“La decisione appare difficilmente spiegabile, sotto il profilo tecnico e sotto il profilo scientifico. Il metodo deve essere uguale per tutti”. È il 5 novembre 2020 quando l’assessore regionale alla Sanità in Sicilia, Ruggero Razza, parla ai giornalisti in diretta streaming dal suo ufficio. Mostra i fogli con i dati e si lamenta dell’ordinanza firmata il giorno prima dal ministro della Salute Roberto Speranza che istituisce la zona arancione in tutta la regione. “Si è detto che la Sicilia va in zona arancione perché nella valutazione degli indicatori la classificazione è quella. E ci siamo chiesti perché in una situazione con contagi molto più bassi di altre regioni e con un Rt più basso”. Oggi Razza è coinvolto nell’inchiesta della Procura di Trapani, sulla presunta alterazione dei dati dell’epidemia. Secondo l’accusa, i numeri relativi all’andamento dei contagi da Covid che la Regione Sicilia inviava all’Istituto Superiore di Sanità venivano modificati, diminuendo il numero di positivi e alzando quello dei tamponi, in modo da andare a condizionare i provvedimenti del governo per contenere la diffusione del virus. In un’intercettazione, l’assessore avrebbe detto a uno degli altri indagati: “Spalmiamo un poco i morti. Dopo aver ricevuto un avviso di garanzia e un invito a comparire, questa mattina Razza ha rassegnato le dimissioni

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