Nell’agosto 2010 la pandemia H1N1, la prima pandemia del XXI secolo, l’influenza suina, è stata dichiarata finita e da quel momento il virus ha continuato a circolare nell’uomo solo come influenza stagionale. Ma pochi mesi fa uno studio peer reviewed realizzato su 18 mila campioni provenienti da 2.500 allevamenti di suini in Europa ha scoperto che i virus influenzali dei maiali, che erano passati all’uomo, stanno ritornando nei maiali e si stanno ricombinando con altri virus già presenti nella popolazione suina.
“Abbiamo in giro nuovi virus con nuove caratteristiche genetiche dovute alla combinazione di virus influenzali già circolanti tra i suini con virus umani che li reinfettano e questo li rende molto, molto pericolosi, perché questi virus sono pre-adattati all’uomo e ora possono ricombinarsi ulteriormente con altri virus influenzali aviari. Ciò può portare alla formazione di un nuovo virus che è così già adattato all’uomo che facilmente può attaccarlo”. A parlare a PresaDiretta, intervistato da Lisa Iotti, è Martin Schwemmle, professore di virologia dell’Università di Friburgo.
Nella puntata “SARS-CoV-2 anatomia di un complotto” in onda lunedì 29 marzo alle 21.20 su Rai3, si parla dell’equilibrio tra uomo e natura ormai spezzato e di come gli allevamenti intensivi rischiano di diventare delle bombe a orologeria e moltiplicatori di nuovi virus. I suini si stanno comportando come un grande bacino di nuovi virus influenzali che potrebbero un domani passare a noi e causare una potenziale nuova pandemia. “La parola chiave qui è riassortimento – spiega Schwemmle – cioè quando due virus si scambiano il genoma. E’ questo che è rischioso perché questi virus, questi nuovi mix sono molto ben adatti agli uomini e possono propagarsi velocemente”.
“Ogni giorno – precisa il virologo – ci sono nuove combinazioni di virus. E quindi non possiamo proprio stare tranquilli. Il virus pandemico della spagnola del 1918 era anch’esso un H1N1”. Gli allevamenti intensivi diventano così moltiplicatori dei virus. Per Schwemmle “Il paradiso per questi virus”. La ricombinazione dei virus non riguarda solo l’H1N1 ma in generale tutti i virus influenzali tra cui quello dell’aviaria. I virus influenzali dell’aviaria sono estremamente contagiosi: si trasmettono nell’acqua, dove galleggiano, per contatto diretto o attraverso le deiezioni. Nei volatili più deboli o nelle specie meno resistenti i virus a alta patogenicità attaccano tutti gli organi.
Allo Statens Serum Institut di Copenaghen, uno dei più grandi istituti di ricerca della Danimarca, gli scienziati stanno indagando le sequenze dei virus influenzali che hanno ucciso i volatili. “Quando abbiamo analizzato il primo uccello trovato morto a ottobre non sospettavamo che fosse un caso di influenza aviaria. In passato avevamo avuto focolai di virus ad alta patogenicità ma era un virus diverso, e non avevamo trovato così tanti uccelli selvatici infetti”. Charlotte Kristiane Hjulsager, microbiologa dell’istituto danese, sa che il virus dell’aviaria ha continuato a viaggiare per tutti questi mesi lungo le rotte degli uccelli migratori. “Adesso la nostra grande preoccupazione è che, quando così tanti uccelli selvatici si infettano e muoiono, è molto facile che il virus passi agli allevamenti domestici. E questa cosa avrà un impatto enorme non solo sulla produzione, ma anche sul mercato internazionale, perché vengono vietate le esportazioni”.
I virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità che stanno circolando in questi mesi discendono tutti dal virus H5N1 che tra la fine degli anni 90 e i primi del 2000 aveva
devastato il sud est asiatico. In Europa l’allerta è alta e i controlli si sono intensificati. Come un’onda il virus dell’aviaria ha continuato a viaggiare per tutti questi mesi lungo le rotte degli uccelli migratori. Sono più di 1700 i focolai di contagio tra gli uccelli selvatici e domestici. Monitorare le mutazioni dei virus è necessario per prevenire la prossima pandemia.
“SARS-CoV-2 anatomia di un complotto” è un’inchiesta di Lisa Iotti, Irene Sicurella Antonella Bottini, Andrea Vignali, Pablo Castellani.