Sono passati pressoché inosservati due importanti anniversari per l’architettura razionalista: i 120 anni della nascita di Elena Luzzatto nell’anno appena passato, e di Alberto Sartoris, nel febbraio dell’anno in corso.
Elena Luzzato, anconetana di nascita ma romana di adozione, fu la prima donna laureata in architettura, nel 1925, nella Facoltà autonoma creatasi a Roma. Si laureò con una tesi su un sanatorio a Como, dopo essersi iscritta nel 1921 e fu una vera e propria pioniera del Razionalismo. Venne subito assunta dal Comune della Capitale, di cui divenne funzionario ma, per essere più libera di esprimersi, lasciò per dedicarsi alla libera professione ed all’insegnamento alla Facoltà di Ingegneria. Esponente di punta del Razionalismo, vinse diversi concorsi e progettò innumerevoli ville sul litorale laziale, celebre quella ad Ostia nel 1928 per Giuseppe Bottai, suo grande estimatore, anche molte in Somalia.
Dopo il concorso vinto nel 1930 per dei villini al Lido di Roma bandito dalla società immobiliare Tirrena, nel 1937 ottiene l’incarico per la costruzione di una palazzina in via Romania per l’Incis. Attiva anche nel campo dell’edilizia funeraria, si aggiudica i concorsi per il cimitero militare (1944) e per il Nuovo Cimitero di Prima Porta (1945) a Roma.
La sua attività progettuale continua, intensa, anche dopo la guerra. Dal 1958 al 1964 è capogruppo per l’Istituto INA-Casa per la realizzazione di case popolari nell’Italia meridionale, tutte opere progettate e costruite in tempi record, agevolata anche dal fatto di non avere una farraginosa burocrazia come riscontriamo oggigiorno.
Tra le opere più importanti ed ancora oggi fruite dai romani, c’è il mercato coperto di Piazza Alessandria, dove non esitò a tralasciare lo stile razionalista per inserirsi armonicamente nel contesto umbertino privilegiando il “genius loci”.
La sua grandezza è stata proprio in questo: adattare il costruito all’ambiente e non voler imporre la sua cifra stilistica. Capiva che linee squadrate del razionalismo avrebbero avuto un impatto negativo non solo per il contesto ma anche per i fruitori.
Questo è l’aspetto che più apprezzo nella Luzzatto, ma il fatto di essere un architetto donna faceva la differenza. Un po’ come Plautilla “l’architettrice” di cui ho scritto mesi fa, che privilegiava la corretta distribuzione interna e la funzionalità invece che gli effetti scenografici, e fu forse per questo preferita a Bernini da Elpidio Benedetti. Plautilla pur essendo insomma architetto barocco aveva in nuce una vena razionalista. Elena Luzzatto fu attivissima sino all’età di 78 anni e morì sempre a Roma all’età di 83. Il fatto singolare non ancora sottolineato è che la mamma, che aveva iniziato gli studi di architettura e li interruppe quando si sposò, si laureò tre anni dopo di lei.
Tutt’altro genere la storia di Alberto Sartoris, un razionalista con linee che evocavano il futurismo e i quadri di Mondrian. La sua avventura artistica, pur essendo torinese, si svolse per lo più in Svizzera a Losanna, tranne che per una breve permanenza a Firenze, giusto il tempo di fondare insieme a Fiamma Vigo la rivista Numero-Arte e Letteratura, che si poneva l’obiettivo di lanciare i talenti delle nuove avanguardie.
Del periodo torinese restano le vedute prospettiche del progetto del teatrino privato di Casa Gualino, i numerosi progetti assonometrici dei cosiddetti “mobili da studio”, e gli arredi che Sartoris realizza per casa Niccolini nel 1927, come il tavolo in rovere argentato e noce nero lucido e le vetrinette per riviste e ceramiche. Si dedicò anche agli allestimenti di esposizioni, celebre quello della sala n. 34 realizzata da Sartoris in collaborazione con il pittore torinese Gigi Chessa per la XVI Biennale di Venezia inaugurata nell’aprile del 1928.
L’interesse di Sartoris si indirizzò pertanto prevalentemente verso l’architettura di interni e il design, trovando il suo più fecondo sviluppo fra gli anni Venti e gli anni Trenta. Alcuni dei suoi progetti di arredo realizzati a partire dal 1925 mostrano un’implicita influenza futurista, risentono infatti delle opere di Sant’Elia, Nicolay Diulgheroff, sull’opera dei grandi Maestri del Novecento come Gerrit Thomas Rietveld. Questa scelta professionale ha anche smentito un assioma trito e ritrito per il quale gli architetti donna sono propensi più agli interni che ai cantieri, mentre il confronto tra questi grandi personaggi e Maestri, ne è la confutazione.
Su Alberto Satoris c’è anche una vastissima bibliografia, tra i quali eccelle Raffaele Giolli, grande critico d’arte e redattore di Casabella, mentre quasi assente quella su Elena Luzzato, la cui memoria pare più una “damnatio memoriae”.
Un ricordo di questi immensi personaggi che ebbero un ruolo fondamentale nella Cultura, nell’Arte e nella Bellezza in generale, mi pare sia doveroso.