A quasi tre mesi dall’inizio delle iniezioni, la campagna di massa è una lotteria della salute: da Nord a Sud si va a velocità diverse e ogni giunta ha stabilito i suoi criteri per categorie prioritarie, modalità di somministrazione e piattaforme da utilizzare. Così nel Lazio sono già state aperte le adesioni per chi ha 60-70 anni, mentre in Calabria si fa ancora fatica a vaccinare gli insegnanti e le prenotazioni online sono partite solo da una settimana
Alcune regioni marciano spedite con gli over 70, altre sono ancora ferme ai novantenni o hanno scelto in autonomia a quali categorie dare la precedenza. C’è chi, come l’Emilia Romagna, ha già chiuso con le Rsa, chi è a metà del guado e chi – Calabria in testa – è ancora in alto mare con le dosi per insegnanti e forze dell’ordine. Lazio e Campania corrono, la Lombardia annaspa nell’incertezza. L’Italia dei vaccini? A quasi tre mesi dall’inizio della campagna di massa è una grande lotteria della salute, un treno lanciato – si spera – verso l’uscita dalla pandemia che viaggia però a velocità (e con modalità) molto diverse: tante quante sono le regioni. E così, fatalmente, una prestazione sanitaria universale si riduce a un colpo di fortuna: regione che abiti, copertura che trovi. Questo muoversi in ordine sparso è ormai emergenza nell’emergenza, non a caso è stato criticato apertamente da Mario Draghi nella sua prima conferenza stampa con i giornalisti: “Noi andiamo forte a livello nazionale ma le Regioni sono molto difformi, alcune arrivano al 25% e altre al 5%: sono difformi nei criteri e nella capacità di somministrare i vaccini”, ha detto il premier. E c’è chi fa notare, non a torto, come a rimanere indietro siano soprattutto le regioni governate dal centrodestra che del “fare” e dell’efficienza facevano motivo di vanto: tra le peggiori perché sotto la media nazionale dell’82,4% (dati aggiornati alla tarda sera del 22 marzo) spiccano il Veneto all’80%, la Lombardia (78,3%), la Calabria (71,5%), Liguria (71%) e per ultima c’è la Sardegna (70,6%).
Oltre al ritmo di iniezioni, c’è però un tema di scelte: chi vaccinare prima e chi dopo. L’inghippo risale a inizio febbraio, quando il siero di Astrazeneca è stato approvato solo per gli under 55. In quell’occasione governo e Regioni hanno concordato di anticipare – in parallelo alla fase 1 dei vaccini destinata a operatori sanitari, Rsa e over 80 – la fase 3, cioè quella relativa a insegnanti, lavoratori essenziali e carceri. In stand-by, invece, la fase 2 (persone tra 60 e 80 anni, persone con fragilità di ogni età). Poi, con l’estensione di Astrazeneca a tutti approvata l’8 marzo dal ministero, il Piano vaccini è stato rivisto ancora e prevede che continueranno prioritariamente le vaccinazioni per gli over 80, il personale della scuola e le Forze dell’Ordine per cui già da settimane sono iniziate le immunizzazioni. A queste categorie se ne aggiungono cinque, in ordine di priorità e in base ad età e presenza di condizioni patologiche: 1). Elevata fragilità; 2). Persone di età compresa tra 70 e 79 anni; e poi tutte le altre a scendere. Il problema è che, nell’ambito di questa cornice nazionale, ogni Regione ha fatto da sé. Così succede che in territori come il Lazio o la Campania si stanno vaccinando, oltre agli over 80 a cui finora sono stati destinati solo i sieri Pfizer e Moderna, anche gli over 70. Per loro si sono aperte le prenotazioni pure in Toscana, Piemonte e Liguria. In altre Regioni, invece, Lombardia e Calabria in testa, l’ipotesi di somministrare il vaccino a chi ha tra 70 e 80 anni al momento non è neanche in discussione.
“Questo dei vaccini differenziati in base alla regione è uno scandalo di cui forse sfugge ancora la portata”, dice a Ilfattoquotidiano.it Roberta Siliquini, epidemiologa e docente di igiene al Dipartimento di scienze della sanità pubblica dell’Università di Torino. Perché “scandalo”? “Perché il vaccino è una prestazione sanitaria che sta nei livelli essenziali di assistenza, che per legge dovrebbero essere garantiti in eguale misura a tutti i cittadini”. E invece si è andati per conto proprio, come sempre dall’inizio della pandemia. “Nella voce ‘personale non sanitario’ è finito di tutto, c’è chi ha vaccinato tutto quello degli ospedali. C’è chi ha vaccinato i volontari, chi gli studenti di medicina e chi no. Ma il problema sta a monte” aggiunge la docente. “Abbiamo venti sistemi di prenotazione diversi, chi con il medico di base, chi in farmacia, chi con un portale, chi con delle liste dell’Asl. Non c’è da stupirsi se a valle non sappiamo neppure più chi sia vaccinato e chi no”. Come se ne esce? Nel piano nazionale dei vaccini si intravede un cambio di passo, dice l’esperta. “Come la previsione di una piattaforma unica nazionale che consenta di vaccinare nel giusto ordine”. In attesa che venga implementata, la situazione sul territorio è molto eterogenea. Ecco la mappa regione per regione.
