La proposta di legge di Molinari (Lega) punta a eliminare la possibilità di scontare la pena con modalità alternative al carcere, mentre Magi, deputato ed ex Segretario nazionale dei Radicali Italiani, è il primo firmatario di un ddl che punta a legalizzare l’autoproduzione di cannabis, eliminando le relative pene e sanzioni. Nel frattempo raccolta firme dell'associazione Meglio Legale per fare pressione sulla politica
Per il funzionamento dei meccanismi delle commissioni parlamentari, quando si incardina la discussione sulla modifica di una determinata legge tutte le proposte che la riguardano vengono affrontate nello stesso momento. Ed è ciò che sta accadendo a proposito della modifica dell’articolo 73, il testo unico sugli stupefacenti. Da una parte la proposta della Lega, a prima firma Riccardo Molinari, che aumenta le pene per le ipotesi di lieve entità relative a produzione, spaccio e detenzione di stupefacenti, prevedendo l’arresto obbligatorio per chi sia colto in flagranza ed elimina la possibilità di scontare la pena con modalità alternative al carcere; dall’altra parte quella proposta da Riccardo Magi, deputato ed ex Segretario nazionale dei Radicali Italiani, come primo firmatario di un disegno di legge sostenuto da tutti i parlamentari che hanno aderito all’intergruppo per la legalizzazione, che punta a legalizzare l’autoproduzione di cannabis, eliminando le relative pene e sanzioni, oltre a rafforzare l’attenuante della lieve entità per il traffico e la detenzione, che diventerebbe una fattispecie autonoma.
E così Meglio Legale, che da un anno si pone come ponte tra istituzioni e cittadini per aprire un dibattito e discutere i temi riguardanti la legalizzazione della cannabis, ha lanciato un appello al presidente della Commissione Giustizia Mario Pierantoni e a tutti i membri, invitando i cittadini a firmare online la campagna per fare pressione sulla politica. In pochi giorni le firme raccolte sono più di 7mila e Pierantoni ha risposto all’appello dichiarandosi favorevole alla coltivazione domestica di cannabis e specificando che darà impulso alla legge in commissione. Tra le firme di personaggi celebri anche quelle dell’avvocatessa Cathy La Torre e di Michela Murgia.
Di segno opposto le reazioni di Maurizio Gasparri (Forza Italia), secondo cui “la legalizzazione delle droghe è un argomento che non potrà nemmeno essere affrontato. Si investa invece su campagne di informazione sui pericoli delle droghe”. Sulla stessa linea Simone Pillon (Lega), che si scaglia contro le Sardine. Loro “e i loro amici – dice – dovrebbero farsi un giro in una comunità di recupero prima di parlare, facciano tutti i proclami che vogliono, ma la droga è morte”. Il riferimento è alle recenti dichiarazioni del movimento delle Sardine che avevano attaccato Gasparri – “afferma con orgoglio che nel Parlamento italiano la legge sulla legalizzazione non passerà mai” e aggiunto che “l’attuale ‘guerra santa’ alla cannabis colpisce piccoli consumatori, ragazzini minorenni nelle scuole, imprenditori di cannabis light e persino malati, lasciando impuniti i grandi narcotrafficanti, che ogni sera pregano il santino di Gasparri di continuare a proteggerli”.
Meglio Legale, sostenuta da oltre trenta associazioni, ricorda come nel dicembre del 2019 le Sezioni unite della Corte di cassazione “hanno stabilito che non costituisce reato la coltivazione domestica di cannabis che ‘per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaia destinata all’uso personale’. Un pronunciamento perfettamente in linea con gli intenti della proposta di legge Magi, che consentirebbe chi consuma di non rivolgersi alla criminalità organizzata; svuotare le carceri dalle persone che necessitano di un trattamento per la propria dipendenza; liberare forze dell’ordine e tribunali da inutili procedimenti e, soprattutto, separare il mercato delle droghe leggere da quello delle droghe pesanti, permettere anche a chi fa un uso terapeutico di potersi curare. Un tema caldo, quest’ultimo, data anche l’attenzione mediatica suscitata dal caso Walter De Benedetto”.
Si tratta di un paziente affetto da artrite reumatoide che per oltre tre anni, anche tramite il suo avvocato, aveva chiesto un aumento della cannabis che gli veniva già fornita dalla Asl per la sua patologia, senza mai ottenere risposta. A quel punto aveva fatto l’unica scelta possibile per chi non vuole recarsi da uno spacciatore, con tutto ciò che comporta: aveva iniziato a coltivare cannabis. Non da solo, perché la patologia che lo affligge lo costringe in carrozzina, ma facendosi aiutare da un amico. Se per l’amico è stata disposta la “messa in prova” che, se superata, cancellerà il reato, Walter invece è sotto processo per coltivazione di sostanza stupefacente in concorso e rischia fino a sei anni di carcere. Un processo che ha portato a un forte coinvolgimento dalla società civile e che ha visto prima un video-appello diretto al presidente Mattarella, poi la disobbedienza civile di Riccardo Magi, che gli ha donato le infiorescenze coltivate durante la campagna di disobbedienza civile “iocoltivo” prima di andare ad autodenunciarsi, e poi un digiuno a staffetta portato avanti da diverse realtà antiproibizioniste. Una mobilitazione che non ha evitato il processo che vedrà Walter come imputato nella prossima udienza prevista il 27 aprile.
Una situazione, quelle dell’autoproduzione di cannabis, che in Italia rappresenta un reato ma che in Paesi come il Canada, in cui il via libera alla cannabis medica risale al 2001, è perfettamente legale: gli ultimi dati dicono che nel Paese dalla foglia d’acero ad oggi ci sono più di 43mila pazienti autorizzati a coltivare le proprie piante o a nominare qualcuno che lo faccia per loro. Da Meglio Legale sottolineano infine che molti degli esperti chiamati in audizione “hanno messo in rilievo gli aspetti positivi, soprattutto in termini di lotta alla criminalità e di minore pressione sulle forze dell’ordine e sul sistema della giustizia, che deriverebbero da iniziative di decriminalizzazione della coltivazione e di introduzione di reati di lieve entità”. Lo stesso Procuratore nazionale antimafia Roberto Cafiero De Raho ha affermato che “la coltivazione ad uso personale ridurrebbe la necessità per il consumatore di droghe leggere di rivolgersi alla manovalanza criminale, togliendo alla criminalità organizzata una fetta di mercato”.
“Ci auguriamo che possa iniziare subito una discussione su un testo base che tenga conto del parere degli esperti, che dunque risulti migliorativo della proposta Magi e accantoni quella Molinari”, conclude Antonella Soldo, coordinatrice della campagna Meglio Legale puntualizzando che “il recente cambio della maggioranza di governo richiede di indicare a quali proposte legislative dare priorità, e speriamo che, soprattutto i capigruppo, indichino il decriminalizzare la coltivazione domestica tra queste”.