La spinosa questione del limite di due mandati travaglia la ristrutturazione del Movimento 5 Stelle. Beppe Grillo ha sostenuto il limite con forza, definendolo “un pilastro” del progetto M5s; i parlamentari giunti al secondo mandato hanno minacciato Giuseppe Conte di abbandonare il Movimento se seguirà le indicazioni di Grillo. Come sempre in questi casi il detto e il non detto si intrecciano a costituire un problema pressoché impossibile da risolvere ma, se non altro, non impossibile da descrivere.
1) Il limite dei due mandati ha l’obiettivo di impedire l’affermarsi di carrieristi della politica, rotti a qualunque clientela e compromesso.
2) A causa della natura virtuosa del precedente punto 1, il limite dei due mandati ha un grande valore propagandistico. In pratica sostenere il limite dei due mandati porta voti. Beppe Grillo stesso ha affermato: “Se si deroga al limite di due mandati il M5s raggranellerà il 5%” (Beppe Grillo non è nuovo a queste – a mio avviso – sfacciate manifestazioni di opportunismo politico, che finora gli elettori non hanno mostrato di deplorare).
3) Il limite dei due mandati impedisce che si formi una classe politica preparata e competente: i parlamentari e ministri M5s sono condannati ad essere sempre dei novellini alle prime armi. Questo è l’argomento di tutti i parlamentari giunti al secondo mandato.
4) Ovviamente i Parlamentari e ministri M5s arrivati al secondo mandato sono quelli che hanno guadagnato una minima visibilità autonoma e una clientela elettorale, a cui non hanno intenzione di rinunciare, così come a mio parere non vogliono rinunciare alla possibilità di continuare a godere degli stipendi e privilegi della “casta”: evidentemente non si sentono tanto francescani quanto i vari Grillo e Casaleggio (peraltro due francescani alquanto attenti al denaro).
5) Grillo, non essendo parlamentare, è escluso dal limite dei due mandati: ha in mano la visibilità e il potere. I parlamentari M5s, se il limite dei due mandati verrà rispettato, sono condannati a passare come l’acqua del fiume, mentre Grillo resterà fermo come uno scoglio. Se invece il limite dei due mandati verrà abolito, la generazione di Luigi Di Maio e colleghi, rimanendo in Parlamento, aumenterà la propria visibilità e prima o poi prenderà il sopravvento su Grillo. Sul limite dei due mandati si gioca quindi la lotta per il potere all’interno del M5s, e chi cede è perduto.
6) C’è una fila di attivisti che, formati nella regola dei due mandati, attendono il loro turno: questi sono i più fedeli sostenitori di Grillo e di Casaleggio, sebbene i due sembrino sul punto di separarsi. Il primo della lista, secondo me, è Alessandro Di Battista, ritenuto vicino a Casaleggio e al suo nuovo manifesto “ControVento”. Gli attivisti hanno tutto da perdere dall’abolizione del limite dei due mandati: tolto Di Battista, non hanno visibilità propria, quindi non possono competere con i vari Di Maio, Toninelli, Fico, eccetera; inoltre, poiché il limite dei due mandati vale voti, la sua eventuale abolizione li svantaggia ulteriormente, riducendo la loro possibilità di entrare in Parlamento.
7) Giuseppe Conte sul limite dei due mandati è un elemento di destabilizzazione. Come Grillo e Casaleggio, non è membro del M5s, non è mai stato eletto e non è neppure chiaro se sia soggetto al limite dei due mandati: lo si vedrà quando si candiderà alle elezioni politiche. Non è né dalla parte di Di Maio, Fico, Toninelli e degli altri giunti al secondo mandato, né da quella degli attivisti; e probabilmente neppure da quella di Grillo o di Casaleggio. Per ora è ben visto perché ciascuno spera di poterlo tirare dalla sua parte, ma ciascuno ne diffida anche un po’ perché teme che invece vada dalla parte opposta.
Probabilmente il problema non ha nessuna soluzione soddisfacente e porterà ad una spaccatura.