LOMBARDIA – Partita a rilento quando ancora c’era l’assessore Giulio Gallera, la campagna vaccinale sotto il Pirellone non è decollata nemmeno dopo l’arrivo di Letizia Moratti e Guido Bertolaso. Così la Lombardia, che già a gennaio era tra le ultime regioni per numero di dosi somministrate rispetto a quelle ricevute, si è ritrovata sotto la media nazionale anche per le vaccinazioni agli over 80: 4 su 10 hanno ricevuto almeno una dose, mentre solo l’11,1% le ha ricevute entrambe, un dato che fa precipitare la Lombardia al sestultimo posto. Numeri che per gli ultraottantenni si traducono nei continui disagi causati dai disservizi della piattaforma gestita da Aria, con appuntamenti dati all’ultimo e magari cancellati, persone mandate a decine di chilometri di distanza, fino al caso del centro vaccinale di Cremona rimasto per tre giorni quasi senza persone da vaccinare. Ma sui ritardi subiti dagli over 80 hanno influito anche i continui cambi nei ruoli chiave della sanità lombarda (da inizio anno oltre a Gallera è saltato il direttore generale al Welfare Marco Trivelli, mentre il responsabile della campagna vaccinale Giacomo Lucchini è stato di fatto commissariato da Bertolaso). Il piano vaccinale è stato così rivisto più volte e l’inizio delle vaccinazioni per gli over 80, annunciato inizialmente addirittura per fine marzo, è stato anticipato al 18 febbraio. Comunque più tardi dell’inizio della cosiddetta fase 1bis, cioè quella allargata a diverse categorie professionali come biologi, veterinari, assistenti sociali e psicologi, che è partita nella prima decade di febbraio contando per tutte le fasce d’età sui vaccini Pfizer e Moderna (gli unici destinati agli over 80), visto che gli AstraZeneca non erano ancora disponibili. Il 2 marzo sono partite le vaccinazioni al personale delle università, con tanto di polemiche per la priorità data a loro rispetto al personale scolastico (vaccinato a partire dall’8 marzo) e alle persone fragili (inizio dopo metà marzo). E agli over 70 e 60 quando toccherà? Per il momento non si sa.
LAZIO – Quasi 820mila dosi somministrate nel Lazio dall’inizio della campagna vaccinale, quasi il 14% dell’intera popolazione. La regione che ospita la Capitale d’Italia viaggia veloce. Gli ultimi numeri indicano che l’87% degli anziani oltre 80 anni ha ricevuto almeno la prima dose di Pfizer e Moderna e che il 30% ha già ottenuto anche la seconda iniezione. La somministrazione agli anziani viaggia parallela a quella dei pazienti con esenzioni gravi e, sul fronte Astrazeneca, con forze dell’ordine e insegnanti. Qui il ritmo è di circa 7mila vaccinazioni al giorno, ma per recuperare i 30mila saltata per la sospensione della scorsa settimana, fino a domenica 28 marzo si arriverà a superare quota 11mila iniezioni al giorno, pur di recuperare il tempo perduto. Procede anche la prenotazione online, aperta anche agli over 60. L’ultima finestra ad essere stata aperta è stata quella dei nati nel 1950 e 1951, che stanno riuscendo a prendere appuntamento a partire dalla fine di aprile e per tutto maggio. A brevissimo, ha annunciato l’assessore Alessio D’Amato, il form sul sito SaluteLazio.it sarà accessibile anche ai nati nel 1952 e 1953. Ancora sospese le prenotazioni del siero presso i medici di famiglia.
PIEMONTE – Il Piemonte è tra le Regioni più avanti nelle somministrazioni agli over 80 insieme a Marche, Molise, Lazio, Basilicata e Trentino Alto Adige. Stando al nuovo piano vaccini reso noto dalla giunta, nelle ultime 24 ore gli anziani che non hanno ancora ricevuto la prima dose sono stati contattati per fissare giorno, ora e luogo dell’iniezione. L’obiettivo della Regione è farle entro il 15 aprile (stessa data per il personale scolastico). Nel frattempo si sono già aperte le preadesioni per gli over 70 e le persone vulnerabili. L’impasse con Astrazeneca ha rallentato le procedure, ma ora c’è una data: il 26 marzo si partirà con la prima dose per le persone estremamente vulnerabili e i disabili gravi (le somministrazioni sono invece già iniziate per chi è ricoverato o in cura ospedaliera), mentre il 29 marzo si inizierà con i loro conviventi e caregiver. Sempre il 29 marzo è fissato l’inizio della somministrazione della prima dose alle persone tra 70 e 79 anni presso il proprio medico di famiglia, gli ambulatori di medicina o i centri vaccinali delle Asl.
