"Non abbiamo ancora trovato la fonte del virus e dobbiamo continuare a seguire la scienza e non lasciare nulla di intentato", ha dichiarato il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel giorno della presentazione del report della missione in Cina per risalire alle origini della pandemia. Un punto su cui servono ulteriori indagini
I toni nei confronti della Cina sono cambiati rispetto a inizio pandemia, e anche rispetto a febbraio, quando Peter Ben Embarek, capo del team di esperti che l’Oms ha spedito a Wuhan per rintracciare l’origine del coronavirus, ha respinto l’ipotesi secondo cui il Sars-Cov-2 sarebbe nato nel laboratorio di biosicurezza della città dove tutto è iniziato. Ora l’Organizzazione mondiale della Sanità, nel giorno in cui viene divulgato il rapporto proprio sulla missione e all’indomani delle critiche del segretario di Stato americano Antony Blinken, attacca la Cina per la condivisione insufficiente dei dati sul Covid-19 e chiede un’inchiesta sull’ipotesi di fuga del virus da un laboratorio cinese. “Anche se la squadra” di esperti dell’Oms inviati in Cina “ha concluso che una fuoriuscita da un laboratorio sia l’ipotesi meno probabile, questa richiede ulteriori indagini, potenzialmente con nuove missioni che includano esperti specializzati, che sono pronto a dispiegare“, ha detto il direttore dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus in un briefing agli Stati membri dell’Oms sul rapporto degli ispettori. Ghebreyesus ha inoltre espresso preoccupazione per il fatto che il team internazionale ha avuto difficoltà nell’accedere ai dati grezzi durante la sua missione in Cina. “Per comprendere i primi casi” di Covid-19, ha detto, “gli scienziati trarrebbero vantaggio dal pieno accesso ai dati, inclusi campioni biologici almeno a partire da settembre 2019”. Ma “nelle mie discussioni con il team”, gli esperti “hanno espresso le difficoltà incontrate nell’accesso ai dati grezzi. Mi aspetto futuri studi collaborativi che includano una condivisione dei dati più tempestiva e completa”.
Ghebreyesus: “Trovare l’origine del virus richiede tempo, ma lo dobbiamo al mondo” – “Non abbiamo ancora trovato la fonte del virus e dobbiamo continuare a seguire la scienza e non lasciare nulla di intentato”, ha incalzato Tedros. “Trovare l’origine di un virus richiede tempo”, ma “lo dobbiamo al mondo“, “dobbiamo trovare la fonte in modo da poter intraprendere collettivamente misure per ridurre il rischio che ciò accada di nuovo. Nessun singolo viaggio di ricerca può fornire tutte le risposte”, ha chiarito in una nota con la quale è stato diffuso il testo del report, prima dell’incontro di oggi convocato per fare il punto su quanto raccolto finora.
“Il team” di esperti inviati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per fare chiarezza sulle origini del coronavirus Sars-CoV-2 ha visitato diversi laboratori a Wuhan” nelle varie tappe del suo viaggio sul campo “e ha considerato la possibilità che il virus sia entrato nella popolazione umana a seguito di un incidente di laboratorio. Tuttavia, non credo che questa valutazione sia stata sufficientemente ampia. Sebbene il team abbia concluso che una perdita di laboratorio è l’ipotesi meno probabile”, questo aspetto “richiede ulteriori indagini, potenzialmente con missioni aggiuntive che coinvolgano esperti specializzati, che sono pronto a schierare”, ha detto Ghebreyesus nel suo intervento al briefing degli Stati membri sul rapporto firmato dal team internazionale che studia le origini del virus. “Saranno necessari ulteriori dati e studi per giungere a conclusioni più solide”, ha sottolineato prospettando la possibilità di avviare nuove missioni. Poi ha aggiunto che “la relazione degli esperti” andati sul campo “presenta una revisione completa dei dati disponibili, suggerendo che vi è stata una trasmissione non riconosciuta nel dicembre 2019, e forse anche prima”. Il team, ha continuato, “riferisce che il primo caso rilevato ha avuto un esordio dei sintomi l’8 dicembre 2019”, evidenziando che per loro sarebbe stato utile un accesso pieno ai dati, incluso appunto “campioni biologici almeno di settembre 2019”.
Ghebreyesus ha poi ringraziato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel per aver lanciato la “potente idea” di un Trattato globale per lottare contro le pandemie. “Il momento di agire è ora. Il mondo non può aspettare la fine di questa pandemia per prepararsi a lottare contro la prossima – ha detto – 490 giorni di emergenza globale hanno messo a nudo il peggio e il meglio della umanità. Dobbiamo agire con coraggio”. Le assenze nella lista dei firmatari sono vistose. Mancano grandi Paesi come Stati Uniti, Cina, India, Russia e Brasile. Ci sono però, tra gli altri, la Corea del Sud con Moon Jae-In, l’Indonesia con Joko Widodo, il Sudafrica con Cyril Ramaphosa, il Kenya con Uhuru Kenyatta, la Thailandia, come detto, con Prayut Chan-o-Cha, il Costarica con Alvarado Quesada.
Per l’Ue, oltre a quelli già nominati, figurano anche la Grecia con Kyriakos Mitsotakis e la Romania con Klaus Iohannis. Ghebreyesus si è poi augurato, in videoconferenza stampa collegato da Ginevra con Bruxelles, che in futuro “tutti i Paesi” si impegnino per avere un trattato internazionale in tema di pandemie. Pandemia che, nel caso della Covid-19, è stata dichiarata dall’Oms l’11 marzo 2020. Il trattato sarebbe “radicato nella costituzione dell’Oms, attirando altre organizzazioni chiave, in sostegno del principio della salute per tutti. Gli strumenti sanitari esistenti, incluso il regolamento internazionale sulla salute, lo sosterrebbero, assicurando solide fondamenta sulle quali costruire”.