Nelle intercettazioni telefoniche si sostanziano le accuse dei pubblici ministeri nei confronti dei 9 indagati nell'inchiesta sulla presunta falsificazione del flusso di dati verso l'Iss da parte della Regione Siciliana. In tre sono finiti agli arresti domiciliari e tra le persone sotto inchiesta c'è anche l'assessore alla Sanità
I morti da “spalmare”, il numero di positivi a Palermo troppo alto per essere comunicato in un unico giorno. Forse per i ritardi nelle notifiche, forse – sostiene la procura di Trapani – per condizionare le scelte del governo sulle norme anti-contagio da applicare in Sicilia. Nelle intercettazioni telefoniche si sostanziano le accuse dei pubblici ministeri nei confronti dei 9 indagati nell’inchiesta sulla presunta falsificazione del flusso di dati verso l’Istituto Superiore di Sanità da parte della Regione Siciliana. In tre sono finiti agli arresti domiciliari e tra le persone sotto inchiesta c’è anche l’assessore alla Sanità Ruggero Razza, che ha annunciato le sue dimissioni.
L’assessore Razza: “Spalmiamo i morti…” – È lui che, intercettato mentre è al telefono con la dirigente del Dasoe Maria Letizia Di Liberti discute del numero di decessi per il Covid: “Ma sono veri?”. “Sì, solo che sono di 3 giorni fa”. “E spalmiamoli un poco…”, suggerisce. La dirigente dice quindi a Razza: “Ah, ok allora oggi gliene do 1 e gli altri li spalmo in questi giorni, va bene, ok. Mentre quelli del San Marco, i 6 sono veri e pure gli altri 5 sono tutti di ieri… quelli di Ragusa, Ragusa 5! E questi 6 al San Marco sono di ieri.. perché ieri il San Marco ne aveva avuti ieri altri 5 del giorno prima, in pratica. Va bene? Ok”. “Ok”. “Ciao, ci metto questi io”. A quel punto Di Liberti chiama il commissario per l’emergenza Covid Renato Costa: “Ho parlato con Ruggero. Gli ho mandato i dati. E Ruggero dice che sono troppi, c’è il problema della domenica e di non darli tutti!”. “Va bene”, risponde Costa. “Di spostarli a domani un poco.. ma te lo devo dire però, perché altrimenti…”. “Va bene gioia mia, certo!”. Ancora Di Liberti: “Quindi li abbasso a 285!”. E Costa replica: “285, va bene!”. “E domani… comunque là siamo”. “Va bene..”. “Li aggiungiamo, li spostiamo a domani”.
“508? Scendiamo a 400 o è zona rossa” – Agli atti c’è anche un’intercettazione che descrive, ad avviso degli inquirenti, come venissero manipolati i dati per evitare la zona rossa. “61 Agrigento, 75 Caltanissetta, 90 Catania, 508 Palermo…”, snocciola i dati dei nuovi positivi il funzionario Salvatore Cusimano, uno dei tre dirigenti regionali finiti agli arresti domiciliari. Dati che fanno saltare sulla sedia Di Liberti, che urlando al telefono risponde a Cusimano: “Ma che dici? Ma che dici? No, scusa non può essere, se sono quei i dati definitivi, Palermo va in zona rossa subito, subito”. Così lo scorso 19 marzo all’assessorato alla Sanità scatta l’emergenza. Si erano appena accorti che dall’ospedale Cervello di Palermo non avevano comunicato 228 pazienti positivi, non registrati nei giorni precedenti. Con quelli del Cervello i nuovi positivi sarebbero schizzati ad oltre 730 casi. “Ma li avete messi i dati del Cervello?”, chiede la Di Liberto sperando che nei 508 ci siano anche quelli dell’ospedale ritardatario. Ma invece Cusimano la gela: “No, no, no, senza Cervello, senza Cervello”. Con 730 nuovi positivi è un incubo, con 508 si va diretti in zona rossa. Che fare? La soluzione arriva dopo il consulto con l’assessore Razza: “A questo punto io scenderei sotto i 400 su Palermo. Ho parlato con Ruggero e facciamo il punto domani”. Chiede Cusimano: “Di queste cose qua?”. Risponde la dirigente generale: “Sì, sì, sì, quindi 508 lo portiamo a 370… che ne so una cosa di queste… sono numeri esageratissimi… E ci aggiungiamo 1.000 tamponi”. Un modo per far abbassare il tasso di incidenza provando a restare sotto i livelli di guardia e scansare nuove restrizioni.