VENETO – Si è ancora in “fase 1”. Scorte quasi esaurite, ma sono in arrivo in settimana 131.370 dosi. Al momento ci sono 16.224 dosi Pfizer, 12.363 Moderna e 92.879 Astrazeneca (di cui 23mila dei lotti bloccati). Parecchie lamentele dei cittadini per le modalità di prenotazione. Per questo si studia un software per prenotare online velocemente e sarà lanciato un “numero unico”. Il Veneto è in coda alla classifica delle Regioni? Questa è la replica di Zaia: “Abbiamo fatto la scelta di accantonare la seconda dose per i richiami, così da avere già le scorte”. Non ancora concluse le vaccinazioni di operatori sanitari e forze dell’ordine. Per gli over 80 cambiato l’originario di criterio di procedere dai più giovani ai più anziani.
FRIULI VENEZIA GIULIA – Non ultimata la prima fase che comprende personale sanitario, case di riposo, ultraottantenni (per questi prenotazioni al Cup dell’Uls, in farmacia o con un numero unico), ma si vaccinano anche 18-79 anni di alcune categorie essenziali (forze di polizia ed educatori). Non ancora avviate le vaccinazioni per soggetti fragili (44 mila persone) e per la fascia da 75 a 79 anni senza patologie.
TRENTINO – In Trentino a febbraio è partita la vaccinazione della popolazione più anziana, i circa 35mila trentini ultra 80enni. Intanto sono stati vaccinati gli anziani in lista per le Rsa, in modo da poter riprendere gli ingressi nelle strutture. A marzo sono partite le vaccinazioni per operatori scolastici di nidi e materne, gradualmente si proseguirà con over 75 e superfragili.
ALTO ADIGE – Nella Provincia di Bolzano, finora la maggior parte delle vaccinazioni sono state effettuate con BioNTech-Pfizer (69.671 dosi), seguono AstraZeneca (16.475 prime dosi) e Moderna (3.290). Come effetto, nessun nuovo focolaio nelle case di riposo. Vaccinato il 71,50% del personale sanitario. Gli over 75 possono iscriversi alla lista d’attesa anche telefonicamente oppure online. Il prossimo gruppo sarà costituito da persone con comorbidità e fattori di rischio importanti (“ultrafragili”), con modalità da definire. Non c’è stato un rigetto per le dosi Astrazeneca dopo lo stop momentaneo deciso a livello Ue.
LIGURIA – Lo stop temporaneo ad Astrazeneca ha costretto la Regione a rivedere i suoi piani. Le prenotazioni per la fascia di popolazione nell’età 75-79 anni erano previste a partire dal 17 marzo, e a seguire, quelle per la fascia 70-74. Ma tutto è stato congelato in attesa dell’Ema. Ora che è arrivato il via libera, la macchina può ripartire: le adesioni online sono scattate alla mezzanotte del 22 marzo e nel giro di tre giorni, come ha annunciato il governatore Giovanni Toti, partiranno le somministrazioni. Nel frattempo vanno avanti anche quelle per gli over 80: il 40% circa degli anziani ha ricevuto la prima dose, una percentuale in linea con la media italiana e che potrà subire un’accelerazione solo con l’arrivo di nuove fiale da parte di Pfizer e Moderna.
EMILIA ROMAGNA – La campagna vaccinale sugli ottantenni è al 70% e terminerà ad aprile, assicura l’assessore alla Salute Raffaele Donini. L’Emilia Romagna è tra le regioni che hanno il più alto numero di vaccinati rispetto alla popolazione. Insieme al Lazio è quella che ha vaccinato il più alto numero di ultraottantenni e il 100 per cento dei degenti nelle residenze per anziani con la seconda dose. Il problema, sostiene il presidente Bonaccini, non è l’organizzazione ma le dosi che “non erano in numero sufficiente per vaccinare tutti quelli che saremmo in grado di poter fare”. Questa settimana, con l’arrivo di nuove consegne di vaccini, scatterà ‘l’allert 2’ dell’organizzazione che si avvicinerà alle 20mila dosi somministrate al giorno. Il servizio vaccinazioni in Emilia Romagna sta dunque funzionando meglio che da altre parti, “ma anche qui – testimonia il condirettore del Resto del Carlino Beppe Boni pubblicando stralci di lettere al giornale – ci sono vuoti da colmare, aspetti da rimettere in equilibrio perché penalizzano soprattutto i più fragili: anziani e portatori di handicap con l’aggiunta dei loro familiari che devono farsi carico di un disagio enorme”.
