Vergogna, vergogna!”. Le urla sono quelle di alcuni deputati del Movimento 5 stelle in Sicilia. Protestano perché l’Assemblea regionale siciliana ha appena approvato un articolo della finanziaria regionale che consentirà di aumentare fino a un “tetto di 160 migliaia di euro annui” il compenso del portavoce del governatore Nello Musumeci. Un incarico per il quale il presidente, che guida una giunta di centrodestra, ha voluto Michela Giuffrida, giornalista molto nota sull’isola. Conosciuta anche per i suoi trascorsi politici: è stata eletta all’Europarlamento dal Pd tra il 2014 e il 2019, ed è ancora oggi una componente dell’assemblea regionale dei dem, partito da sempre all’opposizione di Musumeci.

È stata bagarre venerdì sera, quando l’articolo sul “trattamento economico del portavoce” era passato in sordina. Ma dopo la sommossa dell’opposizione, il presidente dell’Assemblea regionale Gianfranco Miccichè ha fatto marcia indietro, scusandosi con i colleghi e permettendo che si rivotasse. “Non c’è nessuno scandalo, questo adeguamento a me sembra assolutamente opportuno, e la proposta è enormemente limitativa rispetto al resto d’Italia, come in Campania dove c’è un presidente di sinistra e la cifra è di 148 mila euro – ha detto Miccichè prima del voto -. Vorrei che non ci facessimo prendere dall’inutile demagogia, che è tutto sbagliato se uno guadagna 10mila euro in più”. Alla fine l’articolo è passato con un solo voto di vantaggio, all’interno di una finanziaria monstre da 167 articoli, per un’operazione totale stimata intorno ai 400 miliardi di euro.

“È scandaloso che in un momento in cui in Sicilia ci sono migliaia di persone che non riescono a fare la spesa, si aumenti lo stipendio a un giornalista, portavoce del presidente della regione, a una cifra superiore a quella di un primario di un ospedale che combatte il Covid, o quasi quanto un dirigente generale della Regione che ha responsabilità amministrative e anche penali”, ha detto il deputato dei 5 stelle, Giorgio Pasqua. L’articolo è stato approvato sul filo del rasoio, 27 voti favorevoli e 26 contrari. Tra i favorevoli anche i deputati di Sicilia Futura-Italia Viva Nicola D’Agostino e Pippo Laccotto, mentre si sono astenuti gli ex grillini Angela Foti e Sergio Tancredi, e il renziano Giovanni Cafeo. “Abbiamo votato contro, ci aspettavamo una finanziaria per i siciliani e non solo per alcuni”, ha spiegato a ilfattoquotidiano.it il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo. Compatti per il “no” tutto il gruppo M5S, il presidente della commissione antimafia Claudio Fava, e persino alcuni deputati eletti nel centrodestra.

Con la votazione di ieri, dunque, il tetto del compenso della nuova portavoce sarà superiore rispetto ai 74mila euro annui lordi che percepiva il suo predecessore. Al momento, sul portale della Regione, risulta solo una consulenza professionale affidata alla Giuffrida, pagata tramite la partecipata Irfis, per un compenso mensile di 6500 euro lordi. Già a gennaio scorso, quando il governatore aveva scelto Giuffrida, qualcuno all’interno del Pd, aveva storto il naso. La giornalista vanta un’esperienza professionale trentennale, iniziata nella sua Catania, dove per anni è stata direttora di Telecolor e Antenna Sicilia, due delle tv locali di Mario Ciancio Sanfilippo, storico editore del quotidiano La Sicilia. Volto noto dell’informazione siciliana, Giuffrida inizia la sua attività politica alle europee 2014, con la spinta del piccolo partito di Nino Leanza (Articolo 4), già vicino all’ex governatore Raffaele Lombardo, che ne appoggia la candidatura nel Pd all’epoca guidato da Matteo Renzi. Giuffrida conquista 92mila preferenze, vola a Bruxelles e ci resta cinque anni. Nel 2019 si ricandida ma senza successo. Lo scorso luglio, alla presenza dell’ex segretario Nicola Zingaretti, è stata eletta nell’assemblea regionale del Pd siciliano, durante il congresso di Morgantina, in provincia di Enna. Un impegno che non ha lasciato dopo la nomina a portavoce. “Non ho ricevuto nessuna comunicazione e nessuna dimissione”, spiega a ilfattoquotidiano.it il segretario siciliano dei dem Barbagallo. D’altra parte, va detto, non esiste ovviamente alcuna incompatibilità: in Sicilia, come altrove, si può tranquillamente essere eletti nel massimo organo del principale partito di centrosinistra, e poi essere anche la portavoce del leader politico di centrodestra. Al quale – è il caso di ricordarlo – il Pd fa opposizione.

Sul caso dell’aumento del compenso ilfattoquotidiano.it ha chiesto un commento sia al governatore che alla sua portavoce, senza successo. Restano dunque le parole pronunciante in aula da Miccichè, che ha ricordato come in effetti la cifra percepita in Sicilia, prima dell’adeguamento, fosse inferiore a molte altre regioni del resto d’Italia. In Lombardia il direttore dell’area stampa guadagna 110mila euro annui lordi, 115mila euro vanno al portavoce del Lazio, 150 mila euro al capo ufficio stampa della Campania, e 160 mila al portavoce della Veneto. Solo il Piemonte, tra le grandi regioni, versa 62 mila euro al suo portavoce. Sarà per non restare nelle retrovie che anche la Sicilia ha deciso di adeguarsi.

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