Altri 420 siti – in aggiunta agli oltre duemila attualmente attivi – sono stati individuati per la somministrazione dei vaccini e comunicati alle Regioni. L’annuncio arriva dal commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, che parla alle commissioni riunite Affari sociali di Camera e Senato. Sono stati identificati tra i siti produttivi, la grande distribuzione, le palestre, le scuole, le strutture di associazioni o della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). Nel suo discorso, Figliuolo affronta anche il tema degli acquisti di vaccini da parte delle Regioni: “Se li compra una Regione, ammesso che possa farlo, le deve distribuire in egual misura con tutte le altre. Sicuramente io li divido secondo le percentuali previste perché nessun cittadino da Pantelleria a Tarvisio deve avere chance diverse, lo dice anche la nostra Costituzione”, chiarisci il commissario. Che in mattinata ha firmato anche una nuova ordinanza: ogni Regione dovrà vaccinare non solo la popolazione residente ma anche chi vive in quel territorio per motivi di lavoro o altri comprovati motivi.
Ad acquistare i vaccini è l’Unione europea, che ha accordi in esclusiva con le case farmaceutiche, ricorda comunque il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, in audizione alla Camera. La strategia sugli acquisti dei vaccini, spiega, “non è cambiata“, nonostante l’Italia avrà alla fine del primo trimestre oltre un milione di dosi in meno rispetto a quanto indicato dalle case farmaceutiche. Curcio parla anche dei ritardi interni e in particolare della Lombardia: “Ha un tema collegato all’informatizzazione della struttura alla base delle vaccinazioni. La Regione sta modificando l’infrastruttura di prenotazione e domani andremo alla presentazione del nuovo sistema”. “I numeri della Lombardia sono ragguardevoli, è la Regione che ha vaccinato di più, 85% delle dosi ricevute”, spiega Figliuolo. In realtà, nel rapporto tra dosi ricevute e utilizzate la Lombardia è 15esima, mentre è prima per somministrazioni totali: più di un milione e mezzo, a fronte di oltre un milione e 800mila dosi consegnate al 30 marzo.
Sul tema dei vaccini che restano non utilizzati a fine giornata, “è necessaria una omogeneizzazione, ne parlerò al commissario Figliuolo”, afferma Curcio. “Il fine di non sprecare neppure una goccia del vaccino è da perseguire assolutamente – aggiunge – Al di là di indicazioni generali serve secondo me un accordo con le Regioni per indirizzare le dosi che restano non al ventenne, ma alla stessa categoria a cui erano destinate. Sennò si creano situazioni che stridono, persone che si mettono fuori e aspettano, meccanismi che fanno perdere la fiducia del cittadino. Se la perdiamo, la campagna non va avanti”, spiega il capo della Protezione Civile.
“Le previsioni circa le forniture di vaccini per il mese di aprile confermano il trend attualmente in crescita, con oltre 8 milioni di dosi in arrivo, 400mila delle quali del tipo Johnson&Johnson”, spiega Figliuolo parlando alle commissioni parlamentari. “Siamo di fronte ad un cambio di passo nella campagna vaccinale”, sostiene il commissario, che però ribadisce gli obiettivi già fissati nelle scorse settimane: “Raggiungere, a regime, le 500mila somministrazioni al giorno, per ottenere l’immunità di gregge entro la fine di settembre“.
Oltre ad aumentare i siti, il commissario punta a “incrementare la platea dei vaccinatori, dando impulso agli accordi con i medici di medicina generale, studi privati, specializzandi, federazione medico sportiva italiana, pediatri e medici ambulatoriali, assunzione di medici a chiamata, odontoiatri, farmacisti“. Ma si pensa di allargare la platea dei somministratori di vaccini anche a biologi, ostetriche, tecnici di laboratorio. “Le stiamo pensando tutte col ministro Speranza, se vogliamo esser pragmatici, si accettano piccoli rischi a beneficio do un bene supremo”, dice Figliuolo, spiegando che “è chiaro che i somministratori dovranno avere requisiti minimi, ma se cominciamo a dire ‘virgola, punto e virgola, punto esclamativo’ allora lasciamo perdere”.
Intanto, dopo i casi degli insegnanti e del personale scolastico residenti in una Regione ma con cattedra e lavoro in un’altra – risolto con accordi tra enti – arriva l’ordinanza che chiede alle Regioni di vaccinare non solo la popolazione residente ma anche quella “domiciliata nel territorio regionale per motivi di lavoro, di assistenza familiare o per qualunque altro giustificato e comprovato motivo che imponga una presenza continuativa nella regione o provincia autonoma”. Un ulteriore tassello del piano vaccinale per velocizzare le somministrazioni anche in vista dell’incremento delle iniezioni da fare.