“Condivido che infermieri e medici siano vaccinati. E’ scandaloso che chi deve tutelare la propria vita e quella degli altri rimanga al proprio posto se non si vuole vaccinare”. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna ed esponente del Pd, si schiera a favore della norma che il governo sta preparando per obbligare i sanitari occupati in corsia a vccinarsi. Ad annunciare il provvedimento è stato, nella conferenza stampa del 26 marzo scorso, il premier Mario Draghi. Il decreto sull’obbligo non dovrebbe riguardare tutto il personale sanitario ma solo chi di loro lavora a contatto con i pazienti. Tra le sanzioni previste si ipotizza la sospensione o forse persino il licenziamento. Nel dl, secondo quanto è trapelato, ci sarà anche lo scudo penale per medici e infermieri impegnati nelle somministrazioni, fatti salvi i casi di colpa grave: si tratta chiaramente solo di una bozza, ma dovrebbe vedere la luce già nella prossima settimana.

La norma trova l’appoggio di Bonaccini, che intervistato da Lucia Annunziata a Mezz’ora in più, suggerisce di destinare ad altra mansione i sanitari che non si vogliono vaccinare. “Anche io condivido che infermieri e medici siano vaccinati, altrimenti non possono stare al loro posto“, ha detto l’eseponente dem. In serata, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, è stata la ministra Mariastella Gelmini a definire come necessaria “una regola unica sull’obbligo di vaccinazione per gli operatori e i malati. E’ una norma di buonsenso che deve essere uguale in tutte le Regioni”.

Bonaccini ha poi ha polemizzato a distanza, e senza citarlo, con un collega di partito: Vincenzo De Luca, governatore della Campania. “Sputnik? Nessuna Regione italiana può acquistare i vaccini per conto proprio, per come stanno le regole oggi, se le regole cambieranno vedremo”, ha detto Bonaccini, sottolineando che “nessuno in questo momento può acquistare vaccini senza l’autorizzazione di Ema e di Aifa, se poi le regole cambieranno vedremo”. Nei giorni scorsi la regione di De Luca ha annunciato di aver opzionato il vaccino russo, ma il contratto sarà finalizzato solo quando l’Agenzia europea del farmaco, che ha programmato una missione per ispezionare i siti di produzione, avrà dato il via libera.

Proprio oggi De Luca a chiedere al governo di “fare in modo che l’Aifa verifichi i vaccini in tempi rapidi, non nell’arco di mesi. Non siamo in un tempo di ordinaria amministrazione, ma siamo in guerra. E siccome ci sono vaccini (come Sputnik) che sono stati somministrati a milioni di persone in altre parti del mondo, si può tranquillamente fare una verifica sull’efficacia del vaccino in un mese, non in sei mesi”. Per Bonaccini, però, del vaccino di Mosca se ne potrebbe anche fare a meno. “Se a noi arrivano i vaccini promessi, 52 milioni di dosi tra aprile e giugno e 80 milioni tra luglio e settembre, in cui vanno inseriti i monodose di Johnson e Johnson, avremo il numero sufficiente di dosi per vaccinare gli italiani”, dice il governatore dell’Emilia-Romagna. “Mentre l’anno scorso in estate quasi tutti hanno pensato fosse finita, ora abbiamo il vaccino. L’Italia e l’Ue devono pretendere che le multinazionali rispettino gli accordi, ad oggi si son comportate in modo vergognoso”, aggiunge, sottolineando che sulla vaccinanzione “non manca l’organizzazione mancano le dosi, è evidente che si deve vaccinare prima chi ha più fragilità e rischia più la vita” e ha ricordato che al momento in regione “noi abbiamo deciso che prima termineremo gli 80enni, poi riprenderemo con i professori universitari”.

Bonaccini è anche il presidente della Conferenza delle Regioni, spesso chiamata a ragionare col governo sulle strette per limitare il contagio. Il prossimo incontro è previsto per domani. “Diremo che c’è bisogno di stringere i bulloni. Ho parlato con il generale Figliuolo anche questa mattina. Arriveranno entro il 3 di aprile oltre un milione di dosi di Pfizer, oltre mezzo milione di Moderna, oltre 1,3 milioni di AstraZeneca”. Lunedì al vertice tra esecutivo e Regioni, ci sarà anche Draghi. “Domani ci occupiamo del piano vaccinale con il ministro Gelmini, il generale Figliuolo e il capo della protezione civile Curcio. Nei prossimi giorni ci sarà poi un altro incontro a cui parteciperà anche il ministro Franco sul tema del Recovery Plan“. Sulla riapertura della scuola, invece, il governatore dice che “è giusto che il governo, a fronte di una curva pandemica che pur in maniera timida sta cominciando a scendere preveda dopo Pasqua che fino alla prima media si possa tornare a scuola. Come peraltro faceva il governo Conte quando nelle zone rosse solo dalla seconda media in su si chiudeva. Le Regioni – ha ricordato – non possono allargare” sulla base di una decisione del Governo, “possono eventualmente restringere ulteriormente a fronte di casi particolari nella propria regione. Per quanto mi riguarda mi attengo a quel che ha deciso il Governo e in Emilia-Romagna dopo Pasqua riapriremo fino alla prima media”.

Nell’intervento in tv, l’esponente dem ha anche risposto a una domanda diretta sul suo futuro politico: vuole candidarsi alla guida del Pd, come da mesi si ipotizza da più parti? “Quando ci sarà il congresso parleremo di congresso. Oggi gli italiani vogliono parlare di lotta alla pandemia, piano vaccinale, Recovery Plan… Chi ha le attività chiuse vuole sapere quando le riapre e chi ha i figli in casa vuole sapere quando tornano a scuola. Dissi in tempi non sospetti che parlare di congresso con questi problemi era da marziani”.

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