Anche Norvegia, Danimarca e Finlandia tengono il composto per prevenire Covid in stand by. Il 18 marzo l'Agenzia europea del farmaco aveva risposto alle richieste di chiarimenti sostenendo che il vaccino è sicuro
Norvegia, Danimarca e Finlandia tengono il vaccino AstraZeneca ancora in stand-by. Copenaghen ha prorogato oggi la sospensione dell’uso del vaccino, sviluppato dai ricercatori di Oxford, nel Paese per “altre tre settimane” spiegando di non avere escluso un possibile collegamento con i casi di trombosi nonostante l’Agenzia europea del farmaco abbia affermato che è sicuro. “Oggi abbiamo deciso di estendere la nostra pausa per altre tre settimane”, ha detto durante una conferenza stampa, riferendosi al vaccino di AstraZeneca, il direttore dell’Autorità sanitaria danese Soren Brostrøm.
La Danimarca aveva sospeso l’uso di AstraZeneca come misura precauzionale l’11 marzo, dopo avere riportato il decesso di una donna di 60 anni per coaguli di sangue una settimana dopo aver ricevuto il composto per prevenire Covid-19. A seguire aveva deciso lo stop Islanda e Norvegia, mentre Francia e Germania aveva stabilito di proseguire. Poco dopo in Danimarca era stato segnalato il decesso di una seconda persona nel Paese, sempre dopo la somministrazione del vaccino della casa farmaceutica anglo-svedese. Le autorità sanitarie danesi avevano affermato di non avere prove che il vaccino fosse collegato ai decessi, ma di volere sospendere in via precauzionale. Circa 150mila persone in Danimarca hanno ricevuto una dose del vaccino AstraZeneca. Brostrøm la scorsa settimana aveva dichiarato che i funzionari hanno bisogno di più tempo per valutare il vaccino. “Non buttiamo via il vaccino AstraZeneca. È in frigorifero“.
Successivamente un alert delle autorità tedesche aveva portato come una reazione a catena la stop in tutta Europa, ma dopo una settimana di verifiche, il 18 marzo, l’Ema aveva dato rassicurazioni sulla sicurezza del vaccino e garantito che ulteriori verifiche erano in corso. Gli scienziati tedeschi hanno poi stabilito che i trombi vengono innescati da una reazione immunitaria che è nota e può essere curata. In Germania i casi sono stati 7 su 1,6 milioni di vaccinati, in Italia 3 su 2 milioni, in Norvegia 2 su 120mila vaccinati, in Spagna 1 su 2 milioni, in Gran Bretagna 3 su 11 milioni e in India 2 su 4 milioni. Successivamente sono state fornite anche le raccomandazione dall’istituto Paul Ehrlich.
Le somministrazioni di Astrazeneca sono ripartire in Francia il 18 marzo – con la limitazione di somministrazione agli over 55 – e poi in Italia e Germania il giorno. Altri paesi si sono presi qualche giorno in più. Ieri la campagna vaccinale è ripartita in Spagna. La novità principale è che adesso il limite d’età massimo delle persone che possono ricevere questo vaccino è di 65 anni e non più di 55. Le priorità stabilite in questa fase della campagna di vaccinazione con il prodotto di AstraZeneca sono collettivi professionali come pompieri, forze dell’ordine e insegnanti e la popolazione generale tra i 55 e i 45 anni. L’obiettivo del governo è vaccinare il 70% della popolazione della Spagna “entro l’estate”. Oggi anche la Svezia ha deciso di riprendere le vaccinazioni. “Il vaccino è perfetto per i più anziani, tra i quali molti si ammalano gravemente ogni giorno”, ha spiegato il direttore generale Johan Carlson. “Non abbiamo rilevato rari e seri effetti collaterali tra gli anziani. In base a queste premesse rimuoviamo la sospensione per le persone che hanno più di 65 anni”.
Intanto l’Ema ha convocato un gruppo di esperti ad hoc per il 29 marzo per fornire un contributo aggiuntivo alla valutazione in corso del vaccino AstraZeneca e dei casi di trombosi. L’ente ha anche aggiornato sul proprio sito le informazioni sul prodotto modificate e la relativa comunicazione diretta agli operatori sanitari. Il gruppo di consulenti esterni include esperti in ematologia (trombosi ed emostasi), medicina cardiovascolare, malattie infettive, virologia, neurologia, immunologia ed epidemiologia. Si incontreranno per fornire le loro opinioni al Prac (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee) su aspetti quali qualsiasi meccanismo d’azione plausibile, possibili fattori di rischio e qualsiasi dato aggiuntivo necessario per acquisire una più profonda comprensione degli eventi osservati e del potenziale rischio. Il gruppo di esperti includerà anche due rappresentanti del pubblico. L’esito della riunione del 29 marzo, insieme a un’ulteriore analisi dei casi segnalati, contribuirà a una raccomandazione aggiornata dell’Ema, attesa tra il 6 e il 9 aprile.