Ci ha lasciati un grande autore e un grande maestro. Per chi scrive un amico.

Ho conosciuto Enrico Vaime nel 2006. Ci presentò l’editor di una grande casa editrice. Enrico aveva scritto un libro che doveva uscire con questo grande editore, che però nicchiava e non si decideva a stampare. S’intitolava Quando la rucola non c’era ed Enrico si era stancato di aspettare, voleva uscire subito. Per noi della piccola editoriale Aliberti fu una grande occasione da prendere al volo e lo pubblicammo pochi mesi dopo nel 2007. Il libro fu immediatamente un successo da classifica. Ristampammo molte volte.

Da quella invettiva contro la diffusione della rucola come metafora della decadenza dei tempi, nacquero molto altri libri, per l’esattezza tredici, e soprattutto un’amicizia a cui siamo stati fedeli fino ad oggi. Enrico aveva trovato casa da noi e con noi restò, nonostante offerte anche economicamente più allettanti, per il semplice fatto che in lui il movente economico non è mai stato prevalente. Non gli saremo mai grati abbastanza. È stato un pezzo della nostra casa editrice. Desiderava un editore che lo seguisse, che gli fosse amico, che lavorasse con passione alle sue opere.

Mi viene in mente un aneddoto, un episodio divertente legato all’uscita di un romanzo breve dal titolo Era ormai domani, quasi. In copertina aveva voluto un disegno di Ennio Flaiano. Fabio Fazio lo invitò a “Che tempo che fa” e gli chiese ragione di un omicidio all’interno del racconto, appena accennato, che appariva avulso dal resto della storia, visto che non era un thriller. Sembrava che questa non c’entrasse niente, perché poi non se ne parlava più fino alla fine del libro. E Vaime ammise subito che in effetti non c’entrava nulla e che lo aveva messo così, in poche righe per far contento l’editore che gli aveva detto che i gialli si vendono.

Vaime era fatto così, sembrava non prendere nulla sul serio, perché era capace di ridere di tutto, ma sul lavoro era invece serissimo, un uomo di grande intelligenza e di cultura straordinaria, mai ostentata, e che sapeva raccontare con la sua scrittura piena di humor e nostalgia un mondo che purtroppo non c’era più, mentre guardava con un sospetto ormai invincibile quello contemporaneo, dove persino i cretini non erano più quelli di una volta.

Il suo ultimo libro del 2017 s’intitola Gli amori finiscono, non preoccupatevi. Forse gli amori sì: ma non l’affetto profondo e la riconoscenza per la tua lezione di letteratura e di vita, Enrico. Ci mancherai molto.

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