Sono destinate “per la maggior parte al mercato europeo” le 29.294.700 dosi di vaccino Astrazeneca custodite nello stabilimento della Catalent di Anagni, in provincia di Frosinone, diventate un caso per i sospetti dell’Ue – da settimane impegnata in un braccio di ferro con la società anglo svedese – che le fiale finissero fuori dai confini europei. L’ispezione da parte dei carabinieri del Nas al momento sembra aver dato esito negativo rispetto a dubbi sulla destinazione delle dosi. “Abbiamo riscontrato che è tutto regolare in merito allo stato di conservazione dei prodotti” dice all’AdnKronos il tenente colonnello Katja Carboni, ufficiale addetto al Nucleo Carabinieri Aifa.
Nel corso dell’ispezione disposta dal ministro della Salute Roberto Speranza, su input del premier Draghi, “è stata constatata la reale giacenza delle 29 milioni di dosi di vaccino. Abbiamo fatto la ‘fotografia’ di quello che avviene nello stabilimento. Le spedizioni – spiega l’ufficiale – vengono effettuate in questi giorni su input di AstraZeneca, abbiamo notato che la maggior parte delle dosi è destinata al mercato europeo. AstraZeneca possiede due piattaforme logistiche, una in Belgio destinata al mercato europeo e una in Olanda destinata al mercato extraeuropeo”.

“La mia città è balzata agli onori della cronaca per avere sul territorio ben due big Pharma che producono vaccini e ora il fatto che sia sulla bocca di tutti per questo supposto occultamento di vaccini non è piacevole. Credo tuttavia che la Catalent, in quanto società terzista, che si occupa quindi unicamente di infialare le dosi, non abbia in quanto tale voce in capitolo sulla valutazione, cioè se mandare lotti da una parte o l’altra. Credo, invece, che le direttive siano piuttosto di competenza della casa madre AstraZeneca– dice all’Adnkronos il sindaco di Anagni, Daniele Natalia – “Se quanto emerso al momento corrisponderà al vero mi dispiace non per Anagni, ma per gli Italiani e gli europei. Qui in città c’è molto riserbo sulla vicenda, d’altronde è giusto aspettare l’esito delle opportune verifiche. Per il territorio di Anagni la produzione dei vaccini ha rappresentato uno scossone in termini economici, mi dispiacerebbe da italiano se la vicenda delle dosi ferme fosse accertata”.

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