IL REPORT - I punti deboli della legislazione italiana segnalate dal Greco, l’organo del Consiglio d’Europa che si occupa di lotta alla corruzione nell’Unione europea. Nel quarto rapporto di valutazione sul nostro Paese relativo alle raccomandazioni per limitare la corruzione nei confronti dei membri di Parlamento e giudici, gli analisti di Strasburgo scrivono che l'Italia procede "molto lentamente": per questo "è necessaria un’azione più risoluta per mettere in atto quanto richiesto e contrastare la corruzione dei membri del Parlamento". E chiede pure di regolare le porte girevoli tra politica e magistratura
Le porte girevoli tra la politica e il mondo della magistratura. Ma anche i codici di condotta dei Camera e Senato, la legge sul conflitto d’interessi, quella sull’attività di lobbying. E anche i rapporti tra gli stessi lobbisti e i decisori pubblici. Sono i punti deboli della legislazione italiana segnalate dal Greco, il gruppo di Stati contro la corruzione, l’organo del Consiglio d’Europa che si occupa di lotta alla corruzione nell’Unione europea.
La lotta alla corruzione dei magistrati – Gli analisti di Strasburgo hanno pubblicato oggi il loro quarto rapporto di valutazione sul nostro Paese (si può consultare qui), relativo a dodici raccomandazioni inviate a Roma nel 2016. Richieste tutte inerenti alla prevenzione della corruzione nei confronti dei membri di Parlamento, giudici e pubblici ministeri. Più di quattro anni dopo il Greco registra un progresso dell’Italia su questo fronte, che però procede “molto lentamente“: per questo “è necessaria un’azione più risoluta per mettere in atto quanto richiesto e contrastare la corruzione dei membri del Parlamento”. In 12 pagine, quindi, l’organo del Consiglio d’Europa evidenzia come Roma abbia fatto evidenti passi avanti nella lotta alla corruzione nella magistratura, “mettendo in atto in modo soddisfacente due raccomandazioni ricevute nel 2016” e cioè “il rafforzamento dei controlli sulle dichiarazioni finanziarie dei magistrati“, e alcune misure “per prevenire e individuare i rischi di corruzione e conflitto d’interessi in seno alla magistratura fiscale e migliorarne la formazione sulle questioni concernenti l’integrità”. Nelle sue conclusioni, poi, il Greco spiega che l’Italia ha attuato in modo soddisfacente o affrontato in modo soddisfacente cinque dei dodici raccomandazioni contenute nella relazione di valutazione del quarto ciclo. Inevase, seppur non sempre in modo totale, restano sette raccomandazioni: sei sono state attuate solo parzialmente, una è rimasta completamente non realizzata. Sei richieste riguardano i parlamentari, solo una invece i giudici. Su queste il governo dovrà comunicare i progressi fatti entro il 31 marzo dell’anno prossimo.
Le porte girevoli tra toghe e politica – Tra le richieste inevase Strasburgo chiede all’Italia di regolare le revolving doors, le porte girevoli, tra toghe e politica: La “questione, peraltro controversa, resta d’attualità, e questo evidenzia la necessità di agire efficacemente e senza indugi”, scrivono gli analisti del Consiglio d’Europa. Il Greco ha preso atto del “progetto di legge sulla riforma del sistema giudiziario approvato il 7 agosto 2020 dal Consiglio dei ministri, che deve essere ancora esaminato dal Parlamento”, che introduce “tre cambiamenti fondamentali”, stabilendo dei limiti più stringenti per quanto riguarda il passaggio dalla magistratura alla politica e viceversa. Il testo vieta di esercitare contemporaneamente la funzione di magistrato e quella di politico in carica, indica che tutti i magistrati che si candidano alle elezioni devono essere in congedo non remunerato, prolungato per tutto il mandato in caso di elezione. La stessa legge inserisce per la prima volta norme stringenti che regolano il ritorno dei giudici nel sistema giudiziario dopo la fine del mandato elettorale con in caso di mancata elezione.
“Senato e Camera devono formalizzare i codici di condotta” – Tra le richieste attuate solo in modo parziale, il Greco segnala il mancato consolidamento “del quadro di integrità per i parlamentari, anche attraverso la formalizzazione del Codice Etico nel Regolamento del procedure della Camera dei deputati; il suo ulteriore affinamento attraverso indicazioni sulle sue disposizioni; l’istituzione di un’efficace regime di responsabilità. Le stesse misure sono consigliate per il Senato“. L’organo anticorruzione sottolinea come sia stato varato un codice di condotta a Montecitorio, ma spiega che deve essere implementato. Al Senato, invece, il regolamento del 2017 prevede espressamente l’adozione di un Codice Etico, nonché l’introduzione di specifiche regole interne sul lobbismo. “Entrambe le questioni sono attualmente all’esame e richiedono l’approvazione del Consiglio di Presidenza del Senato“, si legge nel rapporto.n Tradotto: a Palazzo Madama non esiste ancora alcuna regola che disciplini cosa può o non può fare un senatore. In definitiva, quindi, sia Montecitorio che Palazzo Madama, scrivono gli analisti Ue, “devono ancora formalizzare i loro rispettivi codici di condotta“. Soprattutto il Senato “deve ancora impegnarsi per promuovere una forte cultura dell’integrità dei suoi membri”, come sta già facendo in una certa misura la Camera, anche se “mancano ancora risultati tangibili“. Raccomandazione che è rimasta completamente inattuata è poi la creazione di misure di supporto al codice di condotta. Il Greco sottoliena che “la semplice distribuzione del documento ai deputati non è sufficiente”. Essendo rimasto parzialmente inattuata la raccomandazione sul codice di condotta, lo è stata in maniera completa la richiesta di misure di sopporto allo stesso codice. Il Greco, si legge nel rapporto, si rammarica “della mancanza di risultati tangibili riguardo a questa raccomandazione”.
