Il Tesoro ha dato il via libera al versamento dei 24,7 milioni di sostegni pubblici autorizzati la settimana scorsa e gli stipendi saranno pagati nei prossimi giorni. I sindacati però continuano a sollecitare il decollo della newco che erediterà parte della flotta. E dal Parlamento sempre più voci chiedono al governo di respingere le richieste "irricevibili" della Ue, che in nome della discontinuità vuole che a Ita restino meno di 50 aerei e molti meno dipendenti rispetto al numero attuale
Roma potrebbe arrivare a una rottura con la Ue sul dossier Alitalia. La svolta ufficiale arriva martedì sera, con un breve comunicato del ministero dello Sviluppo guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti: “È stata valutata la situazione di Alitalia alla luce dello stallo delle negoziazioni con la Commissione Europea per il decollo della Newco Ita. Si ritiene dunque necessaria una nuova strategia di azione da concertarsi con Mef e Mims per permettere la continuità operativa della compagnia aziendale”. L’annuncio della “nuova strategia” arriva dopo le rimostranze del direttore generale di Alitalia Giancarlo Zeni nei confronti della Ue e mentre in Parlamento diventa sempre più vocale il partito trasversale – dai 5 Stelle a Leu fino alla Lega passando per frange del Pd e Fratelli d’Italia – che chiede al governo di respingere le richieste “irricevibili” di Bruxelles, che in nome della discontinuità vuole che a Ita restino in dote meno di 50 aerei e molti meno dipendenti rispetto al numero attuale, mentre handling, manutenzione e MilleMiglia verrebbero venduti al miglior offerente.
Posizioni condivise dai sindacati, che dopo il presidio sotto il Mise per gli stipendi non pagati sollecitano il decollo della nuova Ita: per Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl, le “lungaggini decisionali di Bruxelles” rischiano di “affossare il progetto, con danni ingenti per il nostro Paese”. Il Tesoro ha dato il via libera al versamento ai commissari dei 24,7 milioni di sostegni pubblici autorizzati la settimana scorsa dalla commissaria Margrethe Vestager e gli accrediti ai lavoratori dovrebbero arrivare “nei prossimi giorni”. Ma il problema pressante è la continuità operativa della compagnia.
Il sottosegretario Claudio Durigon, al termine dell’incontro con i rappresentanti dei lavoratori, ha assicurato: “Cercheremo insieme agli altri ministeri dei tavoli di confronto per far partire al più presto il piano di Ita. Stiamo combattendo con la Vestager per far capire l’importanza di avere una nostra compagnia”. Il verbo non è scelto a caso e segna la linea, condivisa tra gli altri dalla senatrice M5s Giulia Lupo, eletta a Roma Fiumicino, assistente di volo e delegata dell’Usb. Per la quale “le condizioni poste dalla Commissione non solo sono inaccettabili ma esulano dalle valutazioni tecniche e, pertanto, sono irricevibili. Ormai appare chiaro che in Europa si sta stringendo una tenaglia attorno al dossier Alitalia: da un lato si ritarda il riconoscimento degli indennizzi con un iter sempre più aggravato e lungo, dall’altro si impongono condizioni che arrivano a definire la strategia del nostro Paese sul trasporto aereo .A questo punto, non resta altra scelta se non quella di sospendere le interlocuzioni con la Commissione”.
D’accordo Leu: per Stefano Fassina “il governo deve trasferire tutti gli asset di Alitalia a Ita e farla partire subito. Le condizioni poste dalla Commissione sono ingiustificabili e insostenibili, discriminatorie, ma continuare a negoziare è esiziale sia per Alitalia che per Ita” perché “condanna al soffocamento Alitalia in Amministrazione straordinaria, data l’impossibilità di vendere voli per i prossimi mesi e di pagare stipendi, casse integrazioni e fornitori”, e fa perdere la stagione estiva a Ita mentre “gli altri vettori, generosamente sostenuti dai rispettivi Stati saturano il mercato ancora ristretto dalle conseguenze del Covid”. Dunque “l’incertezza e la timidezza del governo nei confronti della Commissione europea implica privare definitivamente l’Italia della propria compagnia di bandiera e, con essa, potenzialità di crescita nel turismo e nell’export, oltre a determinare 6-7000 esuberi”.
Il Pd è solo poco più cauto: “Con il piano di ridimensionamento ci sono 11 mila famiglie che rischiano di rimanere senza stipendio. È una situazione non più accettabile, i ministeri competenti la smettano con questo continuo scaricabarile e ascoltino le parti sociali”, dicono, in una nota, il senatore Bruno Astorre, segretario Pd Lazio, e Rocco Lamparelli, responsabile settore mobilità del Pd Lazio. “Non si può continuare ad andare avanti con l’amministrazione straordinaria che non garantisce i diritti economici dei dipendenti. Ora serve accelerare con il piano industriale per la nuova compagnia nazionale”, concludono. Il deputato Marco Miccoli, ex sindacalista, mette però nel mirino la “estenuante ed incredibile trattativa europea” che ha portato a sostituire “il progetto del precedente governo per dare vita ad una grande compagnia di bandiera con un piano che prevede una compagnia bonsai, che non reggerà alla riapertura del mercato nazionale e internazionale del trasporto aereo”.
Dal canto suo Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fdi, già lunedì aveva parlato di “ricatti europei” e “un’Europa che tenta di ridurre le potenzialità del trasporto aereo italiano affinché la nostra compagnia resti depotenziata e non autonoma. Magari per farla comprare a due soldi da qualche compagnia straniera. Rilanciare il vettore italiano, aumentare la flotta aerea, riprendere le rotte intercontinentali, regolamentare il traffico low-cost, rinvigorire le manutenzioni, tutelare i livelli occupazionali e se serve fare nuove assunzioni, moltiplicare le tratte e tornare a volare con scali diretti. Questo serve ad Alitalia, volare alto, non frazionarsi e minimizzarsi”.