TOSCANA – Non senza polemiche, la Regione guidata da Eugenio Giani è tra quelle più indietro nella somministrazione del vaccino Pfizer/Moderna agli over 80, contattati esclusivamente dai medici di base. In base agli ultimi dati del ministero della Salute, qui meno di un anziano su tre ha ricevuto almeno una dose e solo il 5% circa ha fatto anche il richiamo. Eppure da settimane si vaccinano in parallelo personale scolastico e di polizia (come previsto dal Piano nazionale), ma anche avvocati e magistrati, a cui è destinato il siero di Astrazeneca. La Regione punta a recuperare terreno con un’accelerazione nelle prossime settimane, con l’obiettivo di somministrare la prima dose a tutti i 320mila over80 entro il 25 aprile. Le prenotazioni per le persone dai 76 ai 79 anni, nate nel 1941-42-43-44, si sono aperte il 10 marzo: basta accedere al portale della Regione, dove si sceglie il giorno, l’orario e il luogo dove vaccinarsi (in Toscana ci sono in totale 50 hub). Per chi ha vulnerabilità gravi, invece, le procedure sono partite in questi giorni. Dopo aver presentato domanda online, si viene successivamente contattati dalla Asl per fissare l’appuntamento.
CAMPANIA – Sin da quando è partita la campagna di vaccinazione anti-Covid, la Regione guidata da Vincenzo De Luca è sempre stata una di quelle più veloci nelle iniezioni. Al 22 marzo risultano somministrate quasi 700mila dosi, pari all’87% di quelle disponibili. Gli over 80 che hanno ricevuto almeno una dose sono poco più del 40%, 92mila i prof e il personale Ata a scuola. Sabato 13 marzo si sono aperte le prenotazioni per chi ha più di 70 anni. Per aderire, bisogna inserire sulla piattaforma online il codice fiscale e il numero di tessera sanitaria, compilare la documentazione e validare la procedura con un codice di verifica inviato via sms. Nel giro di qualche ora si riceve quindi un altro messaggio con data, ora e luogo in cui presentarsi per l’iniezione. Nella prima giornata, che si è chiusa con oltre 50mila prenotazioni, non sono mancati rallentamenti e disservizi, ma lunedì 15 sono subito partite le somministrazioni. Da mercoledì 17 si sono aperte anche le adesioni per il personale scolastico fuori sede e per le categorie più fragili.
PUGLIA – La Puglia ha in giacenza meno di 100mila dosi (ha somministrato oltre l’86% di quelle disponibili) e non è lontana dal superare la quota del 50% di over 80 a cui è stata iniettata la prima dose. Ancora non sono partite, però, le somministrazioni agli over 70. Il nuovo calendario presentato dall’assessore alla Sanità Pierluigi Lopalco prevede che il 29 marzo vengano convocati i più vulnerabili e chi ha disabilità gravi e soltanto a metà aprile sarà il turno di chi ha 70-79 anni. La road map va per coorti: i nati nel 1942-43 possono aderire a partire dal 29 marzo, i nati nel 44-45 dal 31, la classe 1946-47 dal 1 aprile e così via. Ci sono già le date anche per per gli over 60 (iniezioni dal 26 aprile) e per chi ha meno di 60 anni con patologie (dal 3 maggio). La tabella di marcia è stata fissata sulla base dei dati presenti nell’anagrafe sanitaria regionale e non è necessaria alcuna prenotazione: i pazienti fragili saranno chiamati dai medici di famiglia, mentre sessantenni e settantenni dovranno confermare la data della propria somministrazione (già calendarizzata) attraverso tre canali: la piattaforma La Puglia ti vaccina; il numero verde regionale; le farmacie accreditate.
CALABRIA – Da fine dicembre a oggi è sempre stata nella parte bassa della classifica delle Regioni per percentuale di dosi somministrate (oggi intorno al 70% rispetto a quelle disponibili). Qui gli over 80 che hanno ricevuto la prima dose sono meno della metà (comunque sopra la media italiana), mentre vanno molto a rilento le somministrazioni a personale scolastico e forze armate. Le convocazioni per prof e Ata sono partite solo dalla seconda settimana di marzo e vanno a macchia di leopardo nelle varie province. A pesare nei ritardi è anche la piattaforma di prenotazione online, messa a disposizione solo a partire dal 17 marzo con il supporto di Poste italiane. Possono aderire gli over 80 e, dal 21 marzo, i soggetti fragili. Sugli over 70 e over 60 al momento non c’è stata alcuna comunicazione ufficiale.
Hanno collaborato Vincenzo Bisbiglia, Luigi Franco e Giuseppe Pietrobelli