Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha ordinato all’Autorità che gestisce il Canale di Suez di prepararsi a scaricare i container trasportati dalla Ever Given se dovessero fallire anche gli ultimi tentativi per disincagliare il cargo. Lo ha dichiarato Osama Rabae, a capo dell’Autorità del Canale di Suez, citato dai media egiziani. Si avvicina quindi il cosiddetto “piano C” dopo che i tentativi di disincastrare la portacontainer Ever Given, lunga 400 metri e pesante 200mila tonnellate che blocca il collegamento tra Mar Rosso e Mediterraneo da martedì scorso. I container sulla nave sono oltre 18mila, il progetto sarebbe quello si scaricarne almeno 600 per alleggerire la nave. Una soluzione drastica che richiede tempi lunghi, secondo gli esperti la riapertura potrebbe slittare di “settimane”.

La scorsa notte è stato fatto un altro tentativo cercando di approfittare delle maree più favorevoli ma la situazione non si è risolta. Stamane sono giunti sul posto altri due rimorchiatore, uno italiano, il “Carlo Magno”, l’altro olandese “Guard Alp” che portano a 16 il totale dei mezzi da rimorchio che stanno cercando di spostare la nave. Un nuovo tentativo verrà fatto intorno alle 22. Ogni minuto perso sono montagne di dollari che vanno in fumo. In condizioni normali transitano ogni giorno da Suez in media 50 navi (di cui un terzo portacontainer) che pagano un pedaggio medio di quasi 300mila dollari. Per lo stato egiziano significa una perdita di una quindicina di milioni di dollari al giorno, circa 450 milioni di dollari al mese. Più in generale, secondo stime di Allianz, il blocco del canale da cui transita il 12% del commercio globale, causa perdite stimabili in 6-10 miliardi di dollari a settimana.

L’alternativa è la circumnavigazione dell’Africa, tragitto che richiede due settimane in più di viaggio, con un allungamento medio dei tempi del tragitto del 30% ed espone a rischi come quello della pirateria. La scelta dipende anche dal prezzo del carburante, ancorato alle quotazioni del greggio che per ora ha risentito solo marginalmente del blocco del canale che ferma anche le petroliere. La Siria ha iniziato a razionare i carburanti a causa dei mancati arrivi attesi via mare.

Ieri le navi in attesa di attraversare il canale erano salite a 327 di cui 151 già nel canale. E oggi il numero è salito a 369, tra cui 25 petroliere. Tra queste destano particolare preoccupazione una ventina di imbarcazioni che trasportano bestiame, come ha reso noto il quotidiano britannico The Guardian. A esprimere preoccupazione per le condizioni degli animali trasportati è Gerit Weidinger, coordinatrice per l’Europa di Animals International, che ha detto: ”La mia più grande paura è che gli animali finiscano il cibo e l’acqua e rimangano bloccati sulle navi perché non possono essere scaricati altrove per questioni burocratiche”.

Segnalando quindi il rischio di disidratazione e di fame, la ong ricorda come di solito queste navi che trasportano bestiame abbiano ”rifornimenti per due-tre giorni”. Secondo Weidinger si tratta di “una bomba biologica a orologeria per gli animali, gli equipaggi e tutte le altre persone coinvolte”. Tra le nave che trasportano bestiame e che sono bloccare a Suez, cinque hanno caricato animali in Spagna e nove in Romania all’inizio di marzo, spiega Animals International. Per valutare le condizioni degli animali bloccati e fornire il mangime necessario, il ministero dell’Agricoltura egiziano ha reso noto di aver inviato tre squadre di veterinari sulle navi che trasportano bestiame.

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