Il ‘trucco’ sui positivi: “Ne do massimo 300…” – Sempre Di Liberti, intercettata, diceva invece a Razza riguardo al numero di nuove positività accertate: “Allora, su Palermo sono moltissimi, moltissimi, non ti dico quanti, perché secondo me non hanno comunicato quelli di ieri e dell’altro ieri alcuni”. “Quanti sono?”, chiede l’assessore. “670. Solo su Palermo e quindi ho detto no, non se ne parla proprio perché questi sono i dati di tre giorni e non li posso dare tutti nello stesso giorno, assolutamente, questi sono…”. “Ma questi verifichiamoli prima”, dice Razza. “No, questi li controlliamo nella piattaforma ‘Istituto’ se sono duplicati o non duplicati”. E aggiunge: “Ma in ogni caso più di 300 … io più di 300 non ne do oggi, e gli altri a poco a poco durante la settimana, perché gli ho detto questi sono i dati di tre giorni che non avete caricato, perché era chiuso Istituto Zooprofilattico, perché c’era… non avevano gli amministrativi dalla Barone, non avevano gli amministrativi da un’altra parte”, dice ancora la dirigente.
“Aggiungi 2mila rapidi, fregatene” – Sempre Di Liberti spiegava all’incarico della società della società che gestisce il sistema informatico dei flussi da comunicare all’Iss: “Ma mettici 2.000 di rapidi.. fregatene!!!”. E diceva, non sapendo di essere intercettata: “Razza è seccato. Mi disse: il fallimento della politica, non siamo stati in grado di tutelarci, i negozi che chiudono, se la possono prendere con noi, non siamo riusciti a fare i posti letto”. Quindi continuava: “Ci dissi ma non è vero, reggiamo perfettamente – racconta la dirigente al suo interlocutore sempre riferendo la conversazione con Razza – Anche se in realtà, non ti dico, oggi è morta una, perché l’ambulanza è arrivata dopo 2 ore ed è arrivata da Lascari. Ed è morta, e qua c’è il magistrato che già sta, subito, ha sequestrato le carte. Due ore l’ambulanza. Perché? Perché sono tutte bloccate nei pronto soccorsi. Tutte!”. Parlando con il dirigente Mario Palermo, anche lui indagato, il 4 novembre discute del numero dei decessi da comunicare. “Quindi sono anziché 26, 19 – dice la dirigente – Ok. Che non superiamo i 2, che è pesante”. Il collega le dice: “2? Ne diamo venti?”. “No, no 19 arriva a 19”, risponde la Di Liberti.
Razza: “Facciamo stare in piedi sacchi vuoti” – In un’altra conversazione, Razza, non sapendo di essere intercettato, diceva a Di Liberti nel mese di novembre dopo la decisione del governo di mettere la Sicilia in zona arancione: “Letizia è inutile che facciamo stare in piedi sacchi vuoti… c’è stata una gravissima sottovalutazione e il dato finale di questa sottovalutazione di questa gravissima sottovalutazione è scritto in quegli indicatori, poi secondo me sono sbagliati perché mettono sullo stesso piano indicazioni diverse, però come avrai visto ci sono dei dati dove noi comunichiamo zero! … E chissà da quanto! “.
“Il 90% è responsabilità loro” – Nella stessa telefonata l’assessore si dice amareggiato, deluso – scrive il gip – “per non essere riusciti ad assicurare la buona gestione dell’emergenza sanitaria”. Razza – spiega il giudice – riferisce che il 90% della situazione creatasi è attribuibile alla loro piena responsabilità, ma la Di Liberti sostiene che i dati sono quelli estrapolati dalle piattaforme informatiche, al che l’assessore le fa notare, con rammarico, che nessuno lo ha mai informato della grave criticità emersa, a suo dire, da un raffronto dei dati della Regione Siciliana con quelli comunicati dalle altre Regioni”.