Il noto doppiatore torna a parlare della malattia della figlia Luna e lo fa in un'intervista al settimanale F in cui si racconta a cuore aperto
Luca Ward torna a parlare della malattia della figlia Luna e lo fa in un’intervista al settimanale F in cui si racconta a cuore aperto. “Mia figlia ha la sindrome di Marfan, una malattia genetica rara che, nel suo caso, incide soprattutto sull’apparato scheletrico – ha spiegato il noto doppiatore -. Lo sappiamo da nove anni e, d’accordo con lei, che ha 11 anni e con Giada (la sua seconda moglie, ndr), ho deciso di parlarne adesso perché la pandemia ci ha fatto capire che l’accelerazione sulla ricerca è possibile: i vaccini Covid li abbiamo avuti in pochissimo tempo grazie a fortissimi investimenti economici”.
“Noi ci siamo trovati in guai seri perché Luna viene curata a Lione… A marzo 2020, doveva fare un corsetto nuovo e non ci è stato permesso di andare in Francia – ha proseguito Luca Ward -. Ora, la curvatura della sua schiena è al 68 per cento ed era invece al 32. Lo stop nelle cure ha provocato un aggravamento importantissimo. Ne parlo per far capire quanto la ricerca sia importante”.
Nato a Ostia (Roma), rivendica tutt’oggi con fierezza l’appartenenza alle origini umili, “per incoscienza e per soldi” a un certo punto si è dedicato anche alle corse clandestine in moto. “L’amore di Aleardo e Maresa (i suoi genitori, ndr) è stato grandissimo e tormentatissimo: lei aveva 19 anni, minorenne per l’epoca, lui ne aveva 45 ed era un attore bravissimo, faceva tutti gli sceneggiati Rai, era la prima voce della radio, ma non era benvisto dalla famiglia ricca e potente di lei – ha raccontato a F -. Lo accusarono di averla rapita e drogata. Papà finì in carcere e ne ebbe la carriera rovinata, anche se dopo due mesi fu assolto. Abbiamo vissuto nell’indigenza e mamma non è stata aiutata dai suoi neanche quando è rimasta vedova con tre figli”.
Lui però non si è mai arreso e, piano piano, ha fatto la gavetta. Inizialmente poche battute, poi si è messo a studiare fino a quando ha raccolto i primi frutti. Da lì la scalata verso il successo: nel 1984, con il primo doppiaggio di un attore protagonista in A trenta secondi dalla fine, diretto da Andrej Končalovskij e poi Samuel L. Jackson in Pulp fiction e il grande successo di Massimo Decimo Meridio in Il Gladiatore “Al mio segnale scatenate l’inferno“. A proposito di questa battuta ormai cult, intervistato da Serena Bortone nel salotto di Oggi è un altro giorno durante la puntata di oggi 30 marzo, ha detto: “Mi fermano in continuazione per dire questa frase, ovunque: in macchina, in autogrill, per strada. A me fa piacere, la ripeto volentieri”.
Poi ha argomentato circa la scelta dei ruoli, che spesso sono quelli del cattivo: “Forse perché ho l’aria da duro. Non fatico a fare questo tipo di ruoli, la fisicità mi aiuta”. Infine ha ricordato i genitori, la loro storia d’amore travagliata e soprattutto l’eredità artistica che gli hanno consegnato : “Mia madre era un’attrice veramente dotata, aveva la recitazione nel sangue ma non ha potuto esprimerla perché rimase incinta di me. Erano altri tempi.” Sul padre invece ha detto: “Recitava in 5 lingue, era molto bravo ma la sua carriera è stata tagliata a metà perché venne messo in galera per accuse false. Per me mio padre è stato il gladiatore“.
Dal 21 aprile Luca Ward sarà su Rai 1, voce narrante di “Ulisse” di Alberto Angela che si apre con una puntata sulla Roma Imperiale. “Full Monty”, il musical che interpretava al Sistina di Roma, è stato invece interrotto sul più bello dall’emergenza sanitaria: “Per la prima volta nella storia una legge ha fermato il nostro lavoro e sono tanti quelli che hanno già finito i loro risparmi“.