Apprendiamo, senza eccessiva emozione, che papa Francesco ha deciso di ridurre lo stipendio ai cardinali. Pio XII il 30 novembre 1952 col il motu proprio “Valde solliciti” (Molto solleciti) tagliò di sette metri la coda ai cardinali. Fino ad allora, infatti, i porporati indossavano un mantello con uno strascico di ben m. 12, detta “cappa magna”. Oggi solo i narcisisti patologici e irrecuperabili la portano come i cardinali tradizionalisti che anche così contestano Bergoglio, tipo il card. Raymond Leo Burke (e compagni): in rete vi sono filmati da spanciarsi: qui se ne può vedere uno statunitense. Qui invece si vede un cardinale tedesco del secolo XVIII, assunto per la pulizia di scale e corridoi. Pare che i cardinali statunitensi sia appassionati ancora alla coda di m. 12. il card. Giuseppe Siri di Genova era un patito morboso della “cappa magna”.

Papa Bergoglio, più modesto, ma più concreto, va in profondità e mette le mani nel portafoglio dei cardinali, riducendogli gli emolumenti di carica del 10%, risparmiando così poco più di un milione e mezzo all’anno. Gli altri ritocchi riguardano tutti i responsabili apicali religiosi che si vedono decurtare l’8%, mentre i laici, impiegati e operai non vengono toccati, ma devono rinunciare al blocco per un anno e mezzo. Poca roba, perché hanno altri e più sostanzioso benefici, come la benzina senza accise o tasse, lo spaccio senza Iva, le medicine a costo conveniente, ecc.

Ciò che colpisce positivamente in questo provvedimento è il criterio che, come dice lo stesso Francesco, è fondato su due principi: “proporzionalità e progressività”. Ciò significa: chi ha di più, paga; chi non ha, non paga, tutelando impiegati e operai che hanno famiglia e figli, mentre preti, suore, frati, cardinali e monsignori che lavorano in Vaticano, non dovrebbero averne. Nell’insieme il risparmio non è granché, ma credo che il papa abbia voluto dare un segnale di austerità o lanciare un paio di messaggi. “Ad intra”, invitando cardinali e vescovi a rivedere il loro stile di vita che appare più ricco di quello che è veramente. “Ad extra”, dando l’esempio a politici e governanti che in questo tempo di pandemia prendono provvedimenti e danno ristori irrisori, mentre loro non toccano mai i loro pur lauti stipendi con benefit annessi e connessi. Ogni volta che si prende un provvedimento economico che pesa sui cittadini, bisognerebbe partire sempre, in modo automatico, dallo stipendio dei parlamentari.

Penso che papa Francesco avrebbe potuto fare di più e non limitarsi solo al 10% dell’indennità cardinalizia. A mio parere, se proprio voleva risparmiare, avrebbe dovuto abolire semplicemente il cosiddetto “sacro collegio dei cardinali”, che, nella propria mondanità, nulla ha di sacro. Avrebbe risparmiato circa 15 milioni di euro all’anno. Non è poco. Qualcuno potrebbe obiettare che il compito esclusivo dei cardinali è il conclave per eleggere il papa. Basta cambiare sistema e smantellare tutta la muffa che in 21 secoli si incrostata in modo spaventoso.

Mi permetto di suggerire un modo, ma penso che ve ne possano essere altri e più adeguati. Perché uno possa essere eletto papa, è necessario solo che sia un battezzato, non necessariamente deve essere cardinale o vescovo (lo diventa subito dopo l’elezione). Sarebbe l’occasione per fare la grande rivoluzione e dichiarare che la condizione essenziale del battesimo è indifferente al sesso e alle condizioni personali. La procedura che io ipotizzo è questa: ogni parrocchia del mondo elegge democraticamente n. 10 persone battezzate, avendo attenzione che siano rappresentative: una donna, un uomo, un frate, una suora, un prete, un vescovo e qualche riserva in più, i cui nomi sono depositati in Diocesi. Tutte le diocesi del mondo, tra questi nomi eleggono n. 10 persone con gli stessi criteri. Lo stesso fanno le Conferenze episcopali nazionali, poi a livello di continente e, infine a livello mondiale.

Il numero finale deve essere di 140 elettrici/elettori (= 7x2x10) e altri 490 (= 7x7x10) di riserva, mantenendo sempre le proporzioni di rappresentanza, di genere e di servizio. Questo elenco finale ha la durata di cinque anni. Quando muore un papa, i 140 elettori si riuniscono in Cappella Sistina ed eleggono il papa, indipendentemente dal sesso o dalla condizione. Se nel frattempo, muore qualcuno, subentrano gli altri, in attesa che ogni cinque anni si rinnovi l’elenco. In questo modo nessuno saprà chi elegge il papa e l’elezione di fatto è affidata al caso, come avveniva presso gli Ebrei che tiravano a sorte.

È chiaro che sto provocando, ma non troppo, perché ciò che serve alla Chiesa, oggi e anche domani, non è un taglietto di onorario, ma una profondissima riforma dalle fondamenta; se va avanti così, scomparirà per sempre o, se va bene, resterà come struttura museale a beneficio del turismo. Questa Chiesa non è più riformabile: solo un terremoto sussultorio e ondulatorio, al tempo stesso, potrebbe porre le basi per un capovolgimento vitale. Quando quel giorno arriverà, sarà sempre troppo tardi, perché non c’è nulla di più tragico e avvilente che essere obbligati dagli eventi a scegliere, mentre è tutta un’altra musica se si sceglie per intelligenza dei tempi, del futuro, avendo una visione che supera i secoli.

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