La fotografia dell’Italia è ancora una volta a tinte grigie. I docenti italiani non solo hanno uno stipendio inferiore rispetto ai colleghi europei ma hanno anche una percentuale alta di contratti a tempo determinato. L’unico dato positivo è relativo al benessere dei nostri insegnanti: solo il 5% si dice "molto" stressato
Siamo il Paese con uno degli stipendi dei docenti più modesti rispetto ad altri Paesi e negli ultimi dieci anni solo in Italia, Francia, Portogallo e Slovenia la paga degli insegnanti è aumentata molto poco. A dirlo è il rapporto, pubblicato da Eurydice, che ha come titolo “Insegnanti in Europa: carriera, sviluppo professionale e benessere”. La fotografia dell’Italia è ancora una volta a tinte grigie. I docenti italiani non solo hanno uno stipendio inferiore rispetto ai colleghi europei ma hanno anche una percentuale alta (32%) di contratti a tempo determinato.
L’unico dato positivo è relativo al benessere dei nostri insegnanti: la percentuale dei docenti italiani che hanno riferito di aver sperimentato abbastanza o molto stress sul lavoro è inferiore alla media europea del 46,8%, con il 28,9% di insegnanti che ha risposto “abbastanza” e il 5,9% “molto”. Il problema più sentito resta quello della retribuzione. Il rapporto spiega che “in Italia gli insegnanti devono lavorare 35 anni prima di raggiungere lo stipendio massimo, che è approssimativamente il 50% in più dello stipendio iniziale”.
Per quanto riguarda la retribuzione si registra una generale insoddisfazione tra i maestri e i professori europei. Solo in Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Inghilterra, la percentuale di insegnanti soddisfatti o molto soddisfatti del loro stipendio è superiore al valore medio Ue del 38%. Con la Danimarca che fa da Paese leader con quasi il 70% dei docenti è soddisfatto del proprio stipendio. Al contrario, in Francia, Italia, Portogallo, Romania e Slovenia, pochi docenti sono soddisfatti, nonostante la differenza positiva tra Pil pro capite e stipendi.
Una situazione che contribuisce a non attrarre giovani a fare questo mestiere. “La carenza di insegnanti – cita il rapporto di Eurydice – non è un problema nuovo ma sembra essere addirittura peggiorato negli ultimi anni. Questa problematica riguarda ben 35 sistemi educativi in Europa (otto di questi, tra cui anche l’Italia, soffrono sia di carenze che di eccesso di offerta). Solo in tre Stati (Cipro, Irlanda del Nord e Turchia) l’eccesso di offerta è la principale problematica”.
In Italia, insieme ad altri cinque Paesi, l’invecchiamento della popolazione insegnante coesiste sia con carenze che con eccessi di offerta, rendendo il quadro generale ancora più complesso e “richiedendo – dicono i ricercatori – una risposta politica ancora più mirata”. Da noi appena il 6,4% di insegnanti ha meno di 35 anni; solo la Grecia e il Portogallo sono messe peggio rispettivamente con il 4,6% e 3,4%.
Altro neo per il nostro Paese riguarda la preparazione dei docenti: la percentuale di formazione professionale inclusa nei percorsi di studio per diventare insegnante va infatti da un 50% della durata totale della formazione iniziale nel Belgio francese, Irlanda e Malta a un 8% in Italia e Montenegro. Infine un dato sulla mobilità transnazionale degli insegnanti in servizio che è inferiore alla media europea in Belgio, Bulgaria, Croazia, Italia, Malta, Slovacchia, Inghilterra e Turchia.