Cronaca

Covid, il rapporto Iss sulle varianti: “Quella inglese rappresenta l’86% dei casi, la brasiliana il 4%. Restrizioni ancora necessarie”

Rispetto alla precedente indagine condotta insieme al ministero della Salute e alla Fondazione Bruno Kessler in base ai dati fino al 18 febbraio, la mutazione proveniente dalla Gran Bretagna era ferma al 54%. Un mese dopo, con dati al 18 marzo, si registra una crescita importante su tutto il territorio italiano. Stabile invece la variante proveniente dal paese sudamericano (dal 4,3% al 4%)

La variante inglese rimane quella nettamente più diffusa sul territorio italiano nel bel mezzo della terza ondata di pandemia di coronavirus e continua ad avanzare rispetto alle altre mutazioni del Sars-Cov-2. Lo dice l’ultima indagine rapida condotta dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute, insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, che fa seguito a quelle diffuse nelle scorse settimane da cui era emersa una maggior trasmissibilità per la variante inglese del 37%. La mutazione proveniente dalla Gran Bretagna rappresenta, al 18 marzo 2021, l’86,7% del totale, con oscillazioni da regione a regione che variano dal 100% al 63,3%. La seconda più diffusa, ma con numeri ben diversi, è quella brasiliana che, invece, rappresenta appena il 4% del totale, con oscillazioni dallo zero al 32%. Tutte le altre variabti monitorate sono sotto lo 0,5%.

Per quanto riguarda la variante inglese, sottolinea l’Iss nel report, è “indicativa di una sua ampia diffusione sul territorio nazionale”, passata dal 54% della rilevazione del 18 febbraio all’86.7% del 18 marzo. Stabile invece la presenza della mutazione brasiliana che, anzi, è in leggero calo rispetto alla precedente rilevazione: al 18 febbraio la presenza era stata riscontrata nel 4,3% dei casi analizzati, mentre un mese dopo la percentuale scende leggermente fino al 4%. La novità più importante, in questo secondo caso, è soprattutto di tipo territoriale: mentre nell’indagine precedente era stata segnalata in Umbria, Toscana e Lazio, nell’ultima indagine del 18 marzo è segnalata anche in Emilia-Romagna.

La larga diffusione delle varianti e un piano di vaccinazione che al momento non garantisce una massiccia copertura della popolazione dal contagio rendono ancora importante il rispetto delle misure restrittive imposte dal governo, proprio per evitare che le varianti possano diffondersi ulteriormente. La vaccinazione, scrivono infatti all’Iss, “sta procedendo ma non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate. Mentre la variante Uk è ormai ampiamente predominante, particolare attenzione va riservata alla variante brasiliana”.

Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del ministero della Salute dello scorso 17 marzo. Il campione richiesto è stato scelto dalle Regioni o Province autonome in maniera casuale fra quelli positivi, garantendo una certa rappresentatività geografica e, se possibile, per fasce di età diverse.