Il presidente Busia: "Bloccheremmo le gare, si dovrebbe stabilire cosa si applica a una serie molto vasta di profili rilevanti rimessi alla disciplina dell’ordinamento interno". Critici anche i sindacati delle costruzioni: "Non siamo disponibili a destrutturazioni delle regole e delle tutele. Se si vuole liberalizzare il subappalto, favorire il dumping contrattuale, ridurre le tutele e le procedure a garanzia della legalità e trasparenza ci opporremo con tutte le nostre forze"
L’Autorità nazionale anticorruzione boccia la proposta dell’Antitrust di sospendere temporaneamente il Codice appalti per velocizzare la spesa dei fondi Ue a valere sul Next Generation Eu. “Non possiamo immaginare una semplice sospensione, totale e immediata, del Codice, con il ricorso alle sole direttive europee“, ha detto il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, commentando l’idea che ricalca quella propugnata dalla Lega. “Tale scelta, lungi dal portare un’accelerazione, rischierebbe di bloccare le gare per l’improvvisa assenza di riferimenti certi“. Critici anche i sindacati delle costruzioni: “Non siamo disponibili a destrutturazioni delle regole e delle tutele”, mandano a dire i segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil. I costruttori dell’Ance dal canto loro sostengono invece che il Codice di fatto è già sospeso da tempo e le norme in materia di lavori pubblici sono solo ormai un “guazzabuglio” per cui la polemica è ingiustificata.
“Non possiamo affidare a qualche slogan semplificatorio settori delicati e complessi come quello dei contratti pubblici, da cui dipende circa il 15% del pil e parte essenziale della ripresa del Paese, anche grazie ai fondi Next Generation EU”, sottolinea il presidente dell’Anac. “Tante delle proposte formulate nel testo dell’Antitrust riprendono quanto anche noi abbiamo ribadito a più riprese, tuttavia – aggiunge – se giustamente vogliamo evitare il cosiddetto ‘blocco della firma’, per accelerare le procedure, non possiamo immaginare una semplice sospensione” del Codice. A suo avviso, “il riferimento alle sole direttive infatti non basta. Creerebbe anzi un vuoto di sistema, costringendo a stabilire cosa si applica a una serie molto vasta di profili rilevanti rimessi alla disciplina dell’ordinamento interno”.
“Il congelamento tout court del Codice, ad esempio, avrebbe pesanti ricadute sulla qualificazione, appesantendo le procedure perché le imprese dovrebbero dimostrare gara per gara la propria capacità esecutiva, ora invece, la verifica è ‘una tantum’ per tutte le gare svolte in un determinato periodo. Altri vuoti – aggiunge il presidente dell’Anac – si avrebbero sulla programmazione e sulla progettazione, sulla contabilità dei lavori, sulla fase esecutiva e sulle varianti“.
Secondo Busia, “dal punto di vista tecnico, appare molto più puntuale e strutturato il parere votato proprio ieri dalla Commissione ambiente della Camera, che valorizza – fra l’altro – le semplificazioni ottenibili ricorrendo alla Banca dati nazionale dei contratti pubblici, costituita dall’Anac. Nella stessa direzione stiamo proficuamente lavorando in un tavolo tecnico presso il ministro alle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili”. “Abbiamo già sottoposto al governo e agli organi parlamentari – conclude il presidente Anac – alcune proposte per la completa digitalizzazione delle procedure, l’effettiva qualificazione delle stazioni appaltanti, la riduzione di adempimenti e oneri per le imprese, ad esempio, tramite il fascicolo virtuale dell’operatore economico”.
I sindacati delle costruzioni dal canto loro ricordano che con il decreto semplificazioni e con la legge 120/2020 il Parlamento ha “confermato l’impianto generale del Codice degli appalti pubblici, che costituisce il fronte più avanzato per la corretta esecuzione dell’opera, e si è concentrato su specifici interventi per accelerare le opere pubbliche, con deroghe mirate, interventi sulla responsabilità dei dirigenti e con paletti chiari e condivisi su rispetto dei contratti, salute e sicurezza, sub appalti, legalità, riconoscendo un ruolo importante ai sindacati, tanto da giungere a sottoscrivere le intese dell’11 dicembre e del 22 gennaio scorso”. Quindi “sarebbe saggio prima di ogni nuovo intervento normativo verificarne gli effetti, che vedono un aumento significativo di appalti assegnati, pur in presenza del Codice vigente”.
Visto che “il vero problema è la velocità di esecuzione delle opere”, bisogna “ridurre i tempi morti, e per farlo bisogna migliorare il Codice degli Appalti, semplificando alcuni iter autorizzativi (VIA, Conferenza dei Servizi, pareri delle Sovra intendenze, ecc.). Ma se si vuole liberalizzare il subappalto, favorire il dumping contrattuale, ridurre le tutele e le procedure poste oggi a garanzia della legalità e trasparenza, destrutturare quel poco di tessuto industriale presente nel settore (a partire dalle concessioni autostradali) si sappia che ci opporremo con tutte le nostre forze, mobilitando le lavoratrici e lavoratori del settore”.
Per il vicepresidente dell’Associazione dei Costruttori, Edoardo Bianchi, “il Codice ormai è solo un simulacro ma dentro non c’è nulla”, “oggi sono almeno 7 i provvedimenti che oggi disciplinano i lavori pubblici”: “per essere operativa una parte del Codice aveva bisogno delle linee guida Anac, che non ci sono state; poi un documento Sbloccacantieri del governo Conte 1 ne ha sospeso alcune parti; poi il Semplificazioni ne ha sospese altre; più il Milleproroghe che ha sospeso altri istituti. Infine, ci doveva essere un Regolamento che doveva entrare in vigore a dicembre 2020 e che non è mai arrivato”. “Quindi una legge sui lavori pubblici alla fine ci dovrà essere e se l’ipotesi è riferirsi alla direttiva Ue è un falso problema perché il Codice di fatto per l’80% è direttiva europea”, dice ancora Bianchi, ricordando però che le direttive Ue in molti casi devono essere affidate da leggi nazionali e che ci sono istituti che in Europa non sono contemplati.