Nelle prossime ore vedrà Giuseppe Conte, lunedì ha visto Roberto Speranza. Nel mezzo ha incontrato i gruppi parlamentari per riuscire nel blitz di sostituire i capigruppo Delrio e Marcucci con due donne e due nomi meno vicini a Matteo Renzi. Continuano le operazioni del neosegretario Pd Enrico Letta che, poco più di una settimana dopo l’elezione, cerca di strutturare la sua linea dentro e fuori il partito. Sono due gli assi su cui si muove: verso l’esterno per la formazione di una coalizione che sia il più possibile allargata e competitiva, l’altro verso l’interno per riuscire a compattare un gruppo che già una volta lo ha tradito e non ha esitato a massacrare anche il suo predecessore Nicola Zingaretti. Una missione, questa, che a Montecitorio sembra in discesa, mentre in Senato Marcucci ha opposto resistenza. Ha convocato l’assemblea per eleggere il nuovo capogruppo per giovedì mattina e ha dichiarato che ha intenzione di “riflettere” su cosa dovrà fare, ma non ha risparmiato una stoccata al neosegretario. “La tua proposta di cambiare capigruppo – avrebbe detto a Letta nel corso del faccia a faccia -, temo che purtroppo sia troppo generica. Io voglio coerenza, bisogna interrompere la tradizione di avere segretari” del partito “sempre uomini“.
Ufficialmente, il cambio della guardia in Parlamento avverrà in nome della parità, ma di fatto Letta punta anche a liberarsi di due esponenti ancora troppo vicini a Renzi. Parlando ai deputati, ha infatti chiesto lealtà. L’ex premier, tradito nel 2014 proprio dai suoi stessi compagni di partito, ha parlato dell’importanza dei prossimi mesi e del fatto che dall’unità della squadra dipenderanno anche i risultati: “Avremo di fronte passaggi delicatissimi“, ha detto, “l’elezione del Presidente della Repubblica è un momento cerniera per il Paese, abbiamo bisogno anche per questo di gruppi responsabili e ben coordinati. Non possiamo sbagliare”. Non da ultimo, Letta lavorerà per allargare la coalizione e quindi dovrà occuparsi dei rapporti col M5s: “L’arrivo di Draghi dentro il Consiglio europeo, con tutta la stima che ho e che abbiamo per Giuseppe Conte che vedrò domani, è un segnale di un’Italia che può giocare lì un ruolo chiave”. Un incontro fondamentale per riavviare il dialogo Pd-M5s dopo la fine del governo giallorosso e che guarda anche all’Europa. Il neosegretario ha infatti spiegato che sul tavolo c’è anche la possibile entrata dei 5 stelle in S&D. “Ci siamo dati la scadenza” di un anno “per valutare il loro ingresso” nel gruppo. “Sarà il momento giusto per fare il check“. Passaggio complementare è stato l’incontro di lunedì con Speranza: la formazione Articolo1 è stata definita un’interlocutrice privilegiata” e i due, hanno fatto sapere dal Nazareno, hanno “valutato insieme la costruzione di una alleanza larga e inclusiva“.
La giornata di Letta si è aperta a Montecitorio con il passo indietro di Graziano Delrio: mentre al Senato Andrea Marcucci ha fatto resistenza, alla Camera l’ex ministro ed ex renziano si è presentato dimissionario. Sulla parità di genere “condivido” l’obiettivo indicato dal segretario”, ha detto. Delrio si sarebbe detto “disponibile e pronto a farsi da parte“, convinto della necessità di “aiutare il segretario a raggiungere l’obiettivo. Ci ha chiesto di sostenere la sfida della parità di genere. Io sono d’accordo”. Una scelta che al momento non è condivisa dal collega capogruppo al Senato Andrea Marcucci che invece continua a opporsi: “Anche questa scelta”, ha scritto in una lettera, “che tu ci chiedi, la faremo come le altre, tutti insieme, rivendicando la nostra autonomia, rispettando le regole ed accogliendo tutti i consigli ma rigettando anche le imposizioni strumentali”. Quindi Marcucci ha spostato l’attenzione sulle candidature per le amministrative: “Nel gruppo crediamo anche che oltre gli atti simbolici, che pur a volte sono necessari, serva allargare il campo alle prossime elezioni amministrative, si vota in 8 importanti città, ai tanti luoghi dove un Pd declinato troppo al maschile, esercita funzioni di governo, e non ultimo nella cariche apicali del partito, dove per troppi anni le donne non sono state protagoniste”.
