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Cala Cimenti, la moglie Erika: “Mi viene da incazzarmi per non essere morta con lui, sotto la neve”

L'alpinista è morto il 9 febbraio 2021 sotto due metri di neve, in Alta Valle di Susa, travolto da una valanga mentre si trovava con l'amico e compagno di escursione Patrick Negro, morto anche lui. La moglie ha rilasciato un'intervista toccante e bellissima al Corriere della Sera

di F. Q.

Carlalberto Cimenti, o meglio “cala”, è morto il 9 febbraio 2021 sotto due metri di neve, in Alta Valle di Susa, travolto da una valanga mentre si trovava con l’amico e compagno di escursione Patrick Negro, morto anche lui. E l’intervista che Erika, sua moglie, ha rilasciato al Corriere della Sera è un racconto entusiasmante e doloroso della vita accanto a un alpinista. Uno di quelli “da Ottomila”, che la montagna la scala perché la ama o, semplicemente, “perché è lì”. “È morto qui, nel parco giochi di casa sua, con tutte le cose pericolose che ha fatto in giro per il mondo…“, racconta Erika. Monte Bianco scalato a 12 anni con il padre (e il Bianco non è certo un percorso benessere), due notti passate sulla cima del Gasherbrum VII, un Ottomila himalayano che sa essere cattivo, per salvare la vita a un a amico, il Nanga Parbat con gli sci. La sofferenza di Erika è si fa concreta nelle sue parole: “Cala viveva come se non ci fosse tempo. Ogni tanto mi diceva: quando avremo dei figli dovranno viaggiare, fare sport e studiare. C’era un progetto di vita che guardava in là, certo, ma non mi ha mai detto: quando saremo vecchi… Non ho mai messo a fuoco di avere la possibilità di invecchiare con lui. Eppure Erika non prova rabbia: “Io non sono arrabbiata con lui, con la neve, con la montagna. Solo avrei voluto più tempo, avrei voluto quel bambino, avrei voluto il viaggio già pagato per la Patagonia, a novembre. Ho sempre messo in conto che potesse morire ma non adesso, non così, non qui. Avevamo ancora delle cose da fare“. Una storia nata grazie a un amico, una conversazione su Facebook, poi l’amore, anche se il padre le disse “non innamorarti di un alpinista”. E poi, l’incidente “a casa sua”: “Dovevo andare anch’io con loro ma poi una collega si è presa il Covid e ho dovuto rimanere in quarantena, così Cala e Patrick sono andati senza di me. Ma io volevo morire con lui. So che avrei fatto un torto alla mia famiglia ma oggi non mi viene da dire che sono stata fortunata, mi viene da incazzarmi per non essere stata accanto a lui sotto la neve“. Una giornata di disperazione, quel 9 febbraio: “Stavo andando su quando uno dei suoi migliori amici mi ha dato la conferma: ‘È sotto‘”. L’uomo che le ha chiesto di sposarla davanti a un Ottomila non c’era più. “Le sue ceneri saranno sparse parte in Nepal, che era casa sua, e parte sul Rocciamelone, la sua montagna del cuore qui in Piemonte“.

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