Una giornata di raccoglimento oggi in Gran Bretagna nel primo anniversario del confino totale che ha sospeso scuole, il Natale, le attività produttive e le relazioni sociali per via del Covid-19. Esattamente un anno fa il primo ministro Boris Johnson appariva in tv con un ordine che stordiva la nazione: ‘State a casa’. Era l’inizio del primo di tre lockdown nazionali per far fronte a due ondate pandemiche che hanno fatto della Gran Bretagna il paese europeo con il maggior numero di decessi legati al coronavirus, quasi 150mila morti e oltre 4 milioni di contagiati. Per commemorarli, un minuto di silenzio osservato alle 12 in tutta la nazione, ha preceduto il ricordo che i britannici dedicheranno alle vittime del Covid-19 uscendo dalla porta di casa, alle 20 di stasera, portando una candela od una torcia simbolica come “ luce della memoria”.

A un anno di distanza, il numero di morti e positivi al virus è sceso ai minimi da settembre, con un calo settimanale di decessi del 42% e una flessione di contagi 4,7%. Un segnale incoraggiante dell’efficacia della campagna vaccinale da record mondiale (quasi 28 milioni di prime dosi, oltre la metà della popolazione adulta da dicembre) ma lo stato di allerta rimane alto dopo che Johnson ha messo in guardia contro il “probabile approdo sulle coste britanniche della terza ondata pandemica che sta investendo l’Europa“.

Per questo nonostante l’eco dello “Stay at Home” dovrebbe smorzarsi ufficialmente il 29 marzo, il governo ha già pronte misure draconiane come blindare le frontiere per impedire che il suo popolo si rechi all’estero per poi riportare in patria nuovi contagi. Da lunedì i britannici non potranno viaggiare all’estero senza aver prima compilato un modulo in cui si dichiarano i motivi del viaggio. Saranno ammesse partenze solo per motivi di lavoro, di studio, per assistere famigliari o recarsi ad un funerale. Niente vacanze al sole, dunque.

Il divieto di recarsi all’estero senza valido motivo di fatto è già previsto tra le misure d’emergenza anti Covid-19 in vigore fino al 17 maggio, giovedì prossimo però il premier Johnson porterà in Parlamento la cosiddetta “Legge sul Coronavirus” con cui il divieto diventerà ‘reato’, punibile con una multa di 5000 sterline (circa 5800 euro) che potrebbe essere comminata fino alla fine di giugno.

La legge controversa che questa settimana Johnson spingerà all’approvazione del Parlamento di fatto punta ad estendere alcune limitazioni anti-covid di altri sei mesi rispetto alla road map per l’uscita definitiva dal lockdown già annunciata dal premier britannico, che preveda il sollevamento di tutte le restrizioni il prossimo 21 giugno. Spagna, Grecia, Italia, le mete tanto ambite dai turisti britannici dovranno attendere almeno fino al 12 aprile quando l’apposita task force del governo Johnson si pronuncerà sulle modalità per le vacanze all’estero, come la possibile introduzione di un sistema di protezione su vari livelli a seconda dei paesi di destinazione.

Dopo tre mesi di lockdown totale e l’emergere di nuove varianti, il nervosismo oltremanica è ancora palpabile al punto che, rivela il quotidiano The Telegraph, Boris Johnson ed il ministro della Salute Matt Hancock stanno valutando mosse estreme come cambiare la legge per facilitare l’introduzione di una misura che ha un solo precedente storico nel 1800: l’obbligo al vaccino. Il governo starebbe considerando la possibilità di imporre l’immunizzazione al personale delle case di cura, tra le categorie più reticenti al vaccino anti-covid per motivi demografici e culturali, ma che pure opera con i soggetti più vulnerabili, in ambienti dove l’incidenza dei decessi per pandemia tra gli ospiti è di 1 morto su 14. Il tentativo controverso del governo di obbligare al vaccino 1,5 milioni di lavoratori nel settore dell’assistenza sociale risponde alle disposizioni dello Scientific Advisory Group for Emergencies (Sage) secondo cui per essere classificate sicure le case di cura devono raggiungere l’80% di vaccinazioni tra il personale e il 90% tra gli ospiti, percentuali che nel caso del personale sono invece rispettate solo in metà delle strutture in Inghilterra e in un quarto di quelle londinesi.

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