Diritti

Un vaccino contro la solitudine, la campagna per gli ospiti di Rsa e Rsd: siero anti covid a un familiare di ciascun anziano o disabile

Uneba: "Le videochiamate e gli altri sistemi di comunicazione a distanza sono state e sono preziose, ma non possono sostituire la relazione faccia a faccia. Chiediamo che sia modificato il piano vaccinale"

Non basta proteggere dal Covid, bisogna anche proteggere dalla solitudine, quanto più è possibile. L’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale (Uneba) che riunisce un migliaio di enti italiani del settore sociosanitario, assistenziale ed educativo, rilancia la campagna per tutelare anche la parte affettiva dei fragilissimi ospiti e utenti delle strutture dei suoi associati.

La ricetta è tanto semplice quanto inesplorata: ora che gli anziani che vivono in case di riposo, in Rsa o frequentano centri di servizi e le persone con disabilità delle comunità, sono quasi tutte vaccinate contro il Covid, al pari del personale che si dedica a loro, Uneba chiede quindi “un vaccino contro la solitudine”, cioè di vaccinare al più presto un familiare per ogni persona fragile che vive in una struttura residenziale.

“Lo chiedevamo al ministro Roberto Speranza già a gennaio, quando la campagna vaccinale era ai primi incerti passi, assieme alle altre associazioni di categoria del sociosanitario e ad alcuni sindacati – spiega il presidente Uneba, Franco Massi – . Lo ribadiamo con ancora maggiore convinzione adesso che tutti gli anziani e gli operatori delle Rsa in tutta Italia si sono vaccinati, con la sola eccezione di indicazioni mediche o scelte personali. Mentre ancora pochi sono vaccinati tra i famigliari: i figli di un ospite di casa di riposo hanno tipicamente tra i 40 e i 65 anni”.

Le videochiamate e gli altri sistemi di comunicazione a distanza sono state e sono preziose, ma non possono sostituire la relazione faccia a faccia, ricorda l’associazione di matrice cristiana. Sottolineando come l’impegno di tante lavoratrici e tanti lavoratori per accudire gli ospiti non possa comunque sostituire i legami familiari.

“Chiediamo che sia modificato il piano vaccinale. Chiediamo che per ogni anziano o persona con disabilità che vive in strutture residenziali e ha ricevuto il vaccino, sia vaccinato al più presto un famigliare – si legge in una nota – In questo modo sarebbe più sicuro e più facile avere più frequenti incontri tra l’anziano o l’anziana ospite della struttura residenziale e il suo figlio o figlia, nipote, fratello o sorella, o amico caro. Riallacciare le relazioni sarebbe un vero ‘vaccino contro la solitudine’ per l’anziano, oltre che una importante fonte di benessere psicofisico tanto per lui quanto per il famigliare”.

E così Uneba rompe il muro di silenzio dei gestori unendosi all’insistenza dei familiari per ritornare più spesso e più a lungo nelle strutture: famiglie e Rsa, figli ed educatrici e oss, sono alleate per il bene dell’anziano, riconosce l’associazione: “Se un famigliare per ogni anziano sarà vaccinato, si potranno organizzare le visite in serenità. Viceversa, tutto resta più difficile. Perché ogni Rsa e ogni direttore hanno anche la responsabilità, per legge e per i valori di Uneba, di tutela della salute di tutti gli ospiti, di tutto il personale, di tutta la comunità”.