Suor Lorenzina ha 78 anni e ha trascorso tutta la vita in servizio come caposala negli ospedali. «Purtroppo non abbiamo fatto in tempo a vaccinarci», dice. Lei è una delle suore dell’istituto Regina Pacis, a Ceglie del Campo, dove è scoppiato un focolaio Covid che ha fino a questo momento ha causato quattro vittime. La struttura è un convento della congregazione delle Suore adoratrici del sangue di Cristo che ospita anche suore particolarmente anziane e quindi fragili.
Quattro di loro — la più grande aveva 104 anni, la più piccola poco più di 80 — nei giorni scorsi sono decedute per le complicazioni del virus, che non ha risparmiato nessuna fra le ospiti dell’istituto. Cinque, compresa la madre superiore, sono ricoverate in ospedale in condizioni particolarmente serie. Altre 18 sono invece in isolamento all’interno della stessa struttura.
Quello scoppiato due settimane fa a Ceglie del Campo è particolarmente preoccupante. Perché le suore sono anziane e nessuna di loro era stata sottoposta al vaccino, probabilmente in quanto l’istituto doveva rientrare nei “luogo di comunità” inseriti almeno nella prima stesura del piano vaccinale.
«Il virus è arrivato sicuramente dall’esterno», riflette suor Lorenzina. I servizi di assistenza alle ospiti della struttura sono affidati a una cooperativa esterna. Sono tre al momento le operatrici sanitarie che sono impegnate nella struttura e che stanno cercando di fronteggiare alla situazione, particolarmente delicata. «Io sono chiusa nella mia stanza, non posso uscire. So che ci sono difficoltà nella ricerca di operatori che possano venire nel nostro istituto. Nessuno se la sente, tutti hanno paura», dice ancora la suora. L’Asl ha eseguito i tamponi a tutte le suore e sta seguendo la situazione.