Includere nel Piano nazionale di ripresa e resilienza l’istituzione di un Servizio civile ambientale destinato ai giovani under 34, che non si traduca in volontariato, ma venga retribuito dignitosamente. È quanto si chiede in un appello rivolto al premier Mario Draghi e al ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani da Lorenzo Fioramonti, ex ministro dell’Istruzione, attraverso il nuovo gruppo parlamentare Facciamo ECO – Federazione dei Verdi firmato insieme alla deputata Rossella Muroni (che ne è capogruppo alla Camera) e all’ex deputato di +Europa Alessandro Fusacchia. Obiettivo: contrastare dissesto idrogeologico e inquinamento nelle aree del demanio, ma anche piantumare vaste aree del Paese, per ridurre le emissioni nette di gas serra. Una proposta più dettagliata sarà al centro di in un imminente incontro con Cingolani e prende spunto da quella presentata nel 2020 dall’ex deputato M5s Alessandro Di Battista e scritta da Lapo Sermonti, consulente presso International Fund for Agricoltural Development (IFAD), che oggi firma anche questo appello. Hanno aderito altri membri di Camera e Senato, i parlamentari europei ex M5s Ignazio Corrao, Eleonora Evi, Rosa D’Amato, Piernicola Pedicini, gli ex ministri Alfonso Pecoraro Scanio e Gianfranco Rotondi, professionisti ed esponenti della società civile, come il presidente della Società Meteorologica Italiana, Luca Mercalli, il magistrato Gianfranco Amendola e il vicepresidente Legambiente, Edoardo Zanchini.

L’OBIETTIVO – “Questa proposta nasce dalla necessità di coniugare la tutela dell’ambiente e del territorio, il protagonismo delle nuove generazioni e una prospettiva concreta di formazione e lavoro” spiega a ilfattoquotidiano.it l’ex ministro Fioramonti. La strada è quella istituzionale, con la gestione nelle mani del ministero della Transizione ecologica, in collaborazione con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Un passaggio necessario “per garantire a questioni giovani mansioni e retribuzioni corrispondenti a quelle di un’attività professionale in piena regola”. Sicurezza che potrebbe arrivare dai fondi del Next Generation EU. “Con quelle risorse chiediamo venga fatto un investimento di circa due miliardi da dedicare a questo percorso” aggiunge Fioramonti.

Secondo la deputata Rossella Muroni “oltre ai benefici in termini di riduzione delle emissioni, difesa dal dissesto e maggiore resilienza al cambiamento climatico grazie alla messa a dimora di nuovi alberi, un Servizio civile ambientale per i giovani nel Recovery Plan sarebbe un segnale di attenzione a quella Next Generation da cui prendiamo in prestito i fondi europei”. Non solo, sarebbe soprattutto un importante fattore di sensibilizzazione alla prevenzione in un Paese fragile come il nostro “che finora ha investito cifre assai maggiori per riparare i danni del rischio idrogeologico e degli eventi climatici estremi”.

SI PORTA AVANTI LA PROPOSTA DI DI BATTISTA – Cosa ne pensa l’ex deputato Alessandro Di Battista? “Sa che stiamo portando avanti la proposta che presentò insieme a Sermonti e ne è felice – spiega a ilfattoquotidiano.it l’europarlamentare Eleonora Evi – ed io stessa mi ero fatta promotrice di quell’idea a livello europeo. Ritengo che il momento sia strategico, dato che si sta lavorando al Pnrr e che l’Italia dovrebbe utilizzare le risorse che arrivano dall’Europa in modo oculato e lungimirante”. Ma questo è anche il segnale di un avvicinamento tra l’ex deputato del M5s e la nuova componente ecologica? C’è da aspettarsi un suo ingresso nella nuova componente ecologista? “Al momento è da escludere, perché Alessandro non ha manifestato alcuna volontà né in questa né in altre direzioni. Qualora lo facesse, ovviamente, ne saremmo felici”. Ma quale dovrebbe essere il quadro istituzionale di riferimento? Non si tratterebbe del servizio civile comunemente inteso.

