Nel porto di Cartagena, sulla darsena di Escombreras, è ancora installato il mattatoio portatile utilizzato il 6 marzo scorso per la macellazione degli 864 vitelli trasportati dalla nave libanese Karim Allah. Già nelle prossime ore la stessa sorte dovrebbe toccare ad altri 1.610 bovini che, a bordo della Elbeik, l’altra imbarcazione partita dalla Spagna a dicembre, hanno vagato per oltre tre mesi da un porto all’altro del Mediterraneo in un’odissea infernale.
Il 18 dicembre, quando la nave era salpata da Tarragona, a bordo della Elbeik c’erano 1.776 vitelli e più di cento sono già morti. Come risulta dall’ispezione veterinaria fatta eseguire nei giorni scorsi, alcuni non aprono più gli occhi né rispondono agli stimoli, altri vitelli hanno ferite sulla pelle, corna rotte e code fratturate. D’altro canto, anche a sulla Karim Allah alla partenza da Cartagena si contavano 895 vitelli e una trentina sono morti durante il viaggio. Dopo aver lasciato la Spagna ed essersi diretta a Iskenderun, in Turchia, la nave ha poi cambiato rotta per Tripoli. Qui le autorità hanno respinto il carico a causa della febbre catarrale di molti esemplari ed è iniziato un calvario finito con la macellazione degli animali. “Il governo spagnolo avrebbe potuto prevenire da molto tempo le sofferenze di migliaia di animali alla deriva, abbandonati senza cibo, molti di loro sono morti”, ha spiegato Alice Trombetta, direttrice esecutiva di Animal Equality Italia, secondo cui le autorità spagnole “non hanno mostrato alcun interesse per il benessere degli animali, ignorando la loro responsabilità. Se non si riesce a garantire il rispetto delle normative, è necessario porre fine al trasporto di animali vivi”.
L’ORDINE ALLA ELBEIK – Nel frattempo, però, proprio una risoluzione richiesta dal ministero dell’Agricoltura spagnolo, Luis Planas, ha obbligato la società responsabile della nave Elbeik a recarsi al porto di Cartagena perché i vitelli vengano ispezionati (cosa già avvenuta) e macellati. A bordo l’equipaggio, al limite delle forze. Dopo aver lasciato Tripoli il 25 gennaio, la nave è stata avvistata a Lampedusa ed è arrivata in Egitto il 1 febbraio, rimanendo al largo di Alessandria fino al 10 febbraio. A fine febbraio era davanti a Cipro, già senza più sufficiente cibo per gli animali. Agghiaccianti le condizioni, secondo quanto denunciato da Animal Welfare Foundation, Animal Equality ed Enpa. Secondo l’ordinanza, obbligatoria per il capitano della nave, il porto di Cartagena è il luogo più idoneo “per effettuare le operazioni di ispezione del proprio carico bovino, poiché dispone di una banchina sufficientemente lontana per effettuare le operazioni di scarico, macellazione, sollevamento e trasporto degli animali, con sufficienti garanzie di sicurezza”. Gli ispettori veterinari hanno esaminato il 19 marzo la nave, attraccata dalla scorsa settimana al molo di Escombreras.
SCENE INFERNALI – Oltre alla disidratazione dei vitelli, è stato segnalato anche ciò che avviene con l’attivazione del sistema di abbeveraggio che, pieno di perdite, costringe gli animali a ingaggiare delle lotte per raggiungere l’acqua. Nel recinto destinato ai bovini che hanno bisogno di cure, ci sono diverse carcasse, ma anche animali vivi che si calpestano. E, racconta l’associazione, dato che l’equipaggio aveva messo il foraggio nel recinto, per raggiungerlo gli animali sono stati costretti a mangiare i cadaveri dei vitelli morti. I veterinari hanno anche riscontrato il sovraffollamento degli animali, la mancanza di lettiere asciutte e le scarse condizioni igieniche, oltre a diverse patologie tra gli animali sopravvissuti. Gli ispettori hanno stabilito che lo stato dei vitelli non è adeguato a intraprendere un nuovo viaggio per l’esportazione in un paese terzo. Il dicastero spagnolo ha bocciato anche la possibilità che gli animali rientrino vivi in Spagna “perché sia la Turchia (destinazione iniziale dei vitelli) sia la Libia non sono nell’elenco dei paesi terzi autorizzati ad esportare animali vivi in Ue”, secondo quanto stabilito dalla legge 8/2003 sulla Salute Animale. E mentre a Cartagena la decisione ha provocato non pochi disagi logistici nel porto, c’è un termine: se entro giovedì 25 marzo la proprietà della nave non provvederà “all’isolamento e al sacrificio senza sofferenza degli animali”, allora il ministero procederà d’autorità, così come avvenuto per gli animali della Karim Allah.
LA DENUNCIA – Animal Equality, però, annuncia che procederà “con la denuncia nei confronti della Spagna e di tutti i responsabili presso tutte le autorità europee competenti”. Gravi le accuse dell’associazione: “La Spagna ha appreso che gli animali sarebbero stati respinti il 21 dicembre, quattro giorni prima dell’arrivo in Turchia”. Ma le autorità spagnole “non si sono attivate al riguardo né hanno informato la Commissione europea”.
Il primo Paese a farlo è stata l’Italia. La sera del 18 febbraio il capo dei servizi veterinari italiani ha denunciato la situazione della Karim Allah nei pressi del porto di Cagliari (Sardegna). Le navi stavano già attraversando il Mediterraneo da due mesi. Dopo che la Turchia ha respinto il carico, la nave Elbeik avrebbe cercato di coordinare con la Libia il processo di vendita degli animali ma, secondo il racconto dell’equipaggio della nave, le autorità spagnole hanno riferito che la maggior parte dei vitelli non era stata vaccinata. “Dalla nave – racconta l’associazione – assicurano che il ministero dell’Agricoltura non ha risposto alle loro ripetute richieste di accettare l’acquisto e di rilasciare nuovi certificati”. Di fatto, la decisione del ministero ha vanificato i piani dell’azienda di vendere i manzi in Libia e segna il secondo ordine di macellazione del bestiame nel giro di due settimane.