Cronaca

Vaccini, le Regioni chiedono un confronto urgente col governo: “Serve cambio di passo, ma va fatto insieme”. Modificate le linee guida

I presidenti di Regioni pretendono un chiarimento dopo le parole di Draghi in Parlamento, che ha parlato di differenze "difficili da accettare". Bonaccini firma una lettera indirizzata a Draghi, il vertice dovrebbe tenersi lunedì. Intanto è stato rivisto il documento con le linee di indirizzo organizzativo e strutturale: spariti i riferimenti a minuti necessari e orari di apertura, resta solo l'obiettivo delle 800 somministrazioni al giorno nelle strutture di medio/grandi dimensioni

La richiesta di un confronto urgente con il premier Mario Draghi sulla campagna vaccinale, perché un “cambiamento di passo” serve ma va fatto “insieme al governo”. I presidenti di Regioni pretendono un chiarimento dopo la strigliata in Parlamento, quando mercoledì Draghi ha parlato di differenze tra le Regioni nella somministrazioni delle dosi “difficili da accettare, con alcune che “trascurano i loro anziani” in favore di gruppi con potere contrattuale. L’incontro a Palazzo Chigi dovrebbe tenersi lunedì.

Intanto è stata trovata la quadra sulla versione definitiva del documento delle ‘linee di indirizzo organizzativo e strutturale dei punti vaccinali territoriali straordinari’ dopo il vertice tra Stato e Regioni. Nel documento, che si è delineato a seguito del confronto delle Regioni con i tecnici del governo e la ministra per le Autonomie, Maria Stella Gelmini, è scomparso il riferimento ai minuti necessari per la somministrazione (nella precedente bozza era di 10 minuti, esclusa la fase di ‘osservazione’). Cancellati dalle linee anche i punti vaccinali medi, piccoli e mobili, restano solo quelli definiti “di medie/grandi dimensioni“, che saranno in grado di vaccinare 800 persone al giorno: eliminata la voce sugli orari di apertura (erano fissati a 12 ore per i punti medi e grandi). Nella nuova versione del documento, inoltre, “vengono espressamente fatte salve le necessità organizzative dei punti vaccinali di minore dimensione (ad esempio gli studi medici e le farmacie) che, in osservanza alla normativa vigente, costituiscono l’ossatura di quel sistema di vaccinazione diffuso e capillare che è necessario a garantire il rapido superamento della situazione pandemica”.

Ma non basta. Sul piano politico c’è da scongiurare il rischio di un ennesimo strappo dopo le parole del premier in Parlamento. “Il piano di vaccinazione è stato fatto dal governo nazionale, non è stato fatto dalle Regioni. Il governo avrebbe benissimo potuto, ove l’avesse voluto, chiederci di sospendere le categorie prioritarie”, attacca Giovanni Toti. A mediare con il fronte dei governatori di centrodestra è il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini: il primo passo è un lettera indirizzata a Draghi in cui si chiede “un confronto urgente con il governo sull’andamento della campagna vaccinale” perché “un cambiamento di passo si deve realizzare, ma devono farlo insieme Governo e Regioni”.

Nei prossimi giorni, con l’avanzare delle somministrazioni e in vista della conclusione delle vaccinazioni di over 80 e fragili, dovrebbero anche essere riviste le percentuali di ripartizione dei vaccini nelle Regioni, che saranno presto calcolate in base alla popolazione residente.