“Vi chiedo di aiutarmi. So che chiedo un sacrificio gravoso a Marcucci e Delrio. Chiedo ad Andrea generosità, anche nel gestire con voi questo passaggio. Evitiamo di stare settimane sui giornali su questi temi interni. Io guardo solo alla mia coscienza e responsabilità“. Lo ha detto, a quanto si apprende, Enrico Letta ai senatori Pd riuniti in assemblea. “Un partito come il nostro, organizzato con vertici tutti uomini, semplicemente in Europa non ha cittadinanza. Un uomo segretario, due capogruppo maschi, 3 ministri maschi nel governo, 5 presidenti di regione maschi: questa è la nostra prima fila. È irricevibile“. Ai senatori il segretario ha chiesto “sincerità totale, verità totale: dal confronto tra noi capirò se c’è un confronto vero o finto. La sincerità deve marcare i nostri rapporti”. E visto che Marcucci aveva rivendicato autonomia, Letta ha risposto: “Gruppi e partito si sostengono a vicenda. Autonomia non vuol certo dire che ognuno va in una direzione e uno in un’altra”. L’ex premier ha voluto anche lanciare segnali di pace agli ex renziani: “Sulla scissione, e sulla resistenza a quel passaggio, avete avuto ragione a scegliere il Pd. Non chiamerò mai nessuno di voi ‘ex’ qualcosa. Siamo tutti democratici, vi valuterò sulla base di quello che faremo insieme”.
Alla fine Marcucci ha ceduto. “Convoco assemblea giovedì mattina alle ore 9 per eleggere il nuovo capogruppo. Io rifletterò in queste ore su cosa dovrò fare“, ha annunciato. “Sono felice che il tema parità di genere sia emerso ma si sono fatti diversi errori. Io sono orgoglioso che la nostra proposta contro il femminicidio sia stata accolta, ed oggi la presidente della commissione di Valeria Valente. Sulla tua proposta di cambiare capigruppo – dice Marcucci rivolto a Letta -, temo che purtroppo sia troppo generica. Io voglio coerenza, bisogna interrompere la tradizione di avere segretari sempre uomini”. Concetti poi ripetuti in un lungo post su Facebook: “Credo fortemente in un partito libero, che discute, litiga, si confronta e si conta. Siamo gli unici a farlo e ne sono orgoglioso”, scrive Marcucci. “Volete un partito del capo, dove non si discutono le decisioni del capo? Il Partito democratico non sarà mai così”.
Diversi i toni all’assemblea dei deputati, dove comunque non c’è stato alcun voto per l’elezione della nuova capogruppo: il processo è stato incardinato, ma sarà necessario ancora qualche giorno. “Qualunque scelta farete sulla donna da eleggere sarà per me la migliore perché il rispetto dell’autonomia del gruppo è per me fondamentale”, ha detto ancora Letta. “Ringrazio di cuore Graziano. Per come sta gestendo questo passaggio dimostra che siamo un grande partito. Il mio ringraziamento a Graziano non è formale, ma sostanziale. Un dirigente politico si comporta così nel bene della comunità. Siamo qui perché abbiamo una responsabilità, verso il partito e il paese. Voglio parlare il linguaggio della verità. Troverete in me un interlocutore aperto a tutti, ma chiedo solo trasparenza e correttezza nei comportamenti. Datemi la possibilità di dimostrarlo. C’è un popolo, non siamo o siamo stati parlamentari per diritto divino, ma perché abbiamo un popolo dietro che ci chiede di andare avanti seri e determinati. Di essere all’altezza”, ha affermato, aggiungendo che da Delrio arriva un “esempio di dignità e attaccamento alla nostra comunità”. Infine Letta, ricordando il suo predecessore, ha aggiunto: “Il gruppo del Pd alla Camera ha sempre rispettato le scelte dell’ex segretario Nicola Zingaretti, che ha rispettato l’autonomia del Gruppo”. Poi, al termine dell’assemblea, Letta ha twittato: “Bene coi deputati Pd e un grande grazie a Graziano Delrio per il suo gesto di disponibilità. Grazie per aiutare me e il gruppo a trovare la soluzione. In un partito come il nostro la comunità viene avanti rispetto ai singoli. Nei prossimi giorni il voto su una donna capogruppo”, si legge nel suo messaggio.