UN SERVIZIO CIVILE INEDITO – La nuova iniziativa tiene conto delle nuove risorse a disposizione ma anche delle verifiche sulla fattibilità della proposta presentata a giugno 2020. Confermati gli obiettivi, si sta cercando di individuare lo strumento più efficiente per professionalizzare (e pagare) i giovani. “Perché se lo scopo resta quello di dare uno stipendio a questi ragazzi, il servizio civile comunemente inteso – spiega a ilfattoquotidiano.it Lapo Sermonti – porta con sé dei limiti, in primis per quanto riguarda la percezione degli stipendi e, inoltre, per la mancanza di copertura assicurativa per alcune mansioni. Per come è disegnato, ad oggi, questi ragazzi non potrebbero prendere in mano una motosega o guidare una ruspa. Ecco perché si era pensato anche alla strada dei centri per l’impiego”. La proposta che verrà presentata, però, rimanda al ministro Cingolani la decisione rispetto a quale struttura dovrà gestire questo percorso. “Abbiamo analizzato diverse opzioni – aggiunge Fioramonti – ma nell’ipotesi dei centri per l’impiego, ad esempio, abbiamo riscontrato che c’erano diversi ostacoli, dal problema delle Regioni e di altre sovrapposizioni, fino alle disfunzionalità dei Cpi. La discussione è naturalmente aperta, ma credo la decisione sulla gestione spetti al Ministero. Hanno tutti gli strumenti per farlo”. L’importante, però, è che non si traduca tutto in volontariato. “Dobbiamo preparare i professionisti ambientali – spiega Fioramonti – gli operatori ecologici del futuro, perché anche questa sarà l’economia dell’Italia. Partiamo con tre concetti base, ossia partecipazione alla cura del Paese, formazione di competenze con l’avviamento al lavoro e retribuzione adeguata”.

LA CURA DEL PAESE – E di questo tipo di professionalità il territorio ha un gran bisogno. Secondo le stime di Legambiente, su dati del ministero, per far fronte ai danni provocati dagli eventi meteorologici estremi, resi ancora più distruttivi dalle condizione di dissesto idrogeologico in cui versano gli ecosistemi nazionali, sono stati spesi 75,9 miliardi di euro dal 1944 al 2018 e, dal 2013, una media di 1,9 miliardi l’anno, mentre ogni euro speso in prevenzione fa risparmiare fino a 4 euro in riparazione dei danni. “La messa in sicurezza del territorio – si ricorda nell’appello – è un’attività ad alta intensità di lavoro e presenta tutte le caratteristiche di un bene pubblico”. L’idea alla base è che il moltiplicatore sociale di questo programma sia molto elevato, potendo formazione e sensibilizzazione alle attività di conservazione ambientale per centinaia di migliaia di giovani, incrementare le opportunità lavorative nel settore privato: “Invece che colate di cemento per opere infrastrutturali inutili che contribuiscono al consumo di suolo, sarebbe più saggio per la prosperità del Paese nel lungo corso investire nella tutela delle ‘infrastrutture ecologiche’”.

L’AGRICOLTURA E LE AREE INTERNE – Un altro aspetto è quello dei potenziali effetti nel settore agricolo che, secondo i dati di Coldiretti, in seguito agli effetti sempre più imprevedibili dei cambiamenti climatici ha perso oltre 14 miliardi di euro nell’ultimo decennio, tra danni alla produzione agricola e alle infrastrutture nelle campagne. L’idea è che i giovani impiegati nel programma forniscano manodopera nei terreni agricoli privati per la piantumazione di specie arboree autoctone e per la messa a dimora di siepi campestri o aree ripariali, che sono importantissimi corridoi ecologici naturali e possono offrire una serie di habitat idonei a molte specie selvatiche floristiche e faunistiche. Per entrare in partnership con il Servizio civile ambientale gli agricoltori potrebbero, ad esempio, impegnarsi a convertire la produzione con metodi agro-ecologici, in linea con la strategia ‘Farm to Fork’ del Green Deal europeo. Il disagio giovanile, tra l’altro, è ancora più forte nelle aree interne del Paese, dove il progressivo spopolamento in seguito a decenni di migrazione rurale-urbana ha portato a un paradosso: mancanza di opportunità lavorative nelle aree dissestate che attendono chi se ne prenda cura e disoccupazione crescente in aree urbane con ormai limitati margini di crescita. “Il Servizio civile ambientale – scrivono i proponenti – potrebbe offrire opportunità di lavoro retribuite dignitosamente e socialmente utili nelle aree interne, aiutandole così a trovare una nuova vita”.

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