Dopo Barbara D’Urso, sentita pochi giorni fa dalla Procura di Roma – come rivelato da FQ Magazine – in veste di persona informata sui fatti, il prossimo a essere ascoltato dal pm Carlo Villani dovrebbe essere il produttore Alberto Tarallo. L’indagine sulla presunta istigazione al suicidio dello sceneggiatore Teodosio Losito prosegue e i filoni s’intrecciano dando vita ad una realtà che a tratti pare superare la fantasia e tra i nuovi dettagli spuntano debiti per oltre 1,6 milioni di euro e un loft a Milano nel quale Losito progettava di ricominciare una nuova vita.
L’EREDITÀ DI LOSITO E L’APPARTAMENTO A NEW YORK
In attesa di essere convocato dal pm Villani, Alberto Tarallo rompe il silenzio e lo fa attraverso il suo avvocato, Daria Pesce, che al Corriere della Sera ha rilasciato alcune precisazioni importanti per chiarire il quadro complesso che si sta delineando in queste settimane. A cominciare dall’eredità lasciata da Teodosio Losito, di cui resta traccia nel suo testamento, che forse però sarebbero due, come sta cercando di capire il fratello di Losito, Giuseppe. «Al netto dei debiti, l’eredità sarebbe poca cosa, non i 7 milioni che furono: la vendita dell’appartamento di New York ne fruttò soltanto uno», rivela ora il Corriere.
COM’È COMINCIATO IL TRACOLLO ECONOMICO
Ma quando e com’è iniziato il tracollo della Ares? «Con la fiction Donne d’onore, costata 400 mila euro e mai andata in onda», rivela il Corriere. Ma Ilfattoquotidiano.it è in grado di contestualizzate la situazione. «Tutti sapevano che i problemi sono cominciati quando è stata bloccata la produzione di una nuova serie tv cui Teo teneva tantissimo. In ballo però non c’era solo quel progetto ma anche un altro con tanto di accordo già pronto», rivela a Fq Magazine un’amica di Losito che chiede di restare anonima. «La produzione sarebbe dovuta partire a novembre 2017, gli slittamenti furono continui fino a quando ricevettero una lettera con la quale vennero informati che non si sarebbe più prodotta. Per loro fu uno schiaffo. Teo a quel punto iniziò a dire: vogliono farci fallire», aggiunge.
LOSITO VOLEVA LASCIARE TUTTO E TRASFERIRSI A MILANO
Mentre il Corriere aggiunge che Tarallo avrebbe soccorso due volte Losito, prima con un bonifico da 800 mila euro, poi con una fideiussione bancaria da 850 mila, per saldare altre pendenze, emerge il desiderio dello sceneggiatore di cambiare completamente vita, andandosene dalla villa di Zagarolo per tornare a vivere nella sua Milano. Un progetto più che concreto, tanto che il settimanale Oggi ha rivelato che Losito nel 2016 aveva acquistato il terzo e quarto piano di una casa di ringhiera nel capoluogo lombardo per farla diventare la propria abitazione. «Aveva sostenuto i costi di una radicale ristrutturazione e dopo due anni di lavori era pronto a trasferirsi nello scintillante loft di oltre 300 metri quadri, a due passi dal naviglio della Martesana. La casa nel frattempo è passata ad Alberto Tarallo, che Losito aveva indicato in un testamento olografo come suo erede universale. Il loft però è già stato messo in vendita attraverso un’agenzia immobiliare di Milano al prezzo di 780 mila euro».
I CONSIGLI A GARKO
Sullo sfondo restano poi le rivelazioni sulle regole che la Ares avrebbe imposto ai suoi attori, tra flirt a tavolino e finte paparazzate. Anche su questo tema è intervenuto Tarallo, che attraverso l’avvocato Pesce ha minimizzato: «Se Gabriel Garko impersonava un mafioso sciupafemmine, gli sconsigliavo di dichiararsi gay, perché avrebbe danneggiato la fiction, nessuna costrizione, soltanto suggerimenti di buon senso».