Aveva ordinato di rimuovere disegni e nastrini lasciati da alcuni bambini all’ingresso della scuola per raccontare quanto a loro manchi stare in classe con compagni e maestre, parlando di una “protesta non autorizzata”, ma alla fine ha dovuto fare dietrofront il rettore del Convitto Longone di Milano. Tra i disegni rimossi, anche quello di Emma Angelina, una delle figlie della giornalista e conduttrice Francesca Barra che, sui social, ha raccontato l’accaduto e sfogato la sua delusione, per poi aggiornare la cronaca dei fatti. E l’aggiornamento è una seconda circolare del rettore: per dare spazio all’espressività dei bambini “che la scuola ritiene molto importante anche e soprattutto in questo periodo” in entrambi i plessi è stata predisposta una bacheca interna sulla quale potranno essere esposti i disegni che gli alunni creeranno con spontaneità in questo periodo di didattica a distanza. Tra l’altro, nella sede di via Vigevano, a due passi dai Navigli, sono già stati esposti i tre disegni affissi ieri sul portone esterno e rimossi dal personale. Li avevano portati alcuni bambini, accompagnati da una decina di mamme e papà, tra cui la stessa conduttrice, che aveva deciso di partecipare all’iniziativa su invito di un gruppo di genitori. Sul sito dell’istituto, però, era stata pubblicata la circolare 137: “L’affissione di cartelloni, disegni, striscioni e/o simboli di protesta sulle pareti e sui cancelli di pertinenza del Convitto Longone non è autorizzata dalla dirigenza. In caso di affissione non autorizzata di cartelloni, striscioni e simboli di protesta (es. nastri colorati), ne sarà disposta la rimozione”.
FRANCESCA BARRA: “NESSUN TABÙ” – Dopo aver affidato a un video e a un post sui social la sua delusione per quelle parole scritte in una “fredda missiva”, reazione a “due disegnini di carta e qualche nastrino colorato”, intervistata da ilfattoquotidiano.it Francesca Barra ha spiegato le ragioni che l’hanno spinta ad accompagnare la bambina, che frequenta la seconda elementare, ai cancelli della scuola perché lasciasse il suo disegno e che la convincono ancora, oggi più che mai, di quanto ci sia bisogno di comunicare e raccontare le difficoltà di questo momento. Un momento “che non deve essere un tabù, perché sono disagi che ci riguardano tutti, ancora di più chi non ha la possibilità di scegliere, chi non può lavorare da casa o non ha alcun tipo di aiuto”. Anche a casa sua, insieme al marito, l’attore Claudio Santamaria, ci si organizza come si può. E Francesca Barra ha tre figli. Oltre a Emma Angelina, anche Renato, di 14 anni e la piccola Greta di quasi 5. Insomma, tutte età delicate, tutti in Dad. Che poi è ormai la normalità in milioni di case. Dunque, perché non raccontarla: “È mio diritto sentirmi spesso affaticata, confusa, spaventata. Sono colpevole di aver accompagnato mia figlia davanti la scuola, perché lasciasse un disegno che spiegasse quanto le manca – ha detto a ilfattoquotidiano.it – sono colpevole di raccontare le difficoltà che genitori e bambini stanno incontrando in queste settimane, di cui rimarrà probabilmente un segno per sempre. Sono colpevole di spiegare il mio punto di vista sulla Dad, che rispetto in quanto parte delle misure di precauzione contro la diffusione del Covid-19, ma di cui noto ogni giorno i limiti e le carenze d’impostazione. Sì, sono colpevole”.
LO SFOGO SUI SOCIAL – Nel post pubblicato sui suoi social la giornalista ha citato il maestro Alberto Manzi, che negli anni Sessanta condusse la celeberrima trasmissione ‘Non è mai troppo tardi’, facendo prendere la licenza elementare a quasi un milione e mezzo di italiani: “Non rinunciate mai, per nessun motivo, sotto qualsiasi pressione, ad essere voi stessi – diceva Manzi e ricorda la conduttrice – siate sempre padroni del vostro senso critico e niente potrà farvi sottomettere. Vi auguro che nessuno mai possa plagiarvi o addomesticare come vorrebbe”. Intervistato dal quotidiano La Repubblica (prima di firmare la seconda circolare, ndr) il rettore del Convitto Longone, Lorenzo Alviggi, aveva dichiarato che “la mobilitazione contro una decisione del Governo, come quella di chiudere le scuole, è una protesta politica e la scuola, essendo un ente pubblico, non può essere utilizzata per alcun tipo di protesta che abbia uno sfondo politico”. Ma quella di quattro o cinque bambini accompagnati dai genitori che lasciano dei disegni davanti la scuola, può essere considerata una protesta? “Non era protesta, ma manifestazione di amore per la scuola ed anche per gli insegnanti che, voglio sottolinearlo, sono meravigliosi. Al posto del rettore, ne sarei stata felicissima” è stata la replica di Francesca Barra che, per tutta risposta, si è offerta di “imbiancare il portone della scuola talmente sporco che forse il disegno lo rendeva più bello”. Al di là delle ragioni, però, resta quella che dovrebbe essere la priorità, ossia le emozioni dei più piccoli, nell’ultimo anno già trascurate a sufficienza nei decreti che si sono susseguiti. Francesca Barra ha sottolineato la mancanza di ogni riferimento alle emozioni dei più piccoli nella prima circolare. Non è un caso se, nella nuova comunicazione del rettore, c’è più di un riferimento ai bambini e ai disegni con i quali hanno voluto esprimere il loro attaccamento alla scuola. Nel frattempo però, la giornalista ha voluto chiarire la sua posizione.
BARRA: “NON POSSIAMO VERGOGNARCI DI DIRE COSA NON VA” – Nessuna protesta contro la Dad, anche se pesa molto a un genitore che cerca di ridurre al massimo il tempo trascorso dai suoi bambini davanti a uno schermo, vederli ora davanti al computer per diverse ore. Ma è “un compromesso educativo e lo faccio, da buon soldato”, pur sottolineando alcuni limiti. “Mia figlia rispetta la decisione di chiudere le scuole per prudenza – ha scritto la conduttrice rivolgendosi direttamente al rettore – pur soffrendo terribilmente per le ore passate davanti al video e per lo svolgimento dei compiti pomeridiani”. Il problema non riguarda solo i bambini: “Ci hanno detto da un giorno all’altro che i nostri figli avrebbero frequentato le lezioni con la Dad, ma non ci hanno dato un metodo, magari a seconda dell’età dei nostri figli che vivono disagi diversi e hanno diverse esigenze. Forse manca la piena consapevolezza del fatto che anche chi è a casa, grazie allo smart working, deve comunque lavorare, concentrarsi. Non si tratta di vacanza. E non si comprende la lotta di chi, nonostante le mille difficoltà, vuole che tra le mura di casa i proprio figli trascorrano del tempo di qualità, non sentendosi abbandonati a se stessi e neppure di intralcio al lavoro dei genitori”. E che sia un tema molto sentito, lo dimostrano i messaggi ricevuti da Francesca Barra in queste ore: “Molte sono maestre, magari mamme anche loro, che possono capire il desiderio di fare qualcosa. Pensavo potesse essere terapeutico sentire di non essere i soli ad essere sconfortati e che manifestare la propria voglia di tornare a scuola potesse essere liberatorio e non anche, come ho percepito la sua lettera, l’ennesima repressione di un diritto”. Pensavo fosse amore….non una protesta politica.