“Serve una legge sul conflitto d’interessi” – Alle due Camere veniva richiesto, inoltre, di varare una solida “serie di restrizioni riguardanti le donazioni, doni, ospitalità, favori e altri benefici per i parlamentari”. Il Greco spiega di aver preso atto dell’intenzione delle autorità di inserire nuove norme per la “regolamentazione di doni, ospitalità, favori e altri benefici per deputati, anche in relazione al loro obbligo di dichiarare l’alloggio e le spese di viaggio coperte dagli sponsor. Tuttavia, alla luce di qualsiasi risultato tangibile a questo riguardo, ha concluso che la raccomandazione non era stata implementata”. L’Italia viene rimandata anche questa volta per non aver ancora varato “norme chiare e applicabili sul conflitto di interessi adottato per i parlamentari, anche attraverso una sistematizzazione dell’attuale regime di ineleggibilità e incompatibilità. E poi il processo di verifica di ineleggibilità / incompatibilità deve essere ulteriormente razionalizzato e quindi eseguito in un modo efficace e tempestivo”. L’organo europeo fa notare come “le norme esistenti in materia di conflitti di interesse e incompatibilità sono contenute in un alto numero di leggi disperse (e relativi emendamenti), e che questa mancanza di consolidamento e la razionalizzazione crea difficoltà quando si tratta di applicare la legge”. A questo proposito il rapporto cita in modo positivo il testo di legge in discussione alla commissione Affari costituzionali della Camera, messo a punto dal Movimento 5 stelle durante il governo di Giuseppe Conte. Una norma promossa da Strasburgo, che osserva come in caso di approvazione si “prevedono miglioramenti su questo fronte“. Una nota positiva viene spesa anche per la legge che taglia il numero dei parlamentari perché garantisce una “velocizzazione” sul fronte della verifica dell’ineleggibilità e incompatibilità. Su questo fronte, gli analisti scrivono che sebbene “siano in corso lavori su diversi fronti (es. Regole sui incompatibilità, regali e altri benefici, lobbismo), non ci sono ancora risultati tangibili”.
“Regolare i rapporti tra lobbisti e politici” – Tra le raccomandazioni parzialmente implementate anche quella sulle regole per gli ex parlamentari, che dopo il loro mandato potrebbero comunque trovarsi in posizione di conflitto d’interesse. Strasburgo spiega di aver accolto con favore la restrizione varata a Montecitorio che vieta agli ex deputati di iscriversi al registro dei lobbisti nei 12 mesi successivi alla fine del mandato parlamentare. “Ma ha invitato le autorità a inserire altre funzioni che potrebbero essere svolte dopo il mandato parlamentare e che potrebbero anche dar luogo a conflitti di interesse”. Sempre a proposito di lobby, il Greco aveva chiesto di “sviluppare ulteriormente le norme per regolare i rapporti tra i membri del Parlamento, i lobbisti e altre terze parti che cercano di influenzare il processo parlamentare, anche sviluppando orientamenti dettagliati in materia e assicurandone il monitoraggio e l’applicazione efficaci”. Gli analisti del Consiglio d’Europa prendono atto della creazione del registro dei lobbisti alla Camera ma insistono: “Occorre sviluppare orientamenti mirati che diano ai deputati indicazioni chiare su come interagire con i lobbisti”. Sollecitazioni estese anche al Senato.
M5s: “Caso Renzi dimostra che serve codice di condotta al Senato” – Di “lacune, con le contraddizioni che caratterizzano le rappresentanza degli interessi particolari presso decisori pubblici, il lobbying, e del conflitto d’interessi”, ha parlato recentamente Marta Cartabia, la nuova ministra della giustizia, intervenuta in commissione per delineare il programma del suo dicastero. “Abbiamo letto positivamente in queste parole una disponibilità a lavorare insieme. Noi ci siamo. La prima raccomandazione del rapporto evidenzia l’assenza di un codice di condotta al Senato, già approvato alla Camera. Il caso Renzi ne dimostra l’urgenza“, dice Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, dove è depositata la proposta di legge sul conflitto d’interessi promossa dal Greco. “Ora Pd, Lega e Forza Italia parlino chiaro”, dice il deputato. Si rivolge alle altre forze politiche anche Sabrina Pignedoli, eurodeputata del M5s: “Per completare le riforme avviate in questi anni, è necessario sbloccare la proposta di legge sul conflitto d’interessi, che porta la firma del deputato Giuseppe Brescia, e agire in maniera più efficace per contrastare la corruzione dei membri del Parlamento. Da Forza Italia alla Lega, perché bloccano l’approvazione di questa legge sacrosanta? Di cosa hanno paura i partiti?”. Si rivolge al premier Mario Draghi, invece, Federico Anghelé direttore di The Good Lobby. “Il presidente sostenga un cambio di passo da parte del Parlamento, faccia capire all’ampia maggioranza che la sostiene che non si può più andare avanti così. Non si può andare avanti con figuracce internazionali di questo tipo che minano la credibilità del Paese. E’ gravissimo che manchi un codice di condotta per il Senato mentre quello della Camera è incompleto e va rafforzato. Sbaglia il Senatore Renzi nel dire che la sua condotta è regolare. Se ci fosse stato il codice di condotta quanto effettuato in Arabia Saudita sarebbe stato impossibile perché i parlamentari- con un codice di condotta nel pieno dei suoi poteri- devono dichiarare in modo trasparente viaggi, soggiorni e le spese coperte da sponsor”.