C’è un mix di ritardi nella fornitura dei vaccini Pfizer e la loro somministrazione in maniera “indiscriminata” a tutti coloro che rientrano nelle categorie prioritarie indicate dal governo dietro al ritardo della Regione Toscana nell’immunizzazione delle persone che hanno più di 80 anni, una delle categorie tra le più fragili secondo le tabelle elaborate proprio dall’esecutivo di Roma. Sotto accusa è finito il governatore Eugenio Giani che, nelle scorse ore, ha prima cercato di scaricare la responsabilità sui medici di base, ai quali è stata affidata la campagna d’immunizzazione per gli over 80, e poi ha ritrattato, dopo la dura replica dei medici, spiegando che i ritardi nelle forniture hanno stravolto le tempistiche previste dalla Regione. Secondo Vittorio Boscherini, segretario della Federazione Italiana Medici di Famiglia (Fimmg) per la Provincia di Firenze, i problemi vanno invece ricercati nella scelta di usare il vaccino Pfizer in maniera “acritica” con tutti coloro che possono rientrare nelle categorie prioritarie indicate dal governo: “Non siamo noi il problema, abbiamo esaurito nei tempi tutte le dosi che ci sono state fornite – spiega – Il problema è che migliaia di queste sono state utilizzate per vaccinare alcuni dipendenti sanitari e volontari che nemmeno operano a contatto con i pazienti o, addirittura, si trovano in smartworking“. Contattato da Ilfattoquotidiano.it, il governatore Giani ha preferito non commentare le dichiarazioni del segretario Fimmg.
I numeri sulle vaccinazioni agli over 80 diffusi nelle scorse ore dalla Fondazione Gimbe relegano la Toscana all’ultimo posto a livello italiano. Alla mattina del 25 marzo, in tutta la regione era stato immunizzato il 29,8% degli ultraottantenni con la prima dose, l’ultimo posto a livello nazionale, e il 6,1% anche con la seconda dose, davanti solo alla Sardegna, tenendo conto che la media italiana era rispettivamente del 47,8% e del 20,7%. Numeri che, prima, Giani aveva tentato di giustificare spiegando che il ritardo era dovuto alla decisione di affidarsi solo ai medici di famiglia, ma che nelle ore successive ha invece attribuito, facendo marcia indietro, ai ritardi sulla fornitura da parte delle case farmaceutiche: “Col senno di poi si costruirebbe il migliore dei mondi possibili – ha detto al Corriere – Non potevamo essere profeti, oggi ci comporteremmo in modo diverso“.
Ciò in cui la Toscana si è differenziata rispetto alle altre regioni italiane è proprio ciò che Giani ha rivendicato dall’inizio della campagna vaccinale: il rispetto alla lettera delle disposizioni governative. “Abbiamo seguito le indicazioni del ministero che ci imponeva di vaccinare con Pfizer medici, infermieri e personale di ospedali, cliniche private e anziani sopra gli 80 anni – ha continuato nella sua intervista – Siamo stati i primi in Italia a vaccinare gli ospiti delle Rsa. Il problema è che ci hanno dato la metà dei vaccini promessi, tutti coloro che lavorano negli ospedali sono a rischio e abbiamo somministrato Pfizer a odontoiatri e fisioterapisti, se fossero arrivati i vaccini avremmo immunizzato tutti gli over 80 in poco tempo. Non potevamo prevedere che i vaccini assicurati poi non sarebbero arrivati”.
“Il problema – spiega però Boscherini – è che in Toscana l’applicazione letterale e acritica delle disposizioni governative ha fatto sì che, a differenza delle altre regioni, a essere vaccinati con Pfizer non siano stati solo medici, infermieri e operatori delle Rsa, ma tutti coloro che rientravano nella categoria di operatori sanitari o volontari che operano nel trasporto dei pazienti”. Questo vuol dire che ad essere immunizzati con il farmaco destinato alle categorie più fragili e agli operatori in prima linea “sono stati anche coloro che si occupano delle pulizie, delle mense, dell’amministrazione all’interno delle strutture ospedaliere. Tutte persone che non hanno un contatto diretto con i pazienti. E in questa categorie rientrano anche coloro che lavorano in smartworking. Capisco che queste persone operino comunque nel contesto sanitario e debbano essere immunizzate, come prevedono le linee guida del ministero, ma si poteva decidere di fare alcune differenziazioni e utilizzare per i meno esposti il vaccino AstraZeneca. Così, ci ritroviamo con il 70% degli over 80 che non ha ancora ricevuto la prima dose di vaccino, mentre categorie meno fragili hanno già iniziato la somministrazione”.
A complicare la situazione c’è poi una peculiarità della Toscana per quanto riguarda gli operatori che si occupano del trasporto dei pazienti, anche loro inseriti tra le categorie destinate a ricevere i vaccini Pfizer o Moderna: in tutta la regione, questo compito viene svolto dall’associazionismo e non da dipendenti delle Asl o aziende private. “Stiamo parlando di decine, centinaia di associazioni in tutta la Toscana – continua Boscherini – che a loro volta sono composte da decine e decine di volontari. E tutti questi possono richiedere di essere vaccinati con Pfizer. Non solo quelli che effettivamente operano con regolarità a bordo delle ambulanze, ma anche chi magari non svolge quel servizio o lo fa come volontario una volta a settimana. Capite la portata del fenomeno? Se almeno quest’ultimi fossero stati vaccinati con AstraZeneca avremmo potuto risparmiare migliaia di dosi da somministrare agli over 80″.
Il segretario provinciale concorda con il governatore Giani sul fatto che a generare il caos sono stati, in primis, i ritardi sulla fornitura delle dosi da parte delle case farmaceutiche: “La Regione aveva calcolato di avere il doppio delle dosi a disposizione e quindi ha iniziato a somministrare Pfizer a tutte le categorie indicate, allargando molto la platea. Ma è bastato un ritardo a creare questa situazione”. E proprio l’allargamento della platea ha penalizzato la Toscana anche per quanto riguarda la disponibilità di dosi AstraZeneca: “Ci sono state polemiche, ad esempio, sulla somministrazione agli avvocati – dice Boscherini – È chiaro che se allarghi così tanto la platea, indipendentemente dalle categorie alle quali decidi di dare la precedenza, ti prendi un rischio. Così non hai potuto usufruire delle più numerose dosi di AstraZeneca per fare un cambio in corsa, somministrarle a una parte di operatori meno esposti e dirottare i vaccini Pfizer sugli anziani. Adesso non resta che aspettare le nuove dosi. I medici toscani, ripeto, si sono mobilitati con 2.500 professionisti che hanno dato la disponibilità sui circa 2.700 totali, somministrando tutte le 95mila dosi a disposizione. Il problema, quindi, non siamo noi. Le nostre capacità sono decisamente maggiori, ma la Regione deve fornirci le fiale”.