Per un errore commesso il giorno del Maracanazo, che costò il titolo mondiale al Brasile nel 1950, il portiere Moacir Barbosa Nascimento visse per tutta la vita come un reietto, o quasi. Il 27 marzo di cent’anni fa nasceva a Campinas, nello stato di San Paolo, uno dei migliori portieri della storia del futebol brasiliano che dovette però sempre fare i conti, è morto nel 2000, con quel maledetto pomeriggio. Negli ultimi anni qualcosa è cambiato grazie soprattutto al Vasco da Gama, club in cui ha giocato e vinto molto, e a un’amica che si sente in dovere di tenerne in vita la memoria, cercando anche di leggere in maniera diversa alcune storie raccontate da e su Barbosa.

Nel 1950 le nazionali europee non si erano ancora riprese dalla Seconda Guerra Mondiale, alcune neppure si imbarcarono per il Brasile. Il ruolino di marcia della Selecao invece, tra amichevoli e Coppa America, era impressionante. La Coppa del Mondo si giocava in casa e con una squadra ricca di talenti come Ademir e Zizinho non si poteva perdere il torneo. Sembrava chiaro a tutti, per i brasiliani era quasi scontato.

L’inizio è incoraggiante e, dopo un ottimo girone iniziale, anche la seconda fase scorre via tranquilla. Il Brasile arriva all’ultima partita contro l’Uruguay in una posizione di vantaggio dopo aver sconfitto per 7-1 la Svezia e per 6-1 la Spagna. Con Ghiggia, Schiaffino, Varela e compagni basterà pareggiare per vincere il Mondiale. Non è la finalissima, ma è come lo fosse. Un punticino e il Brasile conquista quello che gli spetta, sembra quasi un diritto acquisito, cioè la prima Coppa del Mondo. Barbosa ha giocato tutte le gare. È un portiere forte, completo ed esperto. Titolarissimo. Nel suo palmares ci sono già parecchi titoli nazionali e internazionali.

Allo stadio il numero di presenze è mitologico. Perché a quelli regolarmente entrati si aggiunge una marea di gente che in qualche modo è riuscita a intrufolarsi. In tutto circa 200mila spettatori. La Selecao va in vantaggio con Friaça, l’Uruguay però non molla e pareggia con un bel gol di Schiaffino. Se finisse così la formazione allenata da Costa alzerebbe comunque la Copa Rimet. Eppure gli uruguagi, che il titolo lo avevano vinto anche nel 1930 a spese dell’Argentina, continuano a crederci. Attaccano e al 79esimo Ghiggia si invola sulla fascia e guarda al centro, Barbosa pensa ad un cross e lascia libero il primo palo, ma l’ala tira in porta proprio sullo spazio lasciato dal portiere. L’errore tecnicamente è grave. L’Uruguay vince 2-1 e incredibilmente conquista la Coppa del Mondo. Il Maracanà ammutolisce, tutto il Paese è sconvolto. Per anni si parlerà di numerosi suicidi dopo il match.

Barbosa è colpevole di aver subito il gol decisivo con il quale il Brasile ha perso un mondiale che tutti pensavano di aver già vinto. Ma come può essere che un uomo diventi per tutta la vita un respinto per un errore su un campo di gioco? Eppure in Brasile è successo. Il fatto che Barbosa sia nero non lo ha sicuramente aiutato in un Paese in cui il razzismo esiste.

Quella fu la prima volta che un ragazzino di nove anni, a Bauru già iniziavano a chiamarlo Pelé, vide il padre piangere. Dopo la partita il giovane entrò in casa e vide Dondinho e i suoi amici chiusi in uno strano silenzio. “Il Brasile ha perso, il Brasile ha perso”. Sconvolto dalle lacrime degli adulti, Pelé fece una promessa che seppe mantenere al mondiale in Svezia di otto anni dopo. “Un giorno vincerò il mondiale per te, papà”.

Moacir Barbosa Nascimento è mancato a Praia Grande il 7 aprile 2000. Nelle interviste gli capitava di dire: “In Brasile la pena massima è di trent’anni, ma io sto pagando molto di più per un crimine mai commesso. Morirò con la gente che mi darà la colpa di quella sconfitta”. Oltre a un bel libro di Darwin Pastorin L’ultima parata di Moacyr Barbosa, su di lui si può vedere un bel documentario sul sito italiano ad abbonamento offside.community.m

Recentemente il Vasco da Gama, squadra di cui è stato uno dei calciatori più importanti della storia, gli ha intitolato un campo d’allenamento. Tereza Borba è la donna che assieme al marito è stata accanto a Moacir negli ultimi anni di vita, trattandolo come un secondo padre. Ha cercato anche di alleggerire la versione secondo la quale nel 1993 gli fu sbarrata la porta degli allenamenti della Selecao. La signora sostiene che Zagallo semplicemente consigliò a Barbosa di non farsi la foto con Taffarel solo per proteggere il vecchio portiere e il suo giovane erede da un’eventuale sconfitta e che comunque in quella occasione Barbosa passò dei bei momenti con la squadra impegnata nelle qualificazioni mondiali. Ma in ogni caso per Barbosa il futebol ha rappresentato anche e soprattutto tanto dolore.

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