Il vero pericolo adesso è il potenziale effetto domino. Ossia la possibilità che la caduta del fondo Archegos possa trascinare con se altri fondi speculativi esposti sullo stesso tipo di azioni. Per ora l’incendio sembra circoscritto, le borse asiatiche ed europee hanno reagito in modo composto. Ma per proclamare lo scampato pericolo è ancora presto. Archegos è specializzato in azioni di società media e tecnologici cinesi e venerdì scorso il fondo è stato costretto a vendere partecipazioni per 20 miliardi di dollari, affossando il valore dei titoli coinvolti. Ad alimentare l’ondata di “sell” hanno contribuito anche Goldman Sachs e Morgan Stanley che hanno riversato sul mercato azioni per circa 19 miliardi di dollari, è possibile si trattasse di azione avute da Archegos a garanzia di linee di credito. Discovery, tra i titoli più bersagliati, venerdì scorso ha perso il 27%. Stesso calo per Viacom Cbs. Archegos, società di investimento del finanziare Bill Hwang, un allievo di Julian Robertson, leggendario e aggressivo fondatore di Tiger Management Capital. Hwang non è nuovo a mosse spregiudicate. Nel 2012 è stato multato per oltre 60 milioni di dollari dopo aver ammesso l’uso illegale di informazioni nel trading su banche cinesi Al momento il sito di Archegos non è più raggiungibile e non ci sono risposte alle numerose richieste di informazioni.

La situazione è precipitata dopo che Archegos, società di investimento del finanziare Bill Hwang, un allievo di Julian Robertson, leggendario fondatore di Tiger Management Capital, ha ricevuto una chiamata di margine, o margin call. L’incubo di qualsiasi gestore. In sostanza un fondo speculativo si fa prestare soldi da altri soggetti (banche, fondi monetari, etc) per acquistare titoli che poi mette a garanzia dei finanziamenti ricevuti. Se però i titoli in questione perdono troppo valore, chi ha prestato il denaro chiede garanzie aggiuntive e/o la restituzione di tutto o parte dei soldi. A quel punto il fondo è costretto precipitosamente a vendere i titoli per trovare i soldi e così facendo ne intensifica la discesa delle quotazioni. E’ un film che è già andato in scenda un’infinità di volte, con epiloghi più o meno tragici. Lehman Brothers e il fondo Long Term Capital Management restano i casi più eclatanti.

Il problema è che in un sistema finanziario fortemente interconnesso il problema di uno (specie se grosso) diventa in un istante il problema di molti. E’ la norma, ad esempio, che soggetti attivi sui mercati si facciano prestare soldi a brevissimo termine (finanziamenti che vengono rinnovati a volte di giorno in giorno) per le loro operazioni. Capire quanto siano fitti gli intrecci di Archegos è la questione su cui si stanno scervellando gli analisti in queste ore. Come in tutti questi casi anche Archegos operava con una leva estremamente spinta. Significa che gli investimenti effettuati con prestiti erano di molte volte superiori al capitale proprio. In queste condizioni si è quasi indifesi di fronte a perdite anche piccole. Il rovescio della medaglia è che si possono moltiplicare eventuali guadagni in modo esponenziale.

Due colossi sono venuti subito allo scoperto. La banca giapponese Nomura, uno dei finanziatori di Archegos, ha diffuso una note in cui parla di perdite potenziali fino a 2 miliardi di dollari. Non è una cifra in grado di compromettere la solidità della banca ma è sufficiente per spazzare via gli utili del . Il titolo della banca, quotato a Tokyo, ha chiuso con un calo del 16%. Possibili perdite sono state annunciate anche da Credit Suisse, secondo indiscrezioni si potrebbe trattare di cifre fino a 4 miliardi. Goldman Sachs ha affermato di non attendersi particolari contraccolpi e l’impatto dovrebbe essere limitato anche per Deutsche Bank.

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