopo i nuovi disguidi – chiedono di avere gli elenchi degli over 80 già registrati e dei non registrati, per contribuire a rendere più efficiente la campagna vaccinale. Elenchi che ci vengono assurdamente negati per presunti e inesistenti problemi di privacy. Da settimane chiediamo di dare un ruolo vero e concreto al tavolo operativo con le nostre rappresentanze a livello regionale”. “Da settimane – ha aggiunto Guerra – i Comuni hanno individuato e messo a disposizione possibili spazi e supporti logistici vari per la pianificazione della campagna vaccinale. Da settimane vediamo, apprendendo le cose prima dai media, modificare continuamente strategie e impostazioni delle campagne vaccinali, con hub, punti vaccinali, protagonisti e relativi sistemi di convocazione e di accesso che troppo spesso non funzionano, funzionano male e mutano costantemente. Da settimane poniamo queste questioni, facciamo proposte e mettiamo a disposizione tutta la disponibilità, l’impegno e la piena volontà di leale collaborazione istituzionale dei Comuni”. A questo punto, arrivati “alle pubbliche denunce dei problemi aperti da parte del dr. Bertolaso e della Vice Presidente Moratti”, bisogna “cambiare rapidamente passo, cambiare approccio e metodo, ascoltare e coinvolgere di più i territori e i Comuni, ridare fiducia, chiarezza e affidabilità alla campagna. Siamo a disposizione, mossi solo dalla volontà piena e leale di dare una mano. Per la nostra gente. Perché solo con le vaccinazioni ci mettiamo in condizioni di